Qualità della vita: Parma al vertice, Firenze in top ten, Arezzo guadagna 15 posizioni

La Toscana

Popolazione, Affari e lavoro, Ambiente, Sicurezza, Salute, Tempo libero e Reddito: sono questi i parametri dell’indagine metodologica annuale del quotidiano economico Italia Oggi-La Cattolica per la misurazione della Qualità della vita nelle province italiane. Importante il salto che ha fatto Firenze: da 31^ a sesta, ma anche Arezzo (inserita nel Gruppo 2, con un punteggio finale di 747,16) non scherza, passando dall’anonima posizione 48 di un anno fa alla più soddisfacente 33^, con un + 15 di tutto rispetto. La prima delle province toscane è Firenze, sesta a livello nazionale, seguita da Siena (12^), poi Pisa (25^), la sorprendente Grosseto (31^) e quinta delle toscane Arezzo (33^ piazza nazionale). A ruota l’umbra Terni, mentre Perugia è distante, occupando solo  la 52^ posizione. Torniamo in Toscana: Prato è tra le province che perdono più posizioni. Anche Pistoia è tra le poche città del Centro Nord che si trovano nella metà inferiore della classifica insieme a Vercelli, Rovigo, Rimini, Como, Asti, La Spezia, Imperia, Alessandria e appunto Prato. Siena si conferma al primo posto nella classifica del tempo libero e turismo, riaffermando i piazzamenti conseguiti nelle passate edizioni, così come Rimini, Aosta e Verbano-Cusio-Ossola, mentre Grosseto si piazza in quinta posizione.

La top ten in Italia

  • Parma
  • Trento
  • Bolzano
  • Bologna
  • Milano
  • Firenze
  • Trieste
  • Verona
  • Pordenone
  • Monza

Ricchi e poveri: Milano la più ricca, Crotone la più povera

Ma quali sono le province più ricche? Per scoprirlo basta guardare la classifica su Reddito e ricchezza che comprende il reddito medio annuale pro capite, il reddito medio annuale pro capite dei lavoratori dipendenti, le pensioni medie e la ricchezza patrimoniale. In testa troviamo così Milano seguita da Trieste, Bologna, Parma e Bolzano. Le province ‘più povere’ sono invece Cosenza, Catania, Agrigento, Napoli e Crotone.

Le grandi città del Nord scalano la classifica della qualità della vita 2021, analizza il quotidiano economico Italia Oggi. Non a caso al primo posto si posiziona Parma, che guadagna ben 39 posizioni rispetto allo scorso anno. Un importante balzo in avanti lo fanno anche Torino, Milano, Trieste, Bologna e Firenze. Al contrario le realtà più piccole, e non solo quelle del Sud, sembrano quest’anno scivolare lungo un piano molto inclinato. Tra le province che perdono maggiori posizioni troviamo infatti Como, L’aquila, Belluno, Udine, Varese, Rovigo, Prato, Benevento, Fermo, Rieti e Nuoro. Il motivo di questo sconvolgimento è duplice: da una parte le metropoli hanno dimostrato di saper affrontare meglio la pandemia da Covid-19, tanto che, pur essendo state nel 2020 penalizzate da questa emergenza, nel 2021 hanno saputo riprendersi con maggior rapidità, dimostrando una resilienza più accentuata rispetto a quella dei centri di minori dimensioni. Il secondo motivo è metodologico: ci si è accorti infatti che la classifica degli anni scorsi finiva per sovrappesare un indicatore, quello della Popolazione (che contiene le classifiche di densità demografica, emigranti, morti in percentuale, immigrati, istruzione, nati vivi in percentuale, e numero medio dei componenti della famiglia) rispetto a tutti gli altri e si è deciso quindi di ridimensionarlo attribuendogli un peso uguale o di poco superiore ad Affari e lavoro, Ambiente, Sicurezza, Salute, Tempo libero e Reddito: probabilmente anche questo ha contributo a migliorare la posizione dei grandi centri rispetto ai piccoli.

Rimane invece costante, anzi si accentua, la distanza tra le province del Nord e quelle del Mezzogiorno. Basti pensare che tra le realtà del Centro-Sud solo Perugia, Macerata, Ascoli Piceno, Ancona, Terni, Grosseto e Fermo sono nella prima metà della classifica, mentre solo dieci province del Nord sono nella metà inferiore: Vercelli, Rovigo, Prato, Rimini, Como, Asti, La Spezia, Imperia, Pistoia e Alessandria.

Un discorso a parte meriterebbe Roma, unica tra le grandi città ad essere fuori dal gruppo uno (quelle dei migliori) e a non guadagnare posizioni, perdendone anzi quattro (passa dal 50 al 54esimo posto).

A questo punto il problema di fondo del Paese è probabilmente quello di capire come sia possibile gestire al meglio i fondi del Pnrr di fronte ad un Mezzogiorno sostanzialmente incapace di reagire alla crisi sanitaria, ma anche sociale, politica ed economica che ha investito l’Italia, evitando che queste risorse si disperdano nei soliti mille rivoli di un clientelismo ostile a investimenti e innovazione, mentre le metropoli del Nord hanno già innestato una marcia in più e si preparano a recuperare il terreno perso. Un problema politico, oltre che sociale, dal quale dipenderà il futuro prossimo del Paese.

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