La fine di un allevamento “etico”, chiude il caseificio “LatteAmore”: 500 animali in estrema necessità
Si cercano rifugi, privati, fattorie, oasi disponibili ad accogliere capre, pecore, maiali, mucche e tori. La coordinatrice della rete dei rifugi italiani, Sara d’Angelo: “Questa vicenda è la prova che l’allevamento etico e responsabile non esiste: latte e formaggio fanno anch’essi parte della filiera della carne, con la quale condividono lo sfruttamento e l’uccisione degli animali”
“LatteAmore” e “Oasi Leonardo”, due realtà che negli ultimi anni hanno raccontato di allevamento “etico”, chiudono lasciando in condizioni di estrema necessità quasi 500 animali: per capre, pecore, mucche, tra cui molte mamme con i vitellini, tori e anche alcuni maiali non ci sono risorse adeguate per il mantenimento e le cure veterinarie.
Nei mesi scorsi la Rete dei Santuari di animali liberi aveva risposto alla richiesta di aiuto di una volontaria impegnata ad accudire gli animali dell’azienda Podere il Prato, che produceva i formaggi con il marchio “LatteAmore” a Castiglion Fibocchi, in provincia di Arezzo, ed è stata l’unica a impegnarsi per portare in salvo gli animali, mentre altre associazioni hanno rinunciato.
“Non nascondiamo che anche noi avremmo voluto farlo – dichiara Sara d’Angelo, presidente dell’associazione Vitadacani e coordinatrice della Rete dei santuari, che riunisce 14 rifugi in Italia per animali salvati dal macello e da altre forme di sfruttamento – . Dopo lo sconforto iniziale abbiamo trovato la forza e la determinazione necessarie per impegnarci in un programma di svuotamento dell’allevamento, prima che venissero prese misure drastiche o attuati interventi diversi da istituzioni e magistratura”.
I santuari della Rete impegnati nel progetto sono VitadaCani di Milano, Ippoasi di San Piero a Grado (Pisa) e La Tana del Bianconiglio di Castiglione d’Orcia (Siena).
“Già le prime pecore e capre sono partite per le nuove case, dove vivranno libere per sempre senza dover produrre alcunché – dice Susanna Panini responsabile del rifugio Ippoasi – . Ma le vite da salvare sono ancora tante e per questo cerchiamo rifugi, privati, fattorie, oasi disponibili ad accogliere capre, pecore, maiali, mucche e tori. Si tratta di un’operazione senza precedenti che coinvolge quasi 500 animali, per ogni posto che verrà trovato una vita sarà al sicuro”.
Per la Rete dei santuari la vicenda di “LatteAmore” è l’occasione per far tacere ogni dubbio sugli allevamenti che si definiscono etici o sostenibili. “Se mai ce ne fosse stato bisogno – afferma Ludovica Lombardini, responsabile del rifugio La Tana del Bianconiglio – questa vicenda è la prova che l’allevamento etico e responsabile non esiste: latte e formaggio fanno anch’essi parte della filiera della carne, della quale sono sottoprodotti, e sono indissolubilmente legati ad essa, condividendone lo sfruttamento e l’uccisione degli animali. Gli ultimi cuccioli, figli di questa gestione, stanno nascendo o sono nati da poco. Poi sarà tutto finito”.
Anche l’azienda, dando notizia oggi della chiusura dell’attività sui propri canali social, dichiara che “l’allevamento etico non è sostenibile, a meno di avere fondi inesauribili per coprirne gli enormi costi”.
La Rete dei Santuari lancia quindi un appello per dare agli animali un futuro come individui liberi, trovando per loro delle sistemazioni in rifugi ma anche presso privati, dove non vengano più sfruttati in alcun modo e possano semplicemente vivere felici. Intanto alcuni veterinari attivisti si stanno occupando di sterilizzare tutti i maschi delle diverse specie.
Chi potesse adottarne anche solo uno o piccoli gruppi familiari può scrivere alla mail info@animaliliberi.org.
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