Il Premio Pieve al traguardo dei 40 anni: i magnifici otto e il ricordo di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin
QUARANTA ANNI DOPO quel 1984 l’Archivio Diaristico Nazionale taglia un traguardo significativo, la 40^ edizione del Premio Pieve Saverio Tutino che si terrà dal 12 al 15 settembre 2024 con venti appuntamenti a collegare tre date cardini della storia dell’istituzione e di Pieve Santo Stefano: 1944-1984-2024, separate tra loro dallo stesso intervallo di tempo: quaranta anni.
Un rumore speciale. Il sottofondo della memoria di quarant’anni di Archivio è il titolo del volume di immagini e testi, curato da Camillo Brezzi, Luigi Burroni, Natalia Cangi, Loretta Veri per Forum edizioni e presentato per l’inaugurazione da Monica D’Onofrio, Mario Perrotta, Stefano Pivato.
Inoltre il libretto con il programma del Premio ricorda anche la distruzione di Pieve Santo Stefano: brani di memorie e di diari di diciassette pievani che nel 1944 hanno visto saltare in aria la loro cittadina e tutto quello che avevano costruito, annientata dai tedeschi in fuga guidati dal generale Albert Kesselring; altre testimonianze di cittadini sono rievocate in una performance itinerante che percorrerà Pieve in diversi momenti del Premio.
Nelle tante iniziative editoriali, teatrali, espositive si avvicendano altri vecchi e nuovi amici dell’Archivio: persone comuni e autori assieme a intellettuali, storici, artisti impegnati nella cultura della memoria. Il Premio Tutino Giornalista 2024 vuole ricordare Ilaria Alpi e Miran Hrovatin e il loro coraggio nella ricerca di verità scomode -intervengono tra gli altri Maurizio Mannoni e Walter Verini- mentre il Premio Città del diario è per il regista Giorgio Diritti, attribuitogli per l’impegno civile e l’attenzione che ha sempre dedicato alle storie marginali.
Gli otto finalisti Storie di guerra, di lavoro, di violenza e sopraffazione sulle donne, attraversano tre diari, tre memorie, due autobiografie tra i quali sarà nominato il vincitore, offrendo uno spaccato della società italiana del passato ma sempre attuale.
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Albertina Castellazzi ripercorre i trentacinque anni della sua vita dal 1937 al 1972, cioè la strada verso l’emancipazione, la ribellione al ruolo di casalinga al quale il padre l’aveva destinata, con una determinazione che rimanda alla memoria di Maria Rossi, giovane donna negli anni ’65-‘90, che si sottrae alla violenza coniugale, subita nell’indifferenza di tutti, attraverso l’impegno politico e la ricerca di un lavoro indipendente; mentre appare lontana dalle profonde trasformazioni sociali del primo dopoguerra la Sicilia di Cosma Damiano Di Salvo, piccolo allevatore impegnato a cercar moglie.
Scrivono della, o durante, la Seconda guerra, Mario Morandi, consigliere dell’Istruzione nell’Albania conquistata dagli italiani nel 1939 poi funzionario fascista disoccupato nella capitale, che annota la sua crisi politica di idealista fascista che lo porta al rifiuto di aggregarsi alla Repubblica Sociale, fino agli anni drammatici di Roma città aperta; Guerrino Nati, sottufficiale di Marina nella Seconda Guerra, affida al suo diario l’indignazione per la gioia dei commilitoni nel giorno della resa italiana agli eserciti alleati e poi lo sconforto per la reazione tedesca, il desiderio di riabbracciare la figlia e la moglie Fly; l’ex capitano dell’esercito Giuseppe Trinchillo rievoca le vicissitudini del gruppo di sfollati di cui è alla guida dopo lo sbarco delle truppe alleate a Salerno, le violenze subite a opera dei nazisti durante il viaggio verso Roma occupata, dove trova la fame ma anche la solidarietà popolare e l’arte di arrangiarsi per sopravvivere.
Vite diversissime ma avventurose quelle di Giovanni Stefanolo e Rachele Venturin: lui, a cavallo tra fine Ottocento e inizi Novecento, calzolaio, pasticciere, salumiere, barbiere, muratore, cameriere, contabile, ufficiale dell’esercito, imprenditore, in un viavai tra l’Italia e l’estero e il costante impegno nel cercare e perdere i lavori; lei, cresciuta negli anni ’70 in una comunità keniota fondata dai suoi genitori, sogna una vita “normale” ma le sue scelte di adulta la conducono verso sempre nuove esperienze in Africa, Iran, Germania, Pakistan, Italia, fino all’aneurisma cerebrale dal quale si risolleverà grazie all’amore di un nuovo compagno e a una lunghissima riabilitazione.
