Case popolari, l’allarme: “In provincia di Arezzo 3.100 alloggi in pessimo stato di manutenzione”

Il Sunia di Arezzo ha scritto ai presidenti del Lode e di Arezzo Casa nonché ai sindaci e ai partiti politici della provincia. “Le casi popolari non sono un tema locale. Quanto accaduto a Scampia è potenzialmente possibile in altre parti d’Italia perché il problema è nazionale e stiamo parlando del tracollo del settore – commenta Stefania Teoni, segretaria provinciale del Sunia. Da anni denunciamo anche ad Arezzo la carenza per non dire l’assenza di manutenzione al patrimonio abitativo pubblico. Il ripetersi di tragedie non è legato al se ma al quando accadrà di nuovo. Nella provincia di Arezzo ci sono oltre 3.100 alloggi in pessimo stato sparsi tra tutti i comuni della provincia mentre gli introiti degli affitti necessari per la manutenzione sono in continuo calo. Vogliamo interventi prima e non dopo le possibili tragedie: per evitarle”.

Secondo il Sunia occorre “un Piano casa nazionale che non si limiti a interventi sporadici che rincorrano gli eventi ma che collochi la casa tra le priorità. Un progetto, anche scaglionato nel tempo ma con finanziamenti certi e che riguardi tutti gli aspetti: dagli alloggi popolari al fenomeno degli affitti brevi che droga il mercato, al contributo affitti, alla morosità incolpevole”.

Il sindacato ritiene che “un piano del genere debba superare il colore politico o questioni di campanile perché il progressivo degrado peserà, indistintamente, su tutti i Comuni. Abbiamo presentato al Senato 45.000 firme a sostegno di una richiesta minima per ridare dignità ad un settore nato in un’Italia povera grazie ai contributi Gescal dei lavoratori. Ma azioni nei territori che coinvolgano tutti gli attori (Amministrazioni, forze politiche e sindacali) avrebbero certamente un altro peso e invertirebbero un modo di fare politica fatto di contrapposizioni e veti. Spendere bene comporta analizzare le priorità, predisporre i progetti, avviare e seguire i lavori. Le regole sugli alloggi Erp sono dettate da una legge regionale che nei suoi oltre 5 anni di vita, dimostra alcuni limiti. Dato che si parla di una sua revisione sarebbe utile che gli attori chiamati in causa e che l’hanno applicata, avviassero, anche su questo, una riflessione per evidenziarne i limiti e incidere positivamente sulla nuova stesura”.

Articoli correlati