Sanità, le proposte di un gruppo di esperti. Remaschi: “Necessari provvedimenti urgenti”
Il documento si conclude con i riferimenti bibliografici relativi ai modelli proposti e l’elenco delle prime cinque delibere che il partito di Calenda si attende nei prossimi sei mesi da Giani, Bezzini e dalla nuova direzione generale, in cui ripone molto fiducia.
“La Giunta sta procedendo in modo troppo lento, affrontando un problema per volta secondo una logica sequenziale e non sistemica come invece l’emergenza che stiamo vivendo vorrebbe. Le difficoltà oggettive dì gestione della pandemia non possono giustificare i ritardi nel rinnovo delle direzioni e l’assenza di una visione del servizio sanitario che non c’è. Inoltre senza avere un piano di riordino degli ospedali e del territorio, le richieste fatte al governo di più risorse di personale, assolutamente necessarie, sono poco credibili se non basate su una riorganizzazione del sistema.” – dice Remaschi.
Ancora tanti gli sprechi in una organizzazione in cui la confusione è andata aumentando con la pandemia. Inoltre, l’assenza di regole chiare tra settore pubblico e privato, spesso differenti tra azienda e azienda, non favorisce le sinergie.
Ecco i punti più rilevanti delle proposte presentate.
Pensare di gestire il servizio sanitario regionale senza un organismo tecnico scientifico di governance (è proposta l’istituzione di una agenzia regionale di sanità pubblica) significa favorire che le decisioni si basino più sulla ricerca del consenso piuttosto che sulle esigenze dei cittadini. Necessità di un maggiore equilibrio e chiarezza di responsabilità tra governance politica e clinica. Ritenere di potere gestire l’attuale situazione senza poter contare su un rinnovo delle direzioni aziendali, prorogate di mese in mese, indebolisce notevolmente la capacità di governo regionale.
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Immediata l’esigenza di un piano di riordino degli ospedali che devono operare in sinergia con il territorio e le case di comunità. In particolare la rete dell’emergenza-urgenza deve poter contare su personale sanitario specializzato, con adeguata esperienza e capacità di lavoro in team. E’ suggerito di applicare alcuni dei modelli organizzativi che tengano conto dei bisogni di salute dei cittadini e della loro esperienza di cura.
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Introduzione di un sistema di valutazione dei risultati delle cure erogate piuttosto che chiedere solo di aumentare i volumi di prestazioni spesso inappropriate.
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Favorire il team working impiegando da subito i MMG nei dipartimenti dell’emergenza sui codici bianchi e verdi e la consulenza geriatrica nelle RSA. Questo potrebbe limitare i ricoveri impropri. Il tele-monitoraggio già adottato in alcune aree potrebbe rilevarsi utile e va introdotto saggiamente con delle sperimentazioni ad hoc.
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Sostenere i tanti giovani operatori entrati nel SSR ancora specializzandi o neo specialisti con la formazione mediante simulazione e affiancamento, utilizzando anche come coach medici e infermieri andati di recente in pensione. In particolare il personale delle USCA, da potenziare e disporre in modo strategico sul territorio, dovrebbe avere una supervisione e supporto da parte di medici e infermieri esperti.
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Affidare a una commissione universitaria la messa a punto di un programma di pianificazione degli accessi alle scuole di specializzazione in base ai programmi, favorire nella assunzione per le aziende ospedaliere universitarie operatori sanitari con una elevata propensione alla ricerca. E’, nel prossimo futuro, sarebbe opportuno affidare la formazione degli specializzandi, mediante un sistema di certificazione, anche alle strutture ospedaliere che hanno dimostrato alti livelli di qualità delle cure e di ricerca.
“Un’analisi accurata del sistema per una riforma del sistema sanitario regionale non è rimandabile: dobbiamo iniziare subito. È necessario investire nella conoscenza della realtà regionale, il che vuol dire dati epidemiologici, organizzazione e logistica ma anche ascolto dei bisogni specifici dei cittadini e dei loro movimenti, al di fuori di quel modello di rappresentanza istituzionale creato dalla nostra regione che non favorisce la capacità di esprimere efficacemente le proprie idee.
Ecco il perché di questo nostro importante contributo che speriamo l’amministrazione regionale voglia “cogliere”, conclude Remaschi.