Note sacrileghe sui fatti americani
Non per giustificare. ma per capire.
Capire che dietro a quella folla di sciagurati c’è un’opinione pubblica, milioni di persone pronte a scusare, per non dire sostenere, quei disgraziati con le corna di bisonte e le facce patibolari che hanno assalito il Congresso americano.
Un’opinione pubblica cresciuta nell’incertezza, nell’abbandono, indottrinata dagli opinion maker di Tv e social, incattivita dall’incapacità di governare una globalizzazione che, insieme a tanta ricchezza, ha portato disillusione e impoverimento.
Con le dovute differenze, è quello che è successo anche da noi, dove la politica ha dismesso la sua funzione in favore della tecnocrazia e i risultati (negativi) si toccano con mano.
Per questo non bastano le condanne dei fatti americani: possiamo condannare quanto vogliamo, ma se non andiamo alle radici del male non risolviamo nulla. La radici si chiamano immiserimento del ceto medio, difficoltà per le piccole imprese, credito bancario ristretto, precarietà dei contratti di lavoro, scambi commerciali sbilanciati. Tutto questo prima della crisi indotta dal covid-19, oggi è anche peggio. E allora i fatti americani, al di là dell’ordinaria follia che mostrano, sono un sintomo da cui trarre insegnamento.
La prima cosa è mettersi nei panni di chi sta male.
Leggo adesso della chiusura di un calzaturificio in Valdarno, con i lavoratori in cassa integrazione speciale, preludio al licenziamento. Di casi come questo, con aziende più o meno grandi che hanno serrato i battenti, ne sono accaduti a decine nella nostra provincia.
Nel completo disinteresse interi comparti sono arrivati sull’orlo dell’estinzione: dal manifatturiero all’edilizia ed altri segnalano crisi profonde, come il piccolo commercio e l’artigianato.
Proviamo per un secondo a trasformarci in un padre di famiglia che, dall’oggi al domani si ritrova senza stipendio, magari con dei figli da mandare a scuola, avrà diritto o no ad essere incazzato? Avrà diritto o no a ricevere delle risposte, al di là della solidarietà che non costa nulla?
La politica aveva ed ha questa funzione: trovare delle soluzioni. E se queste non arrivano è normale che si alimenti il populismo e che la facciano da padroni nelle amministrazioni pubbliche i clown e gli illusionisti, almeno quelli strappano una risata.
Il nodo è che la politica ha smesso di essere scienza e arte di governare ed è diventata qualcosa d’altro. Un calderone dove si mescolano ambizioni personali, piccole e grandi antipatie, mediazioni al ribasso, inciuci di varia natura. Nessuno si meravigli, la politica è, è stata e sarà anche questo, ma non può essere solo questo. Ed allora, visti da questa lente, i fatti americani prendono un’altra forma. Detto in parole povere o si torna a ragionare in termini diversi oppure anche qui ci ritroveremo con i bisonti cornuti che prendono d’assalto le istituzioni.