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sabato | 11-01-2025

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Assemblea Anci: Rossi, Fridays for Future e l’arrivo di Mattarella ad Arezzo Ar24Tv

https://www.youtube.com/watch?v=JE2VLVH5_5c&t=20s

Il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, ha salutato l’inizio della XXXVI Assemblea annuale dell’Anci, l’Associazione nazionale dei Comuni italiani, che si è aperta questo pomeriggio presso il Centro congressi di Arezzo.

Rossi, dopo aver sottolineato che il Comune é la prima cellula dello Stato, ha richiamato il ruolo diverso che spetta ai sindaci e a lui come presidente e all’ente che amministra, che ha compiti di programmazione e di raccordo.

La sussidiarietá – ha aggiunto Enrico Rossi – e il trasferimento alle Regioni di alcune competenze che erano delle Province, ci obbligano ad un più stretto dialogo reciproco, a rifuggire da ogni tentazione di centralismo regionale, ma anche dalle angustie dei localismi. Serve invece un’azione sinergica in grado di unire la capacità di coordinamento propria della Regione alla conoscenza dei territori che è dei sindaci, in un’ottica di programmazione che deve sempre ispirare le nostre scelte“.

A questo proposito il presidente Rossi ha ricordato le politiche di tutela della salute dei cittadini e il sistema sanitario, rispetto al quale anche i sindaci devono avere voce in capitolo, oltre alla gestione dei fondi strutturali europei per il cui miglior utilizzo “serve il contributo e la disponibilità dei Comuni”, così come per il governo del territorio “ci vogliono buone leggi regionali e un buon rapporto tra Regione e Comuni”.

Occorre mettere in campo – questa la sua conclusione – un regionalismo cooperativo che archivi il federalismo per abbandono finora praticato dallo Stato centrale. Un federalismo cooperativo che corregga gli squilibri e i ritardi che affliggono le aree sottosviluppate, che ci faccia lavorare insieme, che non permetta che si intacchi la coesione che deve esistere tra articolazioni dello Stato e perché non si rompano l’unità nazionale, la coesione, la solidarietà sociale, e si violino i diritti dei cittadini. E l’annunciata legge quadro sulle autonomie può permetterci di definire una nuova e buona cornice istituzionale. Insomma resto convinto che insieme possiamo vincere le grandi sfide, dai cambiamenti climatici, alla trasformazione e alla crisi del nostro sistema produttivo, ai cambiamenti demografici e sociali, che abbiamo di fronte“.

Il discorso completo di Enrico Rossi:

Sono lieto di essere qui oggi a portare il saluto mio e della Regione Toscana nell’Assemblea di un’Associazione che rappresenta un ente, quello comunale, che ha un ruolo di grande importanza nel rapporto tra Stato e cittadini.

Il ruolo di un Presidente di Regione è diverso da quello dei sindaci. Tra i diversi livelli istituzionali deve instaurarsi un rapporto fatto di dialogo e dialettica nel rispetto delle rispettive funzioni. Un Presidente di Regione non è un governatore, né il sindaco di un macroterritorio. Il Comune ha la responsabilità di rispondere in prima istanza al cittadino, essendo l’ente ad esso più prossimo. La Regione è chiamata invece a svolgere un ruolo di programmazione e raccordo e ad esercitare la funzione legislativa.

Le Regioni devono inoltre assumere oggi un ruolo più rilevante, anche per il trasferimento di alcune delle competenze che erano proprie delle Provincie, che vanno ad aggiungersi a quelle previste dall’ordinamento in base all’articolo 117 della Costituzione.

Tra le competenze regionali vorrei ricordarne alcune che presentano un particolare valore  strategico. In primo luogo, di fronte alle ricorrenti emergenze climatiche e ambientali, non si può non menzionare la difesa del suolo e del territorio, la responsabilità dei consorzi di bonifica e del genio civile. In questo ambito è cruciale adottare un approccio non solo reattivo, dispiegando un’azione di manutenzione e di prevenzione di lungo periodo, in grado di mitigare i rischi in maniera strutturale. Un’ottica di programmazione è cruciale anche in un settore fondamentale – tra i più rilevanti di cui l’ente regionale deve farsi carico – come quello della tutela della salute, dell’organizzazione e della gestione del sistema sanitario. Non si possono poi trascurare le funzioni relative al lavoro e alla formazione, che intervengono su un ambito decisivo per il futuro dei nostri territori. Venendo allo sviluppo economico, particolarmente importante è anche l’attrazione e la pianificazione dell’impiego dei fondi europei che, se bene utilizzati, possono avere un ruolo fondamentale nel promuovere gli investimenti e nel favorire lo sviluppo.

La posizione istituzionale della Regione le assegna il compito di mettere in relazione Comuni e Stato centrale, contemperando autonomia e cooperazione. È importante sottolineare tanto la necessaria collaborazione quanto la distinzione delle responsabilità. Solo evitando sovrapposizioni tra istituzioni con ruoli distinti è possibile dare risposte efficaci e di lungo periodo ai bisogni dei cittadini e alle grandi questioni che coinvolgono un territorio. In ambito urbanistico, ad esempio, il rapporto dialettico tra Regione e Comuni è fondamentale e, se ben declinato, può portare a lungo termine ad un buon governo del territorio, come ha mostrato, in Toscana, l’esperienza della legge sul paesaggio.

Siamo da tempo in una fase di profonda ridefinizione della struttura istituzionale del nostro Paese. Occorre una riflessione approfondita per uscire dal guado e approdare ad un assetto che ci permetta di affrontare con efficacia i gravi problemi che il nostro Paese ha di fronte. È in questo quadro che dobbiamo affrontare anche il dibattito sull’autonomia differenziata. Il ripensamento della struttura dello Stato deve ispirarsi a principi consolidati, come quelli di sussidiarietà e di autonomia degli enti locali, e all’idea di un regionalismo che non vada a intaccare la coesione, la solidarietà sociale e l’unità complessiva dello Stato.

Inizialmente il dibattito ha teso ad enfatizzare il protagonismo di determinati territori, spesso a scapito del resto del Paese. Abbiamo invece ora l’opportunità di reimpostare questa discussione nel quadro di una visione più generale e complessiva di riordino delle competenze e degli assetti istituzionali. A questo proposito condivido pienamente la proposta, avanzata dal Ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, di una legge quadro nella quale definire la cornice generale di questo processo. All’idea di un federalismo per abbandono occorre contrapporre quella di un federalismo cooperativo, rifuggendo dalle opposte tentazioni di un neocentralismo e di nuove forme di campanilismo.

Non dobbiamo limitarci a interventi puntuali, magari ispirati al mero proposito di contenimento dei costi, ma recuperare una visione e un pensiero generale che ispiri la riorganizzazione dello Stato. Ne abbiamo oggi quantomai bisogno.

Il cambiamento climatico, la trasformazione del nostro sistema produttivo, i mutamenti demografici e sociali ci pongono sfide ardue e complesse. Al nostro sistema istituzionale spetta ora il compito e il dovere di esserne all’altezza.

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