Alluvioni, allagamenti, frane: quando il clima cambia Ar24Tv

Meno cementificazione e consumo di suolo, più riqualificazione fluviale e gestione diffusa come soluzioni davanti ad alluvioni, frane, allagamenti al tempo della crisi climatica. Si è conclusa ad Arezzo la terza edizione toscana del Forum Acqua, una giornata dedicata alla gestione sostenibile della risorsa idrica. Il focus di quest’anno è stato l’approfondimento su alluvioni, allagamenti e frane, al tempo della crisi climatica, partendo dagli effetti catastrofici delle alluvioni del 2-3 novembre nella Piana fiorentina, con danni calcolati per 2,7 miliardi di euro e ben 8 vittime.
Il dibattito ha messo al centro la gestione sostenibile delle risorse idriche e del territorio grazie a soluzioni nature-based, legate alla riqualificazione fluviale e alla rinaturalizzazione, misure win-win, efficaci sia per ridurre il rischio alluvioni che per migliorare la gestione delle acque, anche alla luce della recente approvazione del Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici (PNACC).
L’obiettivo è evitare ulteriore cementificazione e consumo di suolo, considerando che la spesa per interventi di prevenzione può essere inferiore di 10 volte rispetto a quella per interventi in emergenza e post-catastrofi, con ulteriori vantaggi, come trattenere e rallentare l’acqua per favorire l’accumulo di riserve nelle falde per i periodi siccitosi.
“È necessario partire dalla consapevolezza che gli effetti a terra degli eventi estremi dovuti ai cambiamenti climatici sono influenzati dalla gestione del territorio, dall’impermeabilizzazione dei suoli e quindi da una non corretta gestione e pianificazione” – dichiarano Federico Gasperini, direttore Legambiente Toscana e Fausto Ferruzza, presidente Legambiente Toscana. “Legambiente è convinta che si debba lavorare soprattutto sulla prevenzione, ma non percorrendo le solite strade, cioè con interventi strutturali tradizionali ma facendosi aiutare dalla natura (NBS), con soluzioni come i corridoi verdi, i sistemi di drenaggio sostenibili (sponge zones). Non si può dormire infatti sonni tranquilli dietro a un argine, anche se ben gestito; esiste sempre un rischio residuo che ci obbliga alla necessità della messa in opera di un Piano di Adattamento”.
La sfida attuale della crisi climatica, col cambiamento dei modelli previsionali di precipitazione e la maggiore frequenza di eventi meteorologici estremi (con periodi aridi sempre più prolungati e piogge sempre più intense e concentrate nel tempo), ha avuto conseguenze devastanti anche nella nostra regione. La Toscana infatti nel 2023 si è classificata in 3° posizione nazionale per numero di eventi estremi (44). Secondo il Consorzio Lamma, il 2023 è stato il secondo anno più caldo, critico per eventi estremi, come le alluvioni e la formazione delle cosiddette flash flood (inondazioni rapide e improvvise, spesso associate al trasporto di sedimenti e a colate detritiche): quasi il 40% delle precipitazioni annuali si è concentrato nelle tre settimane dal 18 ottobre al 10 novembre 2023, nel periodo delle alluvioni catastrofiche nella Piana Firenze-Prato-Pistoia.
Le criticità rilevate sono quelle legate all’impermeabilizzazione della gran parte dei suoli urbani che ha portato le nostre città a essere sempre meno resilienti ai cambiamenti climatici. Il consumo di suolo avanza, con una crescita importante nell’ultimo anno rilevato, il 2022, nonostante gli obiettivi europei di azzeramento al 2050. L’artificializzazione dei suoli incide sulle capacità di drenaggio delle superfici e quindi sul modo in cui le acque si concentrano e defluiscono per essere raccolte dal reticolo idrografico, con effetti diretti sul rischio idraulico.
Il Forum Acqua ha messo in rilievo l’importanza delle possibili soluzioni nature-based per evitare i pericoli di nuova urbanizzazione e per contribuire alla mitigazione del rischio idraulico, come avvenuto lungo il Torrente Pesa, dove con l’occasione si è creato anche un nuovo percorso ciclo-pedonale. Occorre altresì sottolineare l’importanza di un adeguato sistema di raccolta delle acque per il deflusso delle fognature miste. Le soluzioni basate sulla natura migliorano la capacità dei corsi d’acqua e riducono al minimo gli impatti ambientali negativi. Tra queste soluzioni, ad esempio, l’ingegneria naturalistica che utilizza piante come materiale da costruzione in abbinamento con legno e materiali naturali biodegradabili per realizzare interventi sostenibili di rivestimento di versanti e sponde, per consentire il ritorno della vegetazione e aumentare la sicurezza di lungo periodo degli ecosistemi fluviali.
{rwgallery}

Articoli correlati