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domenica | 23-02-2025

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Turismo da ripensare, la grande occasione dei piccoli borghi. Uniti alla città

Stavolta, partendo dai numeri, mi è presa voglia di dare un’occhiata al comparto turistico, un segmento di economia che anche nella nostra provincia iniziava ad avere un peso importante. I dati nazionali, in questa stagione di pandemia, sono impressionanti: -60% di fatturato, -53% di prenotazioni, -51% di presenze che si traducono in 192 milioni di turisti scomparsi. Questo significa, per farsi un’idea, che tre punti di PIL su quasi nove persi nel 2020 vengono da qui, con tutto quello che ne consegue in termini di occupazione.
Purtroppo non bastano e non basteranno le riaperture per far tornare a splendere il sole. Le riaperture di attività commerciali e ristorazione sono essenziali per la ripartenza, ma per recuperare il terreno ci vorrà del tempo. Un ritorno del turismo ai livelli pre-crisi, dicono gli esperti, non avverrà prima del 2023 o 2024. E qui entra in ballo un altro ragionamento che carica la politica e chi governa, dal più piccolo comune al governo nazionale, di grandi responsabilità.
Forse è ora di farla finita di rifugiarsi dietro l’alibi della pandemia per fare poco o niente, è arrivato il momento di rimboccarsi le maniche e pensare al dopo. Per far cosa? Semplice, da un lato per recupere i ritardi nelle infrastrutture di trasporto e nella promozione, dall’altro, nel nostro piccolo, per capire cosa serva davvero al territorio.
E’ possibile costruire una strategia seria, in grado di promuovere Arezzo e le sue vallate?
Lo so, è faticoso progettare, occorrono competenze e cultura, doti che mancano a buona parte di chi oggi si occupa di cosa pubblica. Eppure di ricchezze ne abbiamo tante in provincia di Arezzo: un patrimonio culturale enorme, percorsi e destinazioni per il turismo dolce, luoghi di spiritualità. Abbiamo la possibilità concreta di realizzare cammini, piste ciclabili, itinerari tra arte, natura e gastronomia e abbiamo i nostri borghi. Questo lungo periodo pandemico ha fatto riscoprire il valore delle piccole cittadine, non solo come luoghi di vacanza, ma anche, grazie al telelavoro, come luoghi di residenza.
I piccoli borghi, uniti alla città, possono rappresentare una soluzione per dare una mano al turismo compromesso dalla crisi Covid-19. Ma per far questo ci vogliono idee, non basta proporre improbabili viaggi pindarici su internet o spot sulle TV. Occorre rianimare i centri storici, dando sostegno alle attività commerciali, prevedere aperture di musei e monumenti fino a tardi, tragitti tra paesi, reti museali, pacchetti vacanze integrati. Insomma, occorre la capacità e la voglia di unire marketing e cultura.
Se poi vogliamo continuare a perdere tempo, aspettando che qualcun altro decida per noi, siamo liberi di farlo, ma non potremo poi lamentaci se il futuro ci volterà le spalle.

Foto: Arezzomedia

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