D’Ettore, anche Nordio a Locri per il funerale. Meloni: “Uomo onesto e generoso”. Da Arezzo Macrì e Mugnai

La cerimonia, che ha avuto luogo nella Cattedrale di Locri, ha visto una grande partecipazione di autorità e cittadini, segno del profondo legame di D’Ettore con la sua terra d’origine e della stima di cui godeva a livello nazionale.

Tra i presenti, il Ministro della Giustizia Carlo Nordio e altri esponenti politici di rilievo, come il sottosegretario Andrea Del Mastro e Wanda Ferro, hanno reso omaggio a D’Ettore, definito dalla Premier Giorgia Meloni come “un uomo onesto e generoso”. L’arcivescovo militare Santo Marcianò, durante l’omelia, ha ricordato la dedizione di D’Ettore verso il servizio pubblico e il suo impegno nel mettere in luce le problematiche del sistema carcerario italiano. 

D’Ettore si trovava a Locri per trascorrere un periodo di vacanza, come faceva ogni estate per stare vicino alla sua famiglia. La sua improvvisa scomparsa ha lasciato un vuoto profondo, non solo nella comunità locale, ma anche a livello nazionale, dove era apprezzato per la sua integrità morale e la sua dedizione al lavoro. 

«Vogliamo ringraziare quanti si sono stretti a noi in questo momento – hanno detto le figlie di Felice Maurizio D’Ettore durante la cerimonia – e vogliamo ringraziare i medici dell’ospedale di Locri che tanto hanno lottato nel tentativo di salvare nostro padre».

Da Arezzo hanno raggiunto Locri Francesco Macrì e Stefano Mugnai. In particolare l’amico di sempre e collega in Parlamento, Mugnai, ha pubblicato un toccante messaggio sui social:

Amico mio, è stato un bel modo di salutarti.
È stato bello passare qualche giorno nella tua Locri, con la tua famiglia, i tuoi cari ed i tuoi amici d’infanzia, tutti attorno a te, a parlare di te ed a fare a gara a chi aveva l’aneddoto più divertente, o che meglio ti raccontasse.
In molti hanno detto, probabilmente a ragione, che eri stanco e sempre più stressato psicologicamente e fisicamente per come interpretavi, con la solita maniacale abnegazione, il nuovo incarico. Soprattutto che eri provato da tutto quel dolore di cui dovevi farti carico, anche perché a fine giornata non riuscivi a staccare mentalmente da quell’umanità sofferente che popola le carceri ad ogni latitudine. E non mi riferisco solo ai detenuti.
Sí, probabilmente è così: sono tutte considerazioni giuste, condivisibili.
Però sono anche certo del fatto che questo nuovo incarico ti piacesse da matti. Ti eri appassionato e ne eri orgoglioso. Più volte mi hai raccontato a grandi linee di situazioni limite di cui ti stavi occupando, spesso tradendo una certa frustrazione per il fatto che fosse sempre così difficile risolvere problemi anche se apparivano di facile soluzione.
Ma ripenso anche a qualche nostra interminabile chiacchierata, fatta alle ore più improbabili della notte, magari mentre rientravamo da una riunione in qualche sperduto paesino, con te alla guida ed io nel posto del passeggero (era questo lo schema standard), prima ancora del Parlamento, prima ancora di iniziare a vincere, prima ancora della Regione… ci rifletto in queste ore e, beh, sono certo che tu abbia vissuto una bella vita, la vita che avevi sempre sognato di vivere: una vita intensa, una vita che non è stata sprecata. Insomma, una vita che ne è valsa la pena.
Ho sempre avuto la certezza del fatto che tu non avessi mai perso di vista il vero ultimo obiettivo dell’impegno politico: migliorare le condizioni di vita di una comunità piccola o grande che fosse. E anche adesso è di questo che ti stavi occupando.
Forse però parlare di “una vita che non è stata sprecata” con te è un po’ riduttivo, perché tu di vite ne hai vissute tre o quattro, tutte zippate dentro una sola. Hai fatto tutto quello che via via avevi sognato di fare: lo studente fuori sede, il brillante studioso di diritto, il valente avvocato, il professore universitario, il politico locale, il dirigente di partito, il parlamentare, l’uomo delle istituzioni… in parallelo ad una vita familiare ed amicale ricchissima.
Questa era la tua cifra, come col cibo: perché tu non mangiavi, amico mio, tu ingurgitavi (e quante volte te l’ho detto)! Dolce, salato, carne, pesce, antipasti, primi, secondi, stuzzichini… tutto! Ed hai fatto lo stesso con la vita, l’hai letteralmente divorata. Senza risparmiarti, come piaceva a te, Chiorbone Calabro che non sei altro!
Perciò questo ultimo prestigioso incarico lo vivevi come una ciliegina su una splendida e variegata torta qual è stato il tuo passaggio su questa Terra. E ne eri grato.
Si sa, l’intensità non va a braccetto con la durata. E Maurizio, tu facevi tutto alla massima intensità possibile. 64 anni sono maledettamente pochi ed è davvero una magra consolazione sapere che i tuoi 64 anni sono 200 anni di una persona normale. Non hai sprecato un secondo e nei tanti ambiti nei quali hai operato, così come nell’animo delle tante persone che hai incontrato, hai sempre lasciato un segno. Una traccia della tua generosità, un seme della tua onestà, una scintilla della tua intelligenza, o un esempio della tua lealtà.
Mancherai ai tuoi avversari e anche a qualche vecchio amico che con te non si è comportato con la lealtà che meritavi (ma è la politica baby, che ci vuoi fare?!), perché quando vincevi lo facevi sempre con eleganza: non amavi perdere, ma ancor più detestavi stravincere. Ti accontentavi di vincere e lo facevi spesso.
Mancherai a tutti quelli che hanno avuto la fortuna di averti per amico e che da giovedì mattina si sentono molto più soli e per i quali sei stato tante volte fonte di ispirazione ed affidabile punto di riferimento.
Mancherai disperatamente alla tua famiglia ed a tutti coloro che ti hanno voluto bene, perché sapevi amare e soprattutto sapevi dimostrarlo.
E di certo mancherai a me.

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