Cari polli d’allevamento l’Argentina è vicina
Ha vinto Javier Milei un economista, uno che nei comizi esibisce una motosega, uno che vuole privatizzare scuole e ospedali. Uno per cui lo Stato è il male assoluto e di sé afferma «Sono il generale AnCap (anarcocapitalista). Vengo da Liberland, una terra creata dal principio di appropriazione originaria dell’uomo… La mia missione è prendere a calci nel culo i keynesiani e i collettivisti figli di puttana».
Come fa un tipo così a raccogliere la maggioranza dei consensi?
Forse perché tutti gli altri hanno fallito in un paese dove la corruzione è la regola, le disuguaglianze appaiono incolmabili, l’inflazione viaggia al 142% e il debito pubblico a 419 miliardi di dollari.
In questi casi spunta sempre un mago Bakù che promette di risolvere i problemi.
Però attenzione, Milei non è un fenomeno da baraccone, come sembra pensare una certa intellighenzia nostrana. Milei, nonostante le sue stranezze: pare che parli con il cane defunto attraverso un medium, è il prodotto compiuto della decadenza della politica.
Una politica fatta da polli allevati in batteria che non riescono proprio a mettersi nei panni della gente comune. E i cittadini rispondono in due modi: non andando a votare o puntando di volta in volta sul personaggio di turno: Silvio, Matteo, Beppe, l’altro Matteo, Giorgia.
I polli di allevamento, per loro natura, sottovalutano le preoccupazioni, i sentimenti, il sentire comune. Non valutano che la rassegnazione può tramutarsi in rabbia. I polli, abituati al mangime, tendono a non dare importanza alle piccole/grandi cose: dalle liste d’attesa, alla burocrazia soffocante, da una fiscalità esosa e ingiusta alla assenza di sicurezza. Ai soldi che non bastano, divorati dall’inflazione e dal rialzo dei tassi.
Provate per una volta a mettervi nei panni di chi viene scippato in metropolitana, nelle donne che temono di uscire la notte. Mettetevi nei panni di chi è costretto a file d’attesa assurde. Mettetevi nelle scarpe dei pendolari, degli insegnati e del personale sanitario troppe volte umiliati e offesi. Provate una giornata da artigiano, da piccolo imprenditore, da agricoltore. Azzardate a entrare nell’occhio del ciclone. Perché è da lì che nasce la politica non dalle teorie astratte.
Non sono disperato, sono semplicemente preoccupato perché non vorrei mai che al mio vicino di casa venisse voglia di votare un tipo che parla col cane e brandisce una motosega.