L’Arezzo si ferma. In classifica e sul campo
Il Follonica-Gavorrano ha certamente giocato la partita perfetta, ma certe prestazioni si preparano durante la settimana nella testa e nella disposizione tattica. Il giovane allenatore dei rossoblu (confermata la passione per le divise inguardabili) ha inaridito le fonti del gioco aretino, studiando una gabbia intorno a Strambelli, sistematicamente raddoppiato e schermando la linea di passaggio ad Aliperta. Poi aggressività a tutto campo a togliere il tempo agli avversari e tanta corsa. Davanti a questa interpretazione, l’Arezzo si è persa. Foggia e Sparacello si sono trovati isolati, senza rifornimenti per le loro caratteristiche e quindi sono naufragati nell’arcigna retroguardia di casa. Mancino e Sicurella poco hanno fatto e le falle in difesa hanno completato l’opera. Si tratta comunque della prima sconfitta, niente per cui stracciarsi le vesti e che potrebbe anzi essere una lezione utile, se correttamente analizzata. C’è però un dubbio che aleggia: le prime uscite, a parte il modesto valore delle avversarie confermato dalla loro attuale classifica, sono state vinte con l’estro di Strambelli a guidare il gioco. Già contro il Foligno, l’avversario ha preso le misure e NS7 si è trovato marcato stretto e limitato. Aliperta ha piedi sapienti ma mobilità limitata. Anche lui, se attaccato, va in difficoltà. L’Arezzo, spente queste luci, non sa proporre gioco in alternativa. Gli esterni di centrocampo non ci sono, quelli di difesa sono tra i punti deboli in campo. La manovra corre via lenta e impacciata se non ci sono le accelerazioni del “7”, Foggia è spesso troppo lontano dall’area di rigore. Sparacello, dopo un buon esordio ha ridotto il suo contributo. L’assetto difensivo, già parso debole nei suoi elementi, è fragorosamente crollato davanti ad un’azione organizzata, così come aveva “ballato” contro le incursioni del Foligno. Come si diceva, nessun dramma, ma la necessità di una riflessione sul modo di stare in campo e sulle possibili alternative tattiche da approntare per evitare il rischio di diventare prevedibili e quindi più facilmente arginabili. Domenica si deve ripartire, perché l’obiettivo e l’imperativo non cambiano.