Gli altri libri Il racconto del Novecento passa soprattutto dalla figura di giornalista militante del fondatore dell’Archivio, ricordata da lui stesso nella «autobiografia di un comunista» L’occhio del barracuda (di nuovo in libreria con l’introduzione di Marcello Flores, Terre di mezzo) e da Andrea Mulas nel volume L’oro introvabile. Saverio Tutino e le vie della rivoluzione (il Mulino 2024), in dialogo a Pieve con Mario Avagliano, Enzo Brogi, Pietro Clemente, Guido Barbieri. Lo spazio tematico Crocevia della storia associa la ricerca di Umberto Gentiloni Silveri e Stefano Palermo Dal buio del Novecento. Diari e memorie di ebrei italiani di fronte alla Shoah (il Mulino, 2024) a Roma ’44. Le lettere dal carcere di via Tasso di un ragazzo martire delle Fosse Ardeatine di Orlando Orlandi Posti (nuova edizione Donzelli, 2024). Interviene Mario Calabresi.
DiMMi Se Tutino aveva concepito l’Archivio dei diari come un vivaio, desiderava soprattutto evidenziare la cifra vitale di un luogo che custodisce ed esalta un patrimonio di ricordi e informazioni. Preziose, per lettori e studiosi, sono le testimonianze intercettate dal concorso DiMMi-Diari Multimediali Migranti: quest’anno al Premio saranno presentati i finalisti della nona edizione 2024, la raccolta Nella stessa acqua dei testi vincitori nel 2023, e ITHACA Diary Contest, tre incontri animati dagli stessi protagonisti del progetto DiMMi, tra cui Paule Roberta Yao e Elona Aliko e con Alessandro Triulzi. Infine nella mostra disegnami 2024 saranno esposte tavole di Giovanni Cocco, Lorenzo Marcolin, Maria Virginia Moratti, Mihaela Šuman, Fausto Tormen, ispirate da pagine dei diari migranti.
La storia dei migranti è spesso anche quella dei nostri genitori. Conoscerla a fondo è conoscere più a fondo anche noi stessi, ed è quello che ha fatto la giovane brasiliana Thaisa Bestetti, che seguendo le tracce del nonno italo brasiliano, venuto nel nostro Paese con le truppe brasiliane nel 1944 per la liberazione dell’Italia, ha ritrovato le proprie radici. In un incontro indipendente, ma che con DiMMi ha molto in comune, Thaisa parla del suo tour alla ricerca de Le radici della memoria con Pierangelo Campodonico, Maria Grazia Lancellotti, Paolo Masini, Davide Valeri.
Gli altri Premi Premiata nell’edizione 2023 del Premio Pieve con la memoria Tutta la polvere del mondo in faccia (con il sottotitolo Quando guarire è un atto collettivo è in libreria per Terre di mezzo, 2024) Paola Tellaroli rievoca, in un incontro con Filippo Maria Battaglia e Massimo Cirri, la sua esperienza di riabilitazione da un ictus che l’ha sorpresa a 30 anni.
Tra le novità di quest’anno la prima edizione del Premio Barnaba, dedicato a chi ha voluto narrare il cambiamento della propria vita attraverso l’esperienza vissuta in un museo, e a presentare il vincitore saranno Monica Barni, Roberto Ferrari, Rodolfo Sacchettini, Enzo Raimmarone, Domenico Scarpa, Marco Bucciantini mentre nella mattinata dedicata alla Lista d’onore, saranno consegnati a Maria Camerini Scola il Premio speciale Giuseppe Bartolomei attribuito dalla Commissione di lettura, e alla Famiglia Saint-Cyr il Premio per il miglior manoscritto originale, che sarà in mostra nei giorni del Premio tra I tesori dell’Archivio curata da Cristina Cangi.
