La baronia della Trappola e il marchesato di Bucine, riferisce Stefano Calonaci

Il ciclo di conferenze sui feudi del territorio aretino durante l’età moderna, organizzato dalla Società storica con il patrocinio del Comune di Arezzo, prosegue martedì 12 novembre. Alle ore 17,30, all’Auditorium Ducci di via Cesalpino, Stefano Calonaci parla due realtà feudali del Valdarno Superiore: la baronia della Trappola e il marchesato di Bucine.
Curato da Luca Berti, il ciclo si propone di indagare struttura, rilevanza e consistenza dell’istituto feudale nella Toscana moderna, e in particolare nel territorio aretino, fino alla fine del Settecento, prima con i Medici, poi con gli Asburgo-Lorena subentrati nel 1737 nel governo del granducato.
Pur essendo geograficamente prossimi, la storia dei due feudi si sviluppa secondo logiche di governo e dinamiche assai diverse. La Trappola, territorio montano e “appenninico”, passò dai Guidi, ai Pazzi del Valdarno e infine ai Ricasoli, grazie a un processo di acquisizione che non cancellò una tradizione signorile antichissima. La legittimità di possesso della baronia fu accettata dai Medici e si configurò come una signoria fondiaria non appoggiata a nessun diploma di investitura certo e verificabile. Assai diverso fu il caso di Bucine. Adiacente alla grande pianura agricola del Valdarno, divenne marchesato per diretta investitura medicea nel 1646, dopo che la comunità era stata fino ad allora inserita nell’amministrazione territoriale repubblicana e medicea. La sua storia feudale fu quindi complessivamente molto più breve ed uniforme, terminando a metà Settecento. Ne beneficiò in prima istanza Giulio Vitelli, esponente di una famiglia non fiorentina di origine, ma da tempo forte sostenitrice della politica medicea. L’analisi dei fatti storici inerenti i due feudi, rivela anche un diverso atteggiamento dei rispettivi signori di fronte agli obblighi di governo posti dai sudditi, dalle attività e dal territorio.

Stefano Calonaci insegna Storia moderna e Storia e attualità dell’Illuminismo presso il dipartimento di Studi storici e Beni culturali dell’Università di Siena, svolgendo didattica nella sede di Arezzo. Si è laureato in Lettere e Filosofia nel febbraio del 1995 presso l’Università di Firenze ed ha ottenuto il titolo di dottore di ricerca in Storia economica e sociale all’Università di Verona. Tra i suoi ambiti di interesse e di studio figurano la storia sociale, la storia della giustizia di antico regime, la storia dei sentimenti e la storia del paesaggio. È autore fra l’altro del volume “Lo spirito del dominio. Giustizia e giurisdizioni feudali nell’Italia moderna” e di diversi saggi di storia aretina.

Il ciclo di conferenze proseguirà, sempre all’Auditorium Ducci il 19 novembre, con Ilaria Marcelli che analizzerà l’evoluzione della contea poi marchesato di Monte San Savino (). L’attenzione si sposterà poi su una famiglia titolare di vari feudi, i Lotteringhi della Stufa (relatore Carlo Vivoli), e sull’avversione ripetutamente dimostrata dal patriziato aretino di fronte alle ipotesi di creare nuovi feudi nel territorio prossimo alla città (Luca Berti).

Tutte le conferenze della Società storica aretina sono ad ingresso libero e gratuito.

Nella foto: Il relatore Stefano Calonaci.

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