Insultato e picchiato al grido “frocio di merda”. Brutta disavventura per un giovane in corso Italia ad Arezzo

Un sabato sera come tanti, nonostante siano le 21,30 fa ancora caldo, Giacomo sta camminando lungo Corso Italia, la strada dello struscio serale aretino, sta raggiungendo i suoi amici che lo aspettano in piazza San Michele per dare vita ad una manifestazione a favore dei diritti degli animali.

Giacomo è un attivista di Anonymous for the Voiceless, un’organizzazione di base per i diritti degli animali specializzata in attivismo di strada costituita nell’aprile 2016 a Melbourne, in Australia. Ad una cinquantina di metri dal luogo di ritrovo incrocia un gruppo di 7/8 ragazzi, tutti giovanissimi, uno dei quali gli grida “frocio di merda”. Giacomo si ferma e gli chiede quale sia il problema mantenendo la calma, la risposta non si fa attendere: “il problema è che sei un frocio di merda e devi sparire”. Giacomo non si muove, ma il giovane ragazzo lo incalza e lo colpisce con due pugni al volto. Nessuno del gruppo dell’aggressore si muove per difenderlo. Si fermano delle persone che intervengono, arrivano anche i suoi amici accorsi dalla vicina piazza San Michele e si mettono in mezzo per evitare il peggio. L’aggressore si allontana, interviene la Polizia che nel frattempo era stata chiamata da un passante. “Io non lo conoscevo – precisa Giacomo – non l’avevo mai visto in vita mia, sono riuscito a ritrovarlo dopo un’ora in piazza Sant’Agostino. A quel punto ho chiamato di nuovo la Polizia che lo ha fermato e identificato. Lui ha inizialmente negato, poi quando è stato contraddetto da alcuni testimoni ha tentato pateticamente di cambiare versione accusando me di averlo spinto e quindi di averlo provocato”.

Sei stato al pronto soccorso?

“Ci sono andato dopo l’identificazione dell’aggressore, mi hanno refertato quattro giorni di prognosi”.

Quindi adesso conosci il nome del giovane che ti ha aggredito, che è stato identificato e denunciato.

“Si, però non voglio renderlo pubblico, non ritengo giusto creare una gogna mediatica nei suoi confronti. È una persona cresciuta in una società sbagliata e malata, all’interno della quale fin da piccoli ti abituano a categorizzare: la normalità è rappresentata dalla eterosessualità, il resto è devianza. Tutte queste informazioni, questi input, contribuiscono a creare il soggetto omofobo”.

Il parlamento sta discutendo in questi giorni il disegno di legge Zan, voluto dal centrosinistra per combattere l’omofobia, una battaglia di civiltà.

“Il centrodestra sta tentando di svuotarne il contenuto cercando di modificare la legge omettendo l’identità di genere. Io sono stato aggredito proprio per aver mostrato la mia identità di genere, per come ero vestito, non perché avessi per mano il mio attuale compagno. Dal mio abbigliamento hanno dedotto il mio orientamento sessuale, quindi non è stato un attacco omofobo. Quello dell’identità di genere è un passaggio fondamentale e fanno bene Partito Democratico e Movimento 5 Stelle a non cedere di un millimetro”.

Hai subito altre violenze?

“Ne subisco continuamente, violenze verbali, molestie sessuali, mi mettono le mani addosso, mi riprendono per strada con il cellulare senza il mio consenso, non sono libero di camminare vestito come mi pare, è diventato un incubo. Ho l’ansia ogni volta che devo uscire di casa, se sento qualcuno che mi cammina dietro accelero istintivamente il passo”.

A parte il brutto episodio di ieri, c’è stata qualche aggressione particolarmente violenta che ti ha lasciato il segno dal punto di vista psicologico?

“Non ricordo con esattezza che anno fosse, era poco prima di una Giostra del Saracino. Ero partito a piedi da piazza Sant’Agostino per raggiungere piazza San Giusto dove si svolgeva la settimana del quartierista. A circa metà strada un gruppo di ragazzi con i fazzoletti biancoverdi del quartiere di Sant’ Andrea mi accerchiarono iniziando ad insultarmi perché secondo loro ero vestito in maniera non normale. Dopo gli insulti iniziarono a toccarmi, a spingermi e a deridermi. A fatica riuscì a divincolarmi e a scappare. In quella brutta occasione nessuno mosse un dito in mia difesa nonostante fosse pieno di gente, ieri invece in molti sono intervenuti per difendermi e per darmi un supporto morale”.

Denunciasti l’accaduto?

“Non lo feci perché molte persone, anche a me vicine, finirono con il colpevolizzarmi perché ritenevano che il mio abbigliamento non fosse consono, che alla fine me la fossi cercata. Una vicenda da incubo con un risvolto tristissimo”.

Come vedi il futuro Giacomo?

“Ho 22 anni, mi sono appena laureato in scienze e tecniche psicologiche a Firenze, sogno un mondo migliore di questo dove la tolleranza, il rispetto e la solidarietà siano valori che non vengano mai messi in discussione”.

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