Claudio Santori: la Gioconda è Lisa Gherardini, abitava in via de’ Pepi e il paesaggio dietro il suo ritratto è quello di Ponte Buriano
Leggo la nota firmata da Guido Albucci in merito alla vexata quaestio dell’identità della leonardesca Monna Lisa e della presenza del Ponte Buriano nel celeberrimo ritratto della misteriosa donna.
Leggo, ma non posso fare a meno di contestare al direttore di Arezzo 24 la sua orgogliosa sicurezza, e di invitarlo con tutto il rispetto a non considerare oracolare la “scoperta” dell’ennesimo studioso di storia dell’arte che torna a rimuginare su una quaestio che non è più vexata da un pezzo e su un’identità che è stata, anche questa da un pezzo, rivelata: e non in entrambi i casi sulla base di sofferte e laboriose ipotesi, ma con tanto di sani ed inequivocabili documenti!
Sulla questione del Ponte Buriano pare impossibile che si debba ancora discutere.
A petto di ipotesi basate su vaghe somiglianze che rendono papali non due o tre, ma diecine e diecine di ponti , stanno le ricerche scientifiche di Carlo Starnazzi, avallate non dal solito “studioso di storia dell’arte”, ma da Carlo Pedretti (che è stato e rimane il massimo studioso di cose leonardeschi a livello mondiale), nonché da tutto il Gotha degli studi leonardeschi in Italia, a partire dal Vezzosi, direttore del Museo Ideale di Vinci.
È incredibile come un giornalista dalle doti e dal curriculum di Albucci abbocchi subito, appunto con orgogliosa sicurezza, all’ennesima “scoperta” che rispolvera, fra l’altro, indicazioni già più o meno avanzate da più parti in anni anteriori agli studi starnazziani.
E pare impossibile che ignori il grande Convegno leonardesco organizzato dal Rotary Club Arezzo nel 1999 che consolidò e definì una volta per tutte la presenza del Ponte Buriano nel dipinto di Leonardo.
In quell’occasione non c’erano ad Arezzo “studiosi di storia dell’arte”, ma i dieci massimi studiosi di Leonardo del mondo!
La visione del ponte dall’altezza degli spalti del Castello di Quarata (oggi non più esistente), ottenuta da un’équipe di tecnici giappponesi dall’alto di un traliccio appositamente innalzato) corrisponde in maniera talmente perfetta e sorprendente allo sbocco della Chiana in Arno e alla Chiusa dei Monaci sopra la spalla destra della donna) da non lasciare dubbi.
Tanto più che Leonardo, come è stato notato da esperti di restauro di costruzioni medievali, non si è fatto sfuggire nella sua realizzazione idealizzata la base reale presenza del “muro andatore” che caratterizza appunto il Ponte Buriano.
L’avallo che Albucci dà senza esitazione alle nuove indagini sull’identità della Gioconda è ancora più stupefacente in quanto il citato “studioso” sembra ignorare la scoperta -questa autentica: un vero scoop- della vera identità di Monna Lisa, non sulla base di fantasiose ipotesi, ma con inequivocabili documenti da parte di Giuseppe Pallanti, fin dal 2014: Lisa Gherardini.
Lisa nacque una mattina d’estate, per l’esattezza martedì 15 giugno 1479, in una piccola casa che i genitori avevano preso in affitto dalla famiglia dei Corbinelli, ricchi mercanti d’Oltrarno.
Il padre si chiamava Antonmaria di Noldo Gherardini, già alle sue terze nozze, e la madre Lucrezia di Galeotto del Caccia, appartenenti entrambi ad antiche famiglie fiorentine con alcune belle proprietà in Chianti, fra Greve e Castellina.
Nonostante la celebrità acquisita in seguito, Lisa visse nelle strade più strette e buie di Firenze, spesso a ridosso di vie malfamate.
La casa dove nacque Lisa si trovava all’angolo fra via Maggio e il Chiasso Guazzacoglie, oggi via Sguazza, così chiamato perché raccoglieva l’acqua che scendeva dalla collina di Boboli; l’abitazione doveva essere molto modesta ed era stata ricavata da una vecchia bottega ad uso d’arte di lana che da anni i proprietari non riuscivano più ad affittare.
Lisa passò l’infanzia fra le strade e i vicoli di Santo Spirito ma nel 1494 la famiglia, che non ebbe mai una casa propria a Firenze, si trasferì nel quartiere di Santa Croce, in una casa presa in affitto e condivisa a metà con il proprietario, un mercante rimasto solo.
La nuova abitazione si trovava in una palazzina all’inizio di via de’ Buonfanti, oggi via de’ Pepi, adiacente il palazzo dei nonni Del Caccia e quasi di fronte alla casa di Ser Piero, il padre di Leonardo da Vinci.
L’anno dopo, nel 1495, appena adolescente, Lisa sposò Francesco del Giocondo, divenendo la sua seconda moglie (la prima fu Camilla Rucellai, morta di parto l’anno prima), e si trasferì nel suo bel palazzo nel rione di San Lorenzo, al centro di un dedalo di vicoli sempre molto animati: di giorno, dall’attività di tante botteghe, e di notte dall’esercizio del mestiere più antico del mondo.
La casa si trovava in fondo a via della Stufa e si affacciava sul retro di Palazzo Taddei, dove nel 1505 fu ospitato Raffaello, e chissà che il giovane artista non abbia conosciuto proprio allora i coniugi del Giocondo.
Naturalmente che la Gioconda è Lisa Gherardini l’ aveva sostenuto il Vasari, troppo frettolosamente liquidato come inattendibile: egli vicino, di casa della famiglia del Giocondo, aveva avuto modo di raccogliere direttamente notizie dai suoi vicini, in un periodo non temporalmente distante dalla stesura del quadro. La correttezza di quest’informazione anagrafica è dimostrata peraltro dal fatto che, nella seconda edizione delle Vite, Vasari corresse diversi errori e intervenne con modifiche su altre parti del libro, ma non relativamente alla Gioconda.
Naturalmente il Pallanti non aveva formulato un’ipotesi, ma scoperto i documenti: atto di nascita e di morte e perfino note della spesa, come l’acquisto di formaggio e simili!