Un altro morto sul lavoro, Alessandro lascia moglie e due figli. Il sindaco di Verghereto: “Persona stimata, dolore immenso”. Tracchi: “Basta retorica, cambiamo le regole”

Alessandro Guerra, 55 anni il prossimo ottobre, residente ad Alfero, frazione del comune di Verghereto, provincia di Forlì – Cesena, è l’ennesima vittima sul posto di lavoro. Nel 2024 sono 40 le persone che in Toscana hanno perso la vita nello svolgimento delle proprie mansioni. Guerra lascia la moglie e due figli. L’operaio morto ieri mattina nel cantiere del comune di Arezzo in viale Bruno Buozzi, la strada che dal cimitero porta al Prato e al Duomo, nel cuore del centro storico.
Marito e padre di due figli, stava operando con un muletto quando, per cause ancora da chiarire, è stato sbalzato a terra, battendo violentemente la testa. Erano circa le 9:30 di ieri mattina quando sono scattati i soccorsi. Sul posto sono giunti gli operatori della Croce Bianca di Arezzo, i tecnici del Pisll (Prevenzione Igiene e Sicurezza sui Luoghi di Lavoro), i Vigili del Fuoco e la Polizia Municipale, che ha regolato il traffico in un’area rimasta chiusa per quasi due ore.
Ogni tentativo di soccorso si è purtroppo rivelato inutile: Alessandro Guerra è deceduto sul colpo, sotto gli occhi attoniti dei colleghi della Edilbalze, l’impresa per cui lavorava e che si era aggiudicata l’appalto da 90mila euro per il cantiere comunale.
Indagini in corso: aperto un fascicolo per omicidio colposo
L’esatta dinamica dell’incidente è ancora da ricostruire, e al momento tutte le ipotesi restano aperte. La Procura di Arezzo ha aperto un’inchiesta, come avviene di routine nei casi di incidenti mortali sul lavoro, formulando inizialmente l’ipotesi di omicidio colposo. Gli accertamenti dovranno stabilire se ci siano eventuali responsabilità e verificare il rispetto delle norme di sicurezza.
Da una prima ricostruzione, Guerra sarebbe stato sbalzato a terra dal muletto, subendo un impatto fatale. Saranno le indagini a chiarire se il mezzo fosse adeguatamente attrezzato e se l’operaio fosse dotato dei dispositivi di sicurezza necessari.
Il dolore della comunità di Verghereto
La notizia della tragedia ha profondamente scosso la piccola comunità di Verghereto, in provincia di Forlì-Cesena, dove Alessandro Guerra viveva con la sua famiglia.
“La sua morte ci lascia sgomenti,” ha dichiarato il sindaco di Verghereto, Enzo Salvi. “Era una persona stimata, dedita alla famiglia e al lavoro. L’impresa Edilbalze, per cui lavorava, è una realtà solida, con oltre trent’anni di esperienza e una grande attenzione alla sicurezza. È un dolore immenso per tutta la comunità.”
Alessandro Guerra non aveva ancora compiuto 55 anni. Lascia la moglie e due figli.
Un’altra vittima sul lavoro: il tema sicurezza torna al centro del dibattito
Questo tragico incidente si aggiunge alla lunga lista di morti sul lavoro in Italia, un’emergenza che continua a richiedere interventi urgenti in termini di prevenzione e controlli sulla sicurezza nei cantieri. Mentre la magistratura prosegue le indagini per chiarire eventuali responsabilità, la comunità si stringe nel dolore per una vita spezzata troppo presto.
Un altro morto sul lavoro. 55 anni, cantiere edile. il commento del segretario della Cgil Alessandro Tracchi:
“Due scelte: possiamo ripetere il copione di sempre e cioè dolore, condoglianze, funerale e inchiesta. Poi, passata la nottata, far continuare tutto come prima. Oppure possiamo prendere atto che i cerotti (certificati, documenti, patenti a punti….) non salvano le vite perché è il sistema degli appalti e dei subappalti che non funziona. La centralità non è la vita del lavoratore ma il profitto. La sicurezza costa, questo lo sanno tutti. Ma nessuno vuole ammetterlo e nessuno è disponibile a farla prevalere sul reddito d’impresa. Nel luoghi di lavoro non bastano gli strumenti antinfortunistici ma occorre una reale informazione e formazione dei lavoratori. Approfondita, consistente e realmente utile a prevenire incidenti. Nei luoghi di lavoro si deve affermare un concetto qualitativo per il quale la sicurezza e la vita dei dipendenti sono le priorità assolute. Occorre, quindi, una nuova cultura del lavoro con pene severe per chi si rifiuta di applicarle, un sistema che sappia premiare, in una logica di leale concorrenza, le imprese che operano rispettando le regole. Chi elude le norme non deve essere considerato un furbetto o un furbone ma un soggetto che deve rispondere in tribunale di un comportamento che è non solo criminale ma antisociale e per lui ci devono essere pene severe. E ci sono norme non solo da applicare ma anche da modificare. Penso, in particolare, a quelle che impediscono di estendere, in caso di subappalti. la responsabilità all’impresa appaltante, alle leggi che favoriscono il ricorso ad appaltatori senza solidità finanziaria, spesso non in regola. Su questi temi la Cgil e altre associazioni hanno raccolto l’adesione di 5 milioni di cittadini: anche ad essi deve essere data una risposta. A livello locale, infine, deve essere riattivato il protocollo per la sicurezza e quindi la Commissione presso la Prefettura che vedeva la presenza di datori di lavoro, sindacati, organi di vigilanza e di ispezione”.
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