In Casentino è a rischio la caccia al cinghiale in braccata: Ricci scrive a Giani
Secondo i dettami del vigente Dpcm, infatti, nelle aree arancioni di cui la Toscana entrerà a far parte da domenica l’esercizio venatorio potrà svolgersi nel solo territorio di residenza o domicilio del cacciatore, con problemi di grossa entità per la caccia al cinghiale in braccata. Questa tipologia di attività venatoria, organizzata in squadre, diventerà impossibile, considerato che ci sono squadre composte da iscritti che risiedono o sono domiciliati in un comune e hanno il terreno di caccia loro assegnato in un altro comune.
“Per loro chiediamo di concedere l’esercizio della caccia al cinghiale in braccata nel territorio di fatto assegnato alla squadra, anche in virtù dei dettami del citato Dpcm che stabilisce che, se un’attività non sospesa non è esercitabile nel proprio comune, la stessa potrà esercitarsi anche fuori da questo“, si legge nella lettera indirizzata a Giani.
Ricci infatti ha voluto ricordare che il cinghiale crea ingenti danni alle produzioni agricole in corso ed è fonte di pericolo per l’incolumità pubblica a fronte degli incidenti stradali che causa. “Se il cacciatore non potrà disporre dell’intero territorio assegnato alla squadra a cui appartiene, le squadre di fatto non potranno cacciare e le problematiche si intensificheranno“, ha concluso il presidente dell’Unione dei Comuni Montani del Casentino a nome di tutti i sindaci, nella speranza che venga presto trovata una soluzione.
Foto dalla pagina Facebook di Lorenzo Remo Ricci