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sabato | 01-02-2025

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Oleg Mandić: “La mia storia appartiene all’umanità. L’uomo non ha mai imparato”. Boni: “Maratoneta della memoria”

La Pieve di San Giovanni Battista a San Giovanni Valdarno ha fatto registrare il tutto esaurito per l’incontro e l’abbraccio a Oleg Mandić, la cui storia ha commosso e fatto riflettere. La vicenda, lunga 80 anni, è contenuta nel memoir sconvolgente “Mi chiamo Oleg. Sono sopravvissuto ad Auschwitz” a cura di Filippo Boni, scrittore e giornalista di Cavriglia.

Sopravvissuto alle atrocità del lager e agli orrori del dottor Mengele, a 11 anni Oleg è uscito da Auschwitz. E da allora ci è tornato molte volte: per non dimenticare e per ritrovare un amico perduto. La storia vera dell’ultimo bambino salvato dai lager nazisti.

Alle mie spalle si chiuse il cancello di Auschwitz e si abbassò la sbarra con sopra la storica frase: Arbeit macht frei. Sono stato l’ultimo prigioniero a uscirne vivo“.

Ha undici anni Oleg Mandić, quando l’Armata Rossa entra ad Auschwitz per liberare gli ultimi sopravvissuti. Nato a Sušac, attuale Croazia, nel 1944 viene arrestato con la madre e la nonna e deportato. Non è ebreo, ma prigioniero politico, perché suo padre e suo nonno, dopo l’occupazione, si sono uniti ai partigiani. Ad Auschwitz sperimenta e sopporta l’inimmaginabile: la fame, i lavori forzati, i continui soprusi delle ss; finisce anche nel famigerato reparto del dottor Mengele, da cui i bambini spariscono senza che nessuno ne sappia più nulla. La morte, nel campo, è ovunque: c’è chi la cerca per disperazione gettandosi contro il recinto elettrificato e chi, appena sceso dal treno, già finisce per trasformarsi in fumo e uscire dai crematori. Oleg, invece, si salva. Per caso, per fortuna, forse per destino. Per anni tiene sotto chiave i ricordi, incapace di descrivere ciò che ha vissuto. Ma quando riaffiorano, insieme a loro arriva il bisogno di tornare, di rivedere quei luoghi, darne testimonianza e rispondere al richiamo di una misteriosa lettera…

“Ho scritto questo libro per Oleg Mandić – le parole di Filippo Boni – l’ultimo bambino uscito vivo da Auschwitz, per i suoi occhi azzurri, per la sua esistenza straordinaria, per come ama sua moglie: per il modo in cui riesce ancora e guardare il mare dalla terrazza del suo studio, a novantun anni compiuti, nonostante tutto. Ho scritto questo libro perché il bambino che lui fu siamo tutti noi. Ho scritto questo libro per parlarti della grandezza di tutte le madri della terra, nei cui grembo si genera la speranza. Già. È soprattutto di speranza che dovrebbe esser fatto, il futuro. Ho scritto questo libro perché è il più grande inno all’amore e alla pace che potessi mai scrivere per mia figlia”.

L’incontro è stato aperto dai saluti istituzionali del sindaco di San Giovanni Valdarno Valentina Vadi e moderato da Roberto Vitale, presidente della Fondazione Cinzia Vitale onlus.

“Siamo profondamente onorati – hanno dichiarato il sindaco Valentina Vadi e l’assessore alla cultura Fabio Franchi – di aver accolto a San Giovanni Valdarno Oleg Mandić, l’ultimo bambino ad uscire vivo dal campo di concentramento di Auschwitz. Siamo grati a Filippo Boni, non solo per aver raccolto e raccontato la straordinaria e dolorosa testimonianza di Oleg, ma anche per aver reso possibile questo momento di memoria. La forza della testimonianza diretta è qualcosa che ci tocca in modo unico e che ci permette di mantenere viva la consapevolezza di una tragedia che ha segnato la storia. In un mondo segnato da violenza, odio, guerre, e razzismo, è più che mai necessario ricordare e riflettere su ciò che è stato. Come ammoniva Primo Levi: ‘Meditate che questo è stato: vi comando queste parole’”.

Filippo Boni (1980) Si è laureato in Scienze politiche all’Università di Firenze con una tesi sui massacri nazisti in Toscana. Studioso e ricercatore del Novecento, scrittore e giornalista, ha pubblicato diversi saggi e romanzi, tra cui Gli eroi di via Fani, L’ultimo sopravvissuto di Cefalonia e Muoio per te. I suoi scritti hanno vinto numerosi premi e sono stati oggetto di trasposizioni teatrali, film-documentari e tema d’esame negli istituti scolastici di tutta Italia. Nel 2018 ha ricevuto il Fiorino d’Oro e il Pegaso d’argento della Regione Toscana.

Oleg Mandić (1933) È nato in una nota famiglia istriana. A 11 anni con la mamma e la nonna venne arrestato e spedito ad Auschwitz come prigioniero politico. Dopo la liberazione dell’Armata rossa, fu l’ultimo detenuto a uscirne vivo. Avvocato e giornalista, negli ultimi vent’anni ha promulgato nelle scuole e nella società civile in tutta Europa la propria esperienza nel campo di sterminio e si è battuto per la salvaguardia di questa memoria. Ha pubblicato libri, interviste e articoli. Per questa attività gli sono state attribuite numerose onorificenze in Italia, in Croazia e in Polonia.

Filippo Boni – Oleg Mandić

MI CHIAMO OLEG. SONO SOPRAVVISSUTO AUSCHWITZ

Newton Compton Editori

Collana: I volti della storia

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