Claudio Santori presenta “Gnicche e gli altri”, banditismo del periodo post-unitario

Brevi note biografiche del bandito:

Nato ad Arezzo nel 1845, Federigo Bobini proveniva da una famiglia umile, e già all’età di 19 anni si fece notare dai carabinieri per aver organizzato una piccola banda dedita al crimine; derubò addirittura suo padre, e i successivi furti gli valsero un aprima condanna nel 1865.
Uscito di prigione, continuò a dedicarsi alla vita da fuorilegge.

Nel novembre del 1869 colpì a morte il carabiniere Luigi Gnudi che aveva circondato assieme ai colleghi la casa della sua fidanzata Francesca Borghesi, presso cui si stava nascondendo.
Fuggito ai carabinieri, pochi giorni dopo assalì violentemente due persone nelle campagne tra Cortona e Bettolle, a scopo di rapina.
Nell’agosto del 1870, inoltre, sparò a un passante dopo una diatriba presso Ponte alla Chiassa, ferendolo gravemente.

Gnicche venne catturato dai carabinieri nell’ottobre del 1870, scovandolo presso un nascondiglio nelle campagne aretine.
Durante il processo annunciò di voler collaborare con la giustizia, ma approfittò nel tempo guadagnato per evadere dal carcere.

La sera del 14 marzo 1871, infine, il brigante venne scoperto dai carabinieri nei pressi di Tegoleto.
Venne catturato, ammanettato e portato verso la caserma; tentando una disperata via di fuga, Gnicche venne poi colpito da una pallottola di fucile sparata dai carabinieri, e ferito all’altezza dei reni.
La ferita fu letale, tanto che il brigante raggiunse la caserma che era già morto.

La figura del bandito, divenuta presto una leggenda popolare, si colorì di tutti quegli elementi che, in un tempo di grande caos economico, sociale e politico, rendono attraenti agli occhi di molti le figure di chi vive una vita al di fuori delle regole, fatta di grandi rischi, passioni e violenza.

Si tramandano numerosi aneddoti sulla sua vita.
Si dice che fosse un galantuomo con le donne, ed ebbe certamente molte relazioni appassionate.
Anche riguardo agli episodi di violenza e spavalderia la sua vita è costellata di aneddoti.

La sua importanza è celebrata anche dal punto di vista architettonico: lungo la strada per San Fabiano si può trovare la Torre di Gnicche, (nella foto) che secondo la tradizione era uno dei nascondigli del brigante.
Le sue gesta venivano diffuse nelle feste paesane o nei mercati, le sue storie erano protagoniste dei canti improvvisati in ottava rima durante le veglie.

Anche se queste memorie del mondo rurale si vanno perdendo, è tuttora possibile sentire qualcuno apostrofare un bambino birbante dicendogli: “Sei peggio di Gnicche”

 

 

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