Una poltrona che scotta per due: Silvia Chiassai o Ginetta Menchetti per la Provincia di Arezzo

Sono i giorni dell’ “Abbiamo abolito la povertà” del vice premier Di Maio: roba da tramandare ai posteri.
Del feroce dibattito intorno alla manovra “del popolo” gialloverde: assistenzialista, utilizzando l’indebitamento pubblico. Stiamo per spendere, ancora una volta nella nostra storia, quello che non abbiamo, fino ad un rapporto deficit/pil del 2,4% (per la cronaca, illo tempore Renzi parlava del 2,9%).
Chi, anche dati alla mano e sommessamente, fa notare l’insostenibilità della manovra, viene impallinato.
Giù a testa bassa. D’altronde, si dice, “se finora non ha funzionato, proviamo in un altro modo, poi l’ho promesso e io le promesse le mantengo”.

Le critiche alla manovra economica arrivano, in ordine più o meno sparso, da Forza Italia, con i deputati aretini D’Ettore e Mugnai impegnati a raddrizzare a più riprese l’azione dei “ragazzacci” del Governo, vedasi le battaglie in Parlamento sul “milleproroghe”.
Critiche anche da FdI e dal Pd.

Già, il Pd, o quello che ne rimane.

Incapace di amministrare anche se stesso, figuriamoci se in grado di comporre una parvenza d’opposizione. Quanto accade a livello aretino  è emblematico della situazione generale.
Arezzo è sempre stata “avanti”, antesignana di trend poi diventati nazionali. Circoli che insorgono in ordine sparso e non votano per il Congresso regionale “per mancanza di confronto, poca condivisione e trasparenza”: Castiglion Fiorentino, Lucignano, Cortona
Un malessere diffuso della base, che alle amministrative del 2019 porterà il centro destra a completare l’opera di sradicamento della sinistra dai luoghi di potere già avviata con successo in Toscana.

Muro contro muro anche sulla candidatura alla presidenza della Provincia, da presentare entro il 10 ottobre, quindi ieri.
Si narra di riunioni accesissime (un eufemismo) in Piazza Sant’Agostino per la scelta di chi dovrebbe correre per la “scottante” poltrona di Roberto Vasai.
I fronti sono sempre gli stessi: i “renziani” e la cosiddetta “vecchia guardia”, una guerra in famiglia che interessa zero e produce altrettanto.
A tal proposito, le dichiarazioni del segretario provinciale Albano Ricci sono illuminanti: “Siamo capaci di dividerci e discutere anche su come dividerci”. Da incorniciare.
Epico. Assoluto.

Alla fine un candidato, anzi, una candidata, ci sarà.
I “renziani” sarebbero generosamente pronti a concedere alla “vecchia guardia” la scelta del nome, in quanto si tratta di “Un ruolo problematico, la Provincia ha ancora deleghe importanti e nessuna risorsa per farvi fronte”.
Tutto porta verso Ginetta Menchetti, sindaco di Civitella in Valdichiana, scelta da un lato per convinzione dai più critici contro Renzi e poi perché terminerà il suo mandato nel 2021 (secondo le nuove norme i candidati debbono avere di fronte almeno un altro anno di mandato).

Il centro destra ha già le idee chiare e convergerà, con buone possibilità di successo, sull’attuale Sindaco di Montevarchi, Silvia Chiassai.

Non ne ha bisogno, ma ci permettiamo sommessamente un suggerimento: se le cose non cambiano e dal DEF non usciranno risorse per la sicurezza di strade, ponti scuole, su cui paradossalmente la Provincia continua ad avere “competenza”, la nuova presidente faccia suo l’esposto cautelativo alla procura della Repubblica del presidente uscente Roberto Vasai.

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