L’assurdo divieto di consegna della “Medicina per l’anima” a domicilio
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Tra le varie attività alle quali uno ha il piacere di dedicarsi nel tempo libero ritengo che la lettura di un buon libro sia di gran lunga quella che riserva le maggiori soddisfazioni. Ho avuto la fortuna di avere due splendidi genitori, due caratteri diametralmente opposti, ma due esseri umani che sono riusciti a non farmi mancare quelle attenzioni delle quali avevo necessità. Se ne sono andati troppo presto, quando ancora avevo bisogno di loro, da questo punto di vista mi ritengo sfortunato, la loro assenza a molti anni dalla loro morte è ancora pesante. Mia madre era appassionata di letteratura, è lei che mi ha trasmesso l’amore per i libri. Non c’era compleanno che non mi presentassi a casa sua con un romanzo, stando attento a rispettare i suoi gusti che ormai conoscevo. Appena finito di leggerlo ne parlavamo e questa è la parte che ricordo con maggiore nostalgia.
In questi giorni lavoro da casa e appena posso sprofondo nella lettura di un romanzo. Attualmente sono completamente preso da “Furore” di John Steinbeck, una pietra miliare della letteratura americana, scritto alla vigilia del 1939, ma di una attualità sconcertante. Se volete capire come da sempre la dignità dei più deboli viene calpestata, come un lavoratore viene sfruttato e mal pagato, questo è il libro giusto.
Avevo appreso con grande entusiasmo della decisione di lasciare aperte le edicole e le librerie, alcune si erano organizzate e avevano attivato il servizio a domicilio, anche qui ad Arezzo. Un numero da chiamare, i consigli di un libraio e la consegna a domicilio dei libri scelti al telefono dal lettore. Ieri la marcia indietro, il decreto parla chiaro, serrande abbassate e servizio impossibile da mettere in atto. L’emergenza per questa pandemia, che spaventa ogni giorno sempre di più, esige regole da osservare per il bene e la salute della collettività. Però mi chiedo: se è possibile farlo per le pietanze, perché non per la letteratura? I librai non chiedono la riapertura, ma il servizio a domicilio, un brevissimo esperimento che si era rivelato fortunato. Tra l’altro alle librerie è impedito, mentre Amazon, come spesso accade, ha mano libera fino al 26 marzo, giorno della ipotetica riapertura delle attività. Nella preparazione dei pacchi e nella consegna dei libri i rischi sono praticamente gli stessi. La nuova legge sulla promozione del libro, varata a gennaio 2020 a tutela i diritti delle librerie indipendenti, è stata una boccata d’ossigeno, adesso di fatto è un passo indietro inquietante: chiusura e impossibilità di consegnare i libri a domicilio. Stiamo affrontando con molta fatica una delle peggiori pandemie con uno dei peggiori governi della storia repubblicana, una classe politica totalmente inadeguata per una crisi sanitaria di questa portata. Spero in un ripensamento, questa restrizione non ha un senso, la cultura è un tratto distintivo dell’Italia, una risorsa fondamentale per questo paese. C’è un’iscrizione sopra la porta della Biblioteca di Tebe, in Grecia: “Medicina per l’anima”, non credo ci sia da aggiungere altro.