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domenica | 23-02-2025

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La politica scaccia le teste migliori

Sia chiaro, non vanno a fare gli eremiti, semplicemente decidono di svoltare e mettere la loro esperienza, le loro capacità e intelligenza al servizio di un altro progetto.
Qualcuno sostiene che hanno usato la politica come una rampa di lancio. Non la vedo così, semmai questa faccenda è il sintomo di una brutta malattia: mentre un tempo la politica attirava le teste migliori, oggi le allontana. Questo è il punto su cui riflettere, il resto è aria fritta. E la cosa peggiore è che questo accade in uno di quei momenti storici che non è esagerato definire epocali. Siamo, infatti, davanti a un’occasione irripetibile. Quella che si sta delineando in Italia e in Europa è la più importante operazione di politica economica dal dopoguerra ad oggi. Da noi si tratta di rimettere in piedi un Paese che nel 2020 ha ridotto la ricchezza nazionale di quasi il 9 per cento ed ha perso mezzo milione di posti di lavoro oltre a centinaia di migliaia di piccole imprese.
In questo scenario la politica arranca e arretra, non per paura, che di sfrontato coraggio alcuni ne hanno fin troppo, ma per palese inferiorità culturale, che significa inadeguatezza e impreparazione a governare processi complessi. Non a caso, come ho già scritto, nei posti di governo che contano ci sono solo tecnici, militari o ex poliziotti. Qualcosa vorrà pur dire!
La politica paga da un lato la mancata selezione di una classe dirigente e dall’altro l’assenza di un disegno strategico. L’incapacità di capire che, al di là dell’attimo fuggente in cui si nutrono clientele, lobbies e gruppi di pressione, occorre indicare un progetto fondato su valori e prospettive solide.
In piccolo questo declino della decisione politica si avverte anche nelle nostre contrade. Avete sentito qualcuno tra partiti politici, amministratori e sindaci neo melodici che si ponga domande sul futuro? Tentano di farlo le categorie economiche, la Camera di Commercio, le associazioni, ma il fronte della politica pare sordo e muto. Si perde in dispute che ricordano le baruffe chiozzotte di goldoniana memoria. E intanto il mondo, nonostante la pandemia, riprende a correre e chi si ferma è perduto.
Verrebbe quasi da dare ragione al generale De Gaulle quando sosteneva che “la politica è una faccenda troppo seria per essere lasciata ai politici”. Era una battuta, ma mi pare che in giro ci sia chi la sta prendendo sul serio, perché la natura e il governo aborrono il vuoto e qualcuno occupa sempre gli spazi liberi.

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