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lunedì | 24-02-2025

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Categorie contro categorie

E’ la conferma di quello che avevo previsto da tempo, dopo l’attacco alle misure del governo (non tutte comprensibili), dopo le manifestazioni di piazza, arriva un’ulteriore bastonata alla tenuta nazionale, col tentativo di mettere categorie contro categorie, autonomi contro dipendenti, poveri contro poveri.
Un azzardo pernicioso, perché fondato su basi all’apparenza solide: è sicuramente vero che alcune categorie, in particolare quelle del lavoro autonomo, ma anche dipendenti di aziende private e tutta una fascia che ricomprende il lavoro precario, stiano pagando un prezzo salatissimo alla pandemia. Mentre altri, dipendenti pubblici per primi, mantengono lo stipendio con forme di lavoro agile mal compreso da una parte dell’opinione pubblica.
Tuttavia è sbagliato, per non dire di peggio, soffiare sul fuoco del disagio e della rabbia per allargare il solco che divide i cittadini. Quand’è che si capirà che siamo tutti sulla stessa barca? Questo significa tapparsi la bocca? No, vuol dire affrontare le cose non solo con la parola, ma anche con l’esempio. Per esempio ritengo sbagliata l’idea di proclamare uno sciopero dei dipendenti pubblici. E’ vero che ci possono essere ragioni sindacali, ma saggezza vuole che ci si renda conto che manca il sostegno sociale ad una iniziativa di questo tipo.
La fase che stiamo attraversando è così delicata che basta una scintilla per farla esplodere, per questo dalle rappresentanze istituzionali sarebbe lecito aspettarsi maggior responsabilità, anche in questo caso con l’esempio. Se sacrifici devono essere fatti, che siano sacrifici per tutti.
In Grecia, quando ci fu la grande crisi, fu fatta una scelta drastica: la riduzione per un certo periodo di stipendi pubblici e pensioni. Ma se così deve essere, che paghino tutti i garantiti, nessuno escluso, si riducano i premi assurdi dei grandi dirigenti di stato, le indennità dei Parlamentari, dei Consiglieri Regionali, dei Consigli di Amministrazione delle aziende pubbliche e, lo dico al sindaco Mario Agnelli, anche le indennità dei sindaci. Mi risulta infatti che perfino lui, al di là di quel che predica, rientri nella fascia dei garantiti, visto che ogni mese percepisce un compenso che vale quanto uno stipendio. Occorre essere coerenti con le cose che si dicono, altrimenti viene il sospetto che certe affermazioni si facciano solo per prendere qualche like in più su Facebook. Una cosa legittima per Chiara Ferragni, meno giusta per un Sindaco, un Presidente di regione, un parlamentare che rappresentano lo Stato.

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