La Memoria a Teatro Andrea Merendelli riporta alla luce le testimonianze degli abitanti di Pieve durante la distruzione pianificata della loro cittadina, «un caso emblematico di cancellazione scientifica e strategica attuata dai nazisti» nella performance itinerante Il Paese della memoria ritrovata. In Via Roma libera la liberazione della Capitale passa attraverso i diari dell’Archivio di Pieve Santo Stefano e racconta una Storia un po’ diversa da quella che conosciamo: lo spettacolo, a cura di Monica D’Onofrio e Lorenzo Pavolini, vede in scena Maria Paiato su testi di Nicola Maranesi, per una produzione Rai Radio3. In prima esecuzione assoluta Ambrogio Sparagna con Le trincee del cuore racconta in musica e canzoni gli anni della Prima guerra mondiale, quando gli italiani per la prima volta mescolarono i loro diversi dialetti e storie nell’orrore e nella fiera umanità delle trincee; infine la Casa del Vento mette in musica storie della Resistenza, delle stragi nazi-fasciste, delle lotte operaie, avvenute soprattutto nel territorio di Arezzo.
Appuntamento all’Asilo Umberto I: la mostra, i podcast L’Asilo Umberto I ospiterà la futura sede dell’Archivio e del Piccolo museo del diario. I diversi ambienti del complesso offrono al pubblico del Premio Pieve la possibilità di ammirare l’esposizione In acque profonde e di ascoltare alcuni podcast realizzati a partire da testimonianze conservate dall’Archivio dei diari. A cura di Matilde Puleo, In acque profonde indaga le modalità di rapporto fra individuo e memoria attraverso opere delle artiste Elena Merendelli, Ines Mori, Laura Serafini.
Il podcast Il testimone è una biografia sonora di Saverio Tutino raccontata da Guido Barbieri e realizzata da Rai Radio3; Ricordi di classe ’32, Vita e memorie di Nicla Borri, è l’esito del progetto Officine di resistenza realizzato con il contributo della Regione Toscana assieme al Treno della Memoria di Torino e all’Istituto De Franceschi-Pacinotti di Pistoia; i podcast di ITHACA, prodotti da Radio Papesse, analizzano le migrazioni dal Medioevo ai giorni nostri, in dialogo con il fondo di diari migranti DiMMi.
Un incontro speciale è con la Lista d’onore, che evidenzia gli autori di memorie degne di nota ma non entrate in finale, selezionate dalla Commissione di lettura coordinata dalla direttrice Natalia Cangi: nella mattinata conclusiva del Premio la Commissione incontra Maria Anici scelta da Rosanna Innocenti e Giada Poggini, Primo Carducci scelto da Antonio Magiotti e Riccardo Pieracci, Paolo Casalini scelto da Antonella Brandizzi e Natalia Cangi, Mario Ciacci scelto da Ivana Del Siena e Luisa Oelker, Elena De Luca scelta da Patrizia Dindelli, Wanda Montanelli scelta da Giulia Mori, Alberto Noli scelto da Elisabetta Gaburri e Valeria Landucci, Uliano Ragionieri scelto da Stefano Leandro. Interventi musicali Pieve Jazz Big Band
I diversi appuntamenti in programma sono arricchiti dalle letture degli attori Donatella Allegro e Andrea Biagiotti.
La manifestazione conclusiva del 40° Premio Pieve, trasmessa in differita da Rai Radio3, è condotta da Guido Barbieri. Brani dai testi finalisti saranno letti da Mario Perrotta e Paola Roscioli mentre a cura di Andrea Biagiotti è la lettura delle sintesi dei testi.
Il Premio Pieve Saverio Tutino 2024 è organizzato dall’Archivio Diaristico Nazionale con il prezioso sostegno di diverse istituzioni, tra cui: Ministero della Cultura, Regione Toscana, Comune di Pieve Santo Stefano, Comitato per le celebrazioni del centenario della nascita di Saverio Tutino, Banca di Anghiari e Stia, Fondazione CR Firenze, Camera di Commercio di Arezzo e Siena, L.A. Sistemi, TCA SpA, Società Riolo e con la media partnership di RAI Cultura e il patrocinio di Rai Toscana e InToscana
direzione artistica
Guido Barbieri, Camillo Brezzi, Natalia Cangi, Nicola Maranesi in collaborazione con Massimiliano Bruni, Giancarlo Della Luna, Monica D’Onofrio, Filippo Massi
giuria nazionale
Guido Barbieri, Camillo Brezzi, Natalia Cangi, Gabriella D’Ina, Luca Formenton, Patrizia Gabrielli, Paola Gallo, Antonio Gibelli, Roberta Marchetti, Melania G. Mazzucco, Annalena Monetti, Maria Rita Parsi, Stefano Pivato, Sara Ragusa