Arezzo, col Cascina bella reazione. E a quello con la maglia numero 7 che gli vuoi dire?
Scorie mentali residue dopo la sconfitta di Gavorrano, buona disposizione tattica studiata da Polzella, fatto è che l’Arezzo dei primi quarantacinque ha collezionato almeno tre nitide palle gol, ma ha fatto dannatamente fatica a costruire qualcosa di plausibile dalla tre quarti in avanti. Troppi palloni in orizzontale, troppi cross fuori misura. Paradossalmente (ma neppure troppo) due delle ghiotte opportunità di sbloccare la partita sono arrivate con azioni di rimessa, mentre poco si è riusciti a fare in fase di costruzione. Ad inizio ripresa però l’Arezzo ha calato gli assi. Un affondo di Mastino ha generato un bel cross sul quale Sparacello ha fulminato in rete. Il Cascina ha accusato il colpo e concesso un metro di troppo a Strambelli, che si è esibito in un ottimo scambio rapido con Sparacello ed ha scaraventato in porta il pallone del 2-0. Erano trascorsi 4 minuti e 50 secondi dall’inizio del secondo tempo e la partita si è chiusa lì. Il Cascina ha provato generosamente a giocarsela ancora, ma il divario era oggettivamente netto a favore della squadra di Mariotti. Alla fine il passivo a carico dei pisani è stato alimentato da un’altra prodezza di Strambelli, poteva essere arrotondato da almeno un calcio di rigore se il mediocre arbitro Cardella di Torre del Greco non avesse interpretato a modo suo un paio di uscite dubbie del portiere ospite su Muzzi ed infine se Foggia non fosse rimasto l’unico sulle cui spalle sono rimaste le streghe di cui si diceva, che devono averci messo la bacchetta per fargli fallire tre buone opportunità. La risposta che si voleva insomma c’è stata. Si può osservare che si è vinto più facendo leva sulle individualità che su un gioco fluido, ma constatare che i giocatori più importanti si prendano sulle spalle la squadra e la guidino al successo nei frangenti in cui affiorano delle difficoltà, è un aspetto non secondario, quando, come nel nostro caso, c’è da andare a vincere un campionato. Il ritorno di Pinna ha dato sicurezza alla difesa (uno come Paride partite come questa le gioca con una gamba sola…) e bene ha fatto anche Campaner utilizzato come esterno di difesa a sinistra; l’ex Sangiovannese è apparso più tosto di Ruggeri in fase difensiva, sebbene la prestazione vada messa anche in relazione con il valore non eccelso dell’avversario di turno. Bene Lomasto (ma non è una novità). Ancora difficoltà per Aliperta, schermato dal fitto centrocampo ospite nel primo tempo: il play basso risente di una limitata mobilità che ne condiziona le prestazioni. Bene Mancino, come quasi sempre nel suo forsennato contributo dinamico e agonistico nel quale non manca la qualità. Bravo Sparacello a sbloccarla (un gol pesante il suo) e poi a quello con la maglia numero 7 che gli vuoi dire? A volte irrita con qualche tocco di superficialità, accentua magari qualche fallo subìto, ma resta quello al quale la squadra si affida per dare un senso al gioco e quando si accende lui la partita cambia faccia (e storia). Ora ci attende la trasferta di San Giovanni Valdarno con gli azzurri travolti dal San Donato Tavarnelle e teoricamente vittima sacrificale sul cammino della squadra amaranto. Prevedibile un’altra migrazione del tifo aretino, anche questa volta magnifico trascinatore della squadra, alla volta delle non lontane tribune del “Fedini”.