Ordine Avvocati Arezzo: “Spaventoso vuoto di magistrati e amministrativi”

“Il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Arezzo, sia per propria iniziativa che in risposta alle plurime richieste di intervento pervenute dalle Associazioni Forensi operanti nel circondario, si interroga sulle reiterate esternazioni del ministro della Giustizia, sulle modalità di accertamento della responsabilità penale, nonché in ordine alla recente entrata in vigore della disciplina sottesa alla prescrizione in materia penale, oltre che sul ddl relativo alla riforma del processo civile approvato dal Consiglio dei Ministri ed affidato al percorso parlamentare.

In questo contesto, con delibera unanime il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Arezzo:

– afferma la necessità di una prudente riflessione sulle modalità di divulgazione riscontrate, consistenti in espressioni di grande effetto mediatico ma prive di equilibrio e fondatezza giuridica, onde evitare fraintendimenti sul diritto vivente e sui principi fondamentali della nostra Carta Costituzionale, che vanno preservati contro ogni equivoco o incertezza;

– esprime, nel contempo, preoccupazione non solo per i modi e i toni di confronto su tematiche che riguardano la tutela dei diritti fondamentali, ma altresì sulle determinazioni che il nostro Legislatore ha assunto in riferimento alla prescrizione. Quest’ultimo è rimasto sordo ad ogni invito e sollecitazione sulle problematiche sostanziali della Giustizia penale, che imponevano di affrontare, prioritariamente, i problemi del funzionamento del sistema processual-penalistico e delle risorse e dei mezzi da destinare a questo scopo. Con queste modalità disorganiche, scevre di una visione d’insieme del sistema, la sospensione della prescrizione potrà determinare solamente limitazioni sulla modalità di accertamento dei fatti-reato ed ulteriori ritardi nella definizione dei processi in primo grado, con fisiologiche violazioni dei principi del giusto processo – posti a tutela anche delle persone offese – e delle ragioni inerenti al fondamentale principio di non colpevolezza;

– esprime inoltre preoccupazione sul ddl di riforma del processo civile che appare al momento inidoneo ad affrontare i gravi problemi della Giustizia Civile, paralizzata, anch’essa, dall’insufficienza di risorse, Giudici, mezzi e personale amministrativo. Infatti la prospettata riforma si propone di abbreviare i tempi processuali mediante il sacrificio di fondamentali facoltà difensive ed istruttorie. Anche il silenzio serbato su problemi ordinamentali e processuali nelle materie della famiglia e dei minori, con plurimi Giudici e procedimenti, spesso paralleli e talora sovrapposti, denotano un concreto limite della dichiarata libertà riformatrice;

– manifesta il timore che questo approccio induca una visione secondo la quale la Giustizia risulta ostacolata dagli strumenti e dalle garanzie di difesa, il che oltre a non essere rispondente al vero è irrispettosa dei principi su cui si fondano i nostri valori sociali, espressi dalla Costituzione e oggetto di accordi internazionali;

– ricorda inoltre la necessità di preservare il delicato equilibrio sotteso alla separazione dei Poteri dello Stato, che impone a ciascuno di essi il rispetto delle proprie competenze e limiti, a garanzia dell’autonomia e dell’indipendenza di ciascuno di essi e del funzionamento corretto del sistema. In questo quadro si contestano le esternazioni pubbliche del Presidente Cass. Dott. Davigo, il quale anziché serbare quella necessaria terzietà che la sua alta carica dovrebbe suggerire, tanto più in un momento di vivace confronto in sede politica, interviene sui media con prese di posizione forti che potrebbero condizionare sia l’opinione pubblica che lo stesso Legislatore. Mediante tali esternazioni risultano gravemente offesi il ruolo dell’Avvocatura, il valore del processo penale, la tutela degli imputati e il rispetto della Costituzione della Repubblica. Nel contempo il Consiglio evidenzia che le risultanze dell’attività giudiziaria del Circondario di Arezzo, così come registrate anche sotto il profilo statistico e documentate puntualmente dalla Presidenza vicaria del Tribunale, possono solo confermare che i problemi della Giustizia richiedono anzitutto l’impiego di Magistrati, di personale amministrativo e di idonee risorse necessarie per fronteggiare e supportare sia l’esercizio dell’azione penale che le esigenze di una rapida definizione dei processi. Basti considerare che nella realtà dove si opera si è determinato, per plurime coincidenze, uno spaventoso vuoto di organico sia dei Magistrati togati sia di personale amministrativo. Tale situazione sta già creando una grave situazione nella gestione quotidiana di processi penali e delle cause civili, che, in assenza di pronta e efficace soluzione mediante copertura dei posti vacanti, potrebbe determinare a breve il collasso dell’intera macchina processuale.

Ciò rilevato, con la presente, il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Arezzo:

– invita le Istituzioni a garantire pronta e ferma riflessione sul fondamento dei principi costituzionali, evitando di adottare riforme disorganiche, che possano simulare una realtà inesistente e dissimulare i reali problemi sottesi al funzionamento dell’accertamento della responsabilità penale entro termini utili alla funzione propria della pena volta alla rieducazione e al reinserimento sociale della persona;

– invita l’Avvocatura italiana – in ogni sua espressione, primariamente nelle sue rappresentanze istituzionali (CNF e OCF) e nelle Associazioni Forensi – a rimanere unita, ricercando un confronto e prospettando soluzioni condivise al fine di svolgere in modo efficace il ruolo di garante delle conquiste che la storia e la Costituzione hanno assegnato alla funzione dell’Avvocato, nonché rimarcando nelle sedi e forme idonee come inaccettabili e censurabili esternazioni come quelle del Dott. Davigo;

invita, inoltre, le Istituzioni e le Rappresentanze politiche ed amministrative del circondario di Arezzo ad ascoltare e confrontarsi su questo richiamo, sia per quanto riguarda gli aspetti legislativi e di riforma sia per quanto attiene il nostro delicato contesto territoriale, affinché ciascuna di esse, secondo il proprio ruolo e le proprie funzioni, si adoperi per ricercare le opportune soluzioni ai gravi problemi sopra evidenziati”.

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