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lunedì | 07-04-2025

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Giorgio Napolitano, nessun pigmeo potrà mai cancellare la storia

Nella mia preistoria politica (diavolo sono proprio vecchio!) facevo parte della così detta “area migliorista” una corrente politica del PCI.
La parola “Miglioristi” dentro il partito suonava come una etichetta polemica e perfino spregiativa, eppure quell’area si rifaceva alla migliore tradizione della sinistra italiana, quella che propugnava le riforme attraverso il dialogo piuttosto che tramite uno scontro aperto con le “forze capitalistiche”.
Eravamo in pochi e marginalizzati, anche se poi alla fine la storia ci ha dato ragione.
A capo dei “miglioristi” c’erano stati Giorgio Amendola e dopo di lui Giorgio Napolitano. Io, allora giovane iscritto, ebbi la fortuna di incontrarlo alcune volte, una in particolare mi è rimasta impressa.
Era l’inizio degli anni ottanta, piena estate e mi fu chiesto, proprio dalla segreteria di Napolitano, di accompagnare a Roma, alla Festa dell’Unità che si svolgeva all’isola Tiberina, un signore che si trovava a Castiglion Fiorentino, ospite di alcuni residenti tedeschi. Con un amico andammo e solo all’ultimo ci fu detto che si trattava del presidente dell’SPD tedesca che in modo anonimo e senza enfasi, come avviene oggi, trascorreva qualche giorno di vacanza in Toscana.
Lo portammo a Roma e ad aspettarci c’era Giorgio Napolitano. Ci ringraziò, accompagnandoci poi a mangiare qualcosa. Alla fine della cena ci salutò con calore regalandoci una copia con dedica del suo libro “In mezzo al guado”.
Niente di politico, tutto molto umano.
Evito di parlare della figura storica di Giorgio Napolitano, altri più bravi di me sono in grado di analizzare il suo pensiero e le sue azioni. Mi limito a dire che fa male al cuore leggere le ingiurie che sui social gli vengono riservate. Offese inutili e gratuite, false e menzognere tanto che lo stesso Alfredo Antoniozzi, vicecapogruppo alla Camera di Fratelli d’Italia, è intervenuto per denunciare la campagna d’odio contro Napolitano definendola “brutale inciviltà”.
Non ho mai sopportato la disumanità di cui sono capaci i “leoni da tastiera”. Mi hanno ripugnato e l’ho scritto, gli insulti a Berlusconi ed oggi non sopporto quelli contro Giorgio Napolitano.
Non sono però tra coloro che idolatrano le figure politiche e quando quelli della mia parte sbagliano non lesino le critiche. Per questo non posso dire che Napolitano, nella sua lunga vita, ha fatto tutto bene. Ma possiedo la lucidità per dire che egli ha rappresentato un pezzo importante della storia politica italiana. E nessun pigmeo potrà mai cancellare la storia.

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