Fase 3, tutte le tappe nel futuro dell’Ospedale San Donato Ar24Tv
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L’oggi è rappresentato dal rientro delle Chirurgie: venerdì scorso il robot e adesso le attività ordinarie mentre quelle d’urgenza sono già riprese. “Abbiamo ritrovato un San Donato diverso ma eguale“, ha commentato Marco De Prizio, direttore di Chirurgia a nome di tutti i suoi colleghi. “L’esperienza decentrata al CCT (Centro Chirurgico Toscano n.d.r.) è andata bene e ringraziamo sia la nostra direzione che quella della clinica per averci messo nelle condizioni di lavorare al meglio“.
Il rientro delle chirurgie consente di passare dall’oggi al domani. “Il San Donato è il pilastro di un nuovo progetto di sanità pubblica basato su ospedale e territorio“, ha detto il direttore generale della Asl Toscana sud est, Antonio D’Urso. “Sottolineo pubblica nella convinzione che quella privata e accreditata abbia un ruolo integrativo e non sostitutivo. In ogni caso, se fossimo ad un concerto, ad Arezzo il direttore d’orchestra sarebbe il San Donato“.
Un ospedale che l’Asl prepara fin d’ora ad una nuova e possibile emergenza. “Quella che sta declinando l’abbiamo affrontata bene e abbiamo anche imparato molto. Quindi, qualora se ne presentasse una seconda, manterremo questo ospedale aperto: i pazienti con patologie diverse dal coronavirus hanno e avranno gli stessi diritti dei pazienti COVID. Già da domani lavoreremo per potenziare i posti letto sia in Malattie Infettive che in Rianimazione. I nuovi locali saranno individuati nelle stesse palazzine dei reparti e per questo stiamo già individuando una nuova e adeguata sede per l’Ufficio Tecnico“.
Infine, per quanto riguarda la visione strategica del San Donato, il direttore generale ha annunciato gli interventi sul medio e lungo periodo. “Stiamo mettendo a punto un progetto complessivo come Asl con il massimo coinvolgimento degli operatori e che discuteremo in un primo momento, ovviamente, con la Regione Toscana. Poi ci sarà la valutazione e la condivisione con gli stakeholder locali, ad iniziare dalle istituzioni“.
“Vogliamo delineare il futuro della sanità aretina. Iniziando prima possibile con gli interventi necessari sulle strutture, ad esempio adeguamenti antisismici e climatizzazioni. Ma il progetto sarà di ampio respiro e non ipotizziamo semplici spostamenti, ma una nuova filosofia di organizzazione degli spazi che sia basata sulla coerenza dei percorsi. L’obiettivo è rendere la vita più semplice ai cittadini e il lavoro migliore ai nostri operatori”.
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Una filosofia condivisa. Giancarlo Sassoli, presidente CALCIT: “Siamo d’accordo sul fatto che serva un piano generale della sanità in città. Fondamentali saranno i dettagli e i tempi di realizzazione“. Lorenzo Droandi, presidente dell’Ordine dei medici: “Bene la riorganizzazione dell’ospedale e del territorio. Lo sviluppo di quest’ultimo è il primo baluardo per contrastare l’assalto e l’uso improprio dell’ospedale. Le cure intermedie sono un elemento fondamentale al quale assegnare la massima attenzione“. Giovanni Grasso, presidente dell’Ordine degli infermieri: “L’emergenza ha consentito la riscoperta della figura dell’infermiere e quindi del suo ruolo e della sua collaborazione con il medico. La carenza infermieristica era nota prima del COVID e l’Asl Toscana sud est ha realizzato una nuova e forte immissione di professionalità, per di più a tempo indeterminato. Con l’introduzione dell’infermiere di famiglia e comunità saranno fatti ulteriori e importanti passi in avanti“.
Una nuova sanità aretina sta quindi acquisendo fisionomia. In fondo al calendario in fase di aggiornamento rimane un piccolo rettangolo bianco. È lo spazio per un assegno sul quale Antonio D’Urso avrebbe già una cifra da scrivere, una volta ovviamente terminata la fase della progettualità: 25 milioni di euro. Il tema delle firme in calce a questo assegno sarà all’ordine del giorno nei prossimi mesi.