Hospice, parte l’esperienza Agazzi. Restano molte le questioni da chiarire

Il dott. Pierdomenico Maurizi ha lavorato tutta la vita nella struttura ed è stato il primo ad attivarsi per l’Hospice di Arezzo, “sfrattato in piena pandemia”. Una raccolta firme con migliaia di adesioni e un’attenzione quotidiana sulla vicenda. Ospitiamo il suo intervento, alla luce delle ultime novità

“E così l’Hospice di Arezzo – o più correttamente ciò che ne resta – si trasferisce oggi presso l’Istituto Privato di Riabilitazione Madre della Divina Provvidenza di Agazzi, a qualche chilometro dall’ Ospedale San Donato.

Ne ha dato l’annuncio a mezzo stampa il Direttore Generale dell’Azienda Sanitaria Toscana Sud Est il 22 luglio scorso.

C’è un contratto di due anni, e almeno per tale lasso di tempo si pensa che l’Hospice non subirà più sfratti.

E’ doveroso ringraziare il Direttore Generale per questa soluzione, in verità assai tardiva (trovata 17 mesi dopo il primo sfratto) e che sospetto non sarebbe arrivata senza il Vostro aiuto.

Fin qui l’aspetto positivo.

Ragioniamoci un po’ su.

1. Il Direttore Generale, sempre il 22 luglio, specifica che l’Istituto di cui sopra è in possesso di “autorizzazione/accreditamento quale struttura di riabilitazione funzionale per soggetti portatori di disabilità fisica, psichica e sensoriale in regime residenziale”. E certo che è così! Se così non fosse, l’Istituto non potrebbe neanche chiamarsi “Istituto di Riabilitazione”! Non mi è chiaro perchè siano stati resi noti questi requisiti…di certo non ha tutti  i requisiti indispensabili a far sì che una struttura sanitaria possa essere definita Hospice! Comunque, la struttura è dignitosa ed ha il pregio di tenersi l’Hospice per contratto almeno per  2 anni.

2. I posti letto passano da 6 ad 8. Sembra un guadagno e lo sarebbe se fosse stato aumentato anche il personale (Infermieri ed OSS). Ora, basta fare una semplice divisione N° posti letto / N° operatori per capire che così stanti le cose si riduce il tempo che ogni operatore può destinare al paziente….

3. In base all’accordo, la ASL TSE fornirà, tra le altre cose, medici e infermieri. Ciò significa che gli OSS (Operatori Socio Sanitari) li fornirà l’Istituto. Di sicuro saranno OSS competenti, ma non formati alle Cure Palliative, alla terminalità e ai processi del morire. Perchè la ASL ha deciso di rinunciare ai suoi OSS dell’hospice, che erano in possesso sia della formazione che della competenza che dell’esperienza? Quindi siamo di fronte, di fatto, ad una riduzione sia numerica che qualitativa del personale. Perché? Vuoi scommettere che c’è di mezzo ancora l’emergenza pandemia, che ormai risulta buona per qualsiasi cosa?

4. Sempre il Direttore Generale afferma che la soluzione Agazzi “continuerà a garantire le prestazioni “…”in attesa della definizione del progetto definitivo e della conseguente realizzazione della nuova struttura nella parte dell’area Pionta di proprietà della ASL”.

Facciamo due conti facili facili. Il 24 giugno, il Direttore Amministrativo afferma che, causa la vigente normativa, per avere il nuovo Hospice occorrono minimo 32 mesi. La convenzione tra ASL e Istituto Agazzi ha la durata di 24 mesi. Quindi, o c’è già in programma di rinnovare tale convenzione oppure il Direttore Amministrativo si è sbagliato e possiamo avere il nuovo Hospice in 24 mesi. Ho un sospetto (legittimo credo), ma non è questo il momento per esporlo.

La realtà è che 32 o 24 mesi che siano, ancora la ASL non ha detto da quando potremo iniziare a contarli, perchè ancora non esiste niente di definito, né riguardo al dove costruire l’Hospice (area Pionta è un po’ tropo puerilmente generico, mi sembra), né come, né a chi affidare i vari necessari  progetti. Quindi, un piccolo passo avanti (mooooolto tardivo in verità) è stato fatto, ma per il resto siamo alla famosa aria fritta!

5. Nessuno della ASL ha ritenuto rendere pubblico perchè, a pandemia conclusa, Hospice ed Oncologia non possono tornare ognuno nella “sua casa” per le quali abbiamo già speso 2 milioni di euro. Tale soluzione avrebbe permesso di non gettare al vento quanto speso e di non spendere di nuovo alcuni milioni per avere un Hospice (che c’era già), chissà come e soprattutto chissà quando. Non pretendo certo che i vertici aziendali diano la risposta al sottoscritto, ma, visto che si spendono soldi pubblici – cioè nostri – sarebbe “carino” conoscere perché questi soldi vengono spesi in un modo invece che in un altro. Aggiungo che mi sembra che anche la politica aretina non si sia affatto appassionata a questo argomento. Boh, probabilmente sono io ad essere un po’ fuori dalle realtà politiche di questo territorio e se è così Vi prego di scusarmi.

Grazie per l’attenzione e buon riposo! Alla prossima”.

Pierdomenico Maurizi

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