Cinque classi del Convitto di Arezzo in visita a San Patrignano
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Giuseppe , Elia, Mike, Gaetano, Giovannino ed altri si sono occupati dell’accoglienza ed hanno raccontato le loro esperienze di vita e di recupero nello svolgimento del loro percorso di guarigione, senza fare alcuno sconto e raccontando dettagli e situazioni tragiche che hanno vissuto. All’interno della struttura ci sono le casette dove abitano gli ospiti (circa 800) le parti comuni come refettorio e auditorium dove si proiettano filmati con testimonianze particolarmente interessanti. La cantina produce ottimi vini, il caseificio formaggi di ottima qualità, il forno prodotti del territorio, il laboratorio tessile collabora con varie aziende di moda, il laboratorio di decorazioni produce le carte da parati e la falegnameria mobili e complementi. Tutte queste produzioni vengono vendute in Italia dall’estero e finanziano economicamente la Comunità che vive anche di donazioni.
Una esperienza molto forte e’ stato mangiare nel refettorio con gli ospiti della Comunità, un modo per partecipare alla vita di queste persone che stanno cercando di tornare alla vita.
“Era un normale sabato pomeriggio al parchetto quando uno dei miei amici portò della coca. La provarono tutti. Chi ero io per tirarmi indietro?! Peccato che, per molti dei miei amici fu l’unico tiro, per me invece la soluzione a tutti i miei problemi: papà non l’ho mai conosciuto, un brutto rapporto con mamma, i 4 che erano una costante sulla mia pagella” – Seba, oggi in Comunit. Come racconta Seba, sono tanti i giovani che per anni si sono nascosti dietro la maschera della droga e che oggi non sanno più chi sono. Alcuni non hanno più la forza di alzarsi la mattina dal letto, altri vivono in un mondo irreale, fatto di bugie e sotterfugi, quasi tutti non sanno più che cosa sia la dignità.
La visita a San Patrignano è sicuramente un’esperienza toccante per gli allievi delle scuole superiori e rappresenta una valida occasione per conoscere da vicino la tragedia della dipendenza dalle droghe