Evviva: via al vaccino anche per la variante. Per quella dell’Olmo ancora niente
Belle la pavimentazione e l’illuminazione ammodernate. Però a tutti sono cascati gli occhi (e qualcos’altro…) alla vista delle “panchine”: chi le ha pensate di illuminato – a differenza della piazza – ha avuto veramente poco. Si tratta di strani blocchi di pietra cementata, brutti quanto il Fei che sbadiglia con un ascesso. Più che a sedersi sono adatti a butolassi, favorendo così il bivacco più che la pausa. Speriamo che venga piantato qualche albero per fare ombra sulle sedute, altrimenti nei mesi di calura e solleone ci si potrà fare il barbecue, stendendoci sopra salsicce, costolicci e spiedini senza accendere il fuoco né ricorrere alle griglie di Lignano. Così, dato che grazie alla Regione alla stazione di treni se ne fermano pochi e che per ora dal Comune non sono state fatte nemmeno le fermate per i bus, avremo un motivo per sostare nella nuova piazza: cuocere la ciccia e due rocchi!
Gli acquisti si sono svolti in modo abbastanza regolare, con strade affollate ma distanze mantenute sia fuori che dentro ai negozi. Fra i regali più ricercati abbigliamento, gastronomia e telefonia ma, ispirandosi alle panchine davanti alla stazione, i doni last minute sono stati quasi tutti grate e gratelle in vista dell’estate. E veniamo al Natale, che ad Arezzo è passato in tranquillità. Già alla Vigilia l’arcivescovo Fontana aveva raccomandato ai fedeli di videochiamarsi, tenendo conto della lontananza per i pranzi. La maggioranza delle immagini con la bazza unta dal brodo dei tortellini era conforme al suggerimento, però in numerosi spezzoni di filmati la frase predominante era “Buon Natale una sega!“. Monsignor Fontana avrebbe mascherato tali esclamazioni mettendo in luce l’esortazione della comunità ad esaltare il mestiere del falegname tanto caro a San Giuseppe. A proposito di religione, apprezzato anche il gesto del vescovo di aggiungere la statuina dell’infermiera tra pastori e Re Magi nel presepe. Se Fontana ci è riuscito, come mai la Asl in questi anni non ce l’ha fatta con le assunzioni negli ospedali?
Il Natale degli aretini è stato festeggiato principalmente in famiglia. Visto che da tempo si sapeva che non ci saremmo potuti muovere, molti in settimana avevano commentato: “Se se deve stare in casa, almeno grandinasse!“. Ci ha pensato Babbo Natale, imbiancando la città. Al termine dei pasti, la bafagna ha preso il sopravvento e su tanti divani si è cominciato a spippolare sugli smartphone. Ecco l’elenco delle app più scaricate in quelle ore: APPaligginassi, APPienocomeunuovo, APPorannoi, APPortailcanefori, APPortailpanettone, APParecchia e APPardecoglioni, la più gettonata in assoluto. C’è chi ha provato ad organizzare la tombola online su Zoom, ma dire “me c’ha pisciato!“, “ruma!” o “sto per uno” da remoto non dava soddisfazione. Tutto è finito all’imbrunire, quando qualche temerario ha provato a fare due passi fuori, ma i più sono stati quelli che ogni tanto rintufavano il pane nel sugo dei crostini. Fine giornata davanti alla tv per “Una poltrona per due“, che a forza di guardarlo può essere ribattezzato “Un divano per sette o otto“.
Dal 27 dicembre partiranno pure ad Arezzo le prime vaccinazioni, una bella notizia! Questo vaccino dovrebbe fornire una protezione efficace anche dalle nuove varianti inglese, sudafricana e asiatica del virus. Dalle nostre parti invece sono anni che siamo in attesa della variante dell’Olmo per snellire il traffico cittadino. Però per quella il vaccino non serve, perché la variante ancora non l’ha vista nessuno.
Siamo agli sgoccioli del 2020. Quest’anno più che di tirare le somme fa venire voglia di tirare i moccoli e ne festeggeremo il finale tra mille restrizioni. Tanto vale preparare il cenone di San Silvestro a base di semolino, barbina, purè e brindare con lo Schoum. Faremo i botti con la bocca, semmai qualche girandola o fischione. I fischiotti invece solo al sugo… Non vi montate la testa. Oggi è Santo Stefano, che fu il primo martire. A tal proposito, ci piace immaginare il dialogo in Paradiso fra San Donato e San Gennaro, triste per il recente mancato miracolo del sangue liquefatto. Di sicuro il nostro patrono gli consiglierebbe: “Vieni ad Arezzo. Ti mostro le nuove panchine della stazione… Vedrai come t’arbolle il sangue subito!“. Del resto San Donato sa benissimo che a star dietro a quel che succede nella nostra città c’è da perderci il capo!
Come sempre chiudiamo con l’oroscopo: dopo lo scorso anno, per scaramanzia, in pochi fanno previsioni. Ma ipotizzare che il 2021 sarà migliore del 2020 è come picchiare uno che caca. Evidentemente anche gli astri usano metafore aretine!