Giostra in bolla decisa da una bolla. Per il Vescovo Saracino a Spoleto. Calcio aretino col navigatore
È stata la prima Giostra in bolla e probabilmente da una bolla è stata decisa, visto il probabile difetto della lancia che ha permesso al pur meritevole Quartiere di Colcitrone di portare a casa la Lancia D’oro, che, bontà loro, era bella e intera. Passerà alla storia perché è la prima (e ultima) corsa a Spoleto, come ha detto il Vescovo Fontana in una memorabile gaffe, forse invidioso di Don Matteo che a Spoleto c’è di casa. In effetti se don Matteo fosse ad Arezzo, fare Piaggia di Murello in bicicletta e in discesa è difficile sia per Sua Eccellenza che per Terence Hill, o forse perché a Spoleto Sua Eccellenza era stato Vescovo in passato, e quindi mentre si accingeva a dare la benedizione a chi andava a prendere a botte il Buratto, a lui la botta è venuta di nostalgia… E a proposito di Spoleto, dove c’è il festival dei due Mondi, questa Giostra passerà alla storia anche come la Giostra dei due Mondi, dove in un mondo si poteva andare a vedere la sfilata e in un altro mondo (Corso Italia) non si poteva fare! Cose… dell’altro mondo! C’è chi si è scandalizzato delle botte e dei cazzotti in Piazza, ma il vero cazzotto in un occhio è stato vedere Piazza Grande senza posti in piedi, Corso Italia senza pubblico e i festeggiamenti in Duomo senza che il popolo vincitore potesse entrare a festeggiare insieme ai figuranti. Anche perché chi voleva una Giostra senza assembramenti o zuffe o scene di gioia, forse la Giostra stessa non la conosce e la Giostra stessa non sarebbe stata tale.
Il Sindaco ha detto che è stata una Giostra al bacio, e infatti lui ha baciato, al limite della limonata, (dopo aver avellato per giorni sulle norme di sicurezza e prevenzione) il sorpreso Rettore di Colcitrone durante la consegna della Lancia d’Oro, il quale, dopo aver rotto la lancia, ha anche avuto il bacio del Sindaco… due botte di culo in un colpo solo! Altro che le botte in Piazza! Onore dunque ai vincitori e anche ai vinti. Meno onore a chi la Giostra (con ragione) aveva dichiarato che non doveva essere corsa, ma poi si è presentato in Piazza, sia col costume, sia in tribuna, per poi, il giorno dopo, contestare ancora; neanche il Buratto avesse avuto le gambe, avrebbe ringambato così!
È stata anche la settimana con protagonista il calcio e la squadra dell’Arezzo. Dapprima è stato annunciato il girone con le squadre che la squadra amaranto affronterà in questa stagione, con località al limite dello sconosciuto. Impostando alcuni navigatori satellitari sul nome e sulle strade per raggiungere alcune di queste località, sullo schermo del navigatore è apparsa la scritta: “ME VIEN DA RIGETTARE!”. Poi la squadra dell’Arezzo ha affrontato in amichevole quella del Lerchi e ha perso per 3 a 1. L’ultima volta che una squadra sportiva di Arezzo aveva perso con una di Lerchi era stato 28 anni fa in una battuta di caccia al cinghiale tra una squadra di cinghialai aretina ed una di Lerchi. Dopo una sfida equilibrata ebbero ragione gli umbri solamente al verro di spareggio.
Poi il 10 settembre, l’Arezzo ha festeggiato i suoi 98 anni, ma da troppo tempo la “festa” all’Arezzo continuano a farla più i suoi dirigenti che i suoi tifosi. Auguri Arezzo, ne hai bisogno!
Altro avvenimento che ha caratterizzato la settimana aretina è stata la tradizionale “Fiera del Mestolo”, con anche qui divieti e misure di sicurezza da osservare da venditori e clienti. Tra le più curiose, quella di dover consumare panini e altre cibarie senza stazionare su tavoli o luoghi e quindi, in movimento. Saputo questo, molti aretini si sono organizzati per mangiare in movimento, improvvisando canzoni e stornelli in rima, a ritmo di salsa, meneito, Jerusalema ecc., per poter mangiare e muoversi allo stesso tempo. I testi di questi balli dicevano così: “Un panino con la porchetta, con la cudenna e doppia fetta. E me raccomando non se sbagli, tanti fegatelli e pochi agli” . “La gente è nervosa e a stare in piedi s’incazza, si calma solo se la crosta è gustosa e gli unge la bazza”. O anche: “A me me dia i brigidini e non me ne dia pochini; me ce ne vuole un secchio anche se ‘un son de Lamporecchio” E poi “quanto è bono il croccante, specie se hai i denti buoni, e sennò prendi gli spumini e te cavi dai coglioni”. Oltre alla parte culinaria, la Fiera presenta, come da tradizione, alcuni strumenti domestici innovativi, utili In cucina e in casa. Ha avuto molto successo la grattugia elettronica programmabile, che può tagliare il formaggio a fettine, a grani, a polvere, a nebbia e a cazzo. Impostandola in lingua aretina, quando sei arrivato alla crosta ti dice: “Oh torsolo è finito! È l’ora de arcomprallo!” Interessante anche il “Concia insalata, col separatore della terra. Aggiungendo 5 euro c’è anche l’Acappabachi, utile per chi ha in casa dei pescatori.
C’è poi la scopa pulisci parquet col manico che si smonta a scatto. Lo smontare al volo il manico serve per darlo in tempo reale sul groppone a chi entra in casa con le scarpe motose. Molto visitata anche la zona animali con uccelli e passere prese d’assalto da donne e uomini. Andato a ruba fin dal primo giorno l’arizza/uccelli, anche se la gente ha capito troppo tardi che si trattava di un sollevatore per pennuti, in modo da pulire il fondogabbia.
E per finire l’oroscopo: se ultimamente avete rapporti in difficoltà coi segni di terra… andate alla Fiera e comprate il conciainsalata!