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lunedì | 23-12-2024

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Una task force europea sulla respirazione assistita dai professionisti della Pneumologia di Arezzo

Francesco Bologna, viene da Chiusi, ed è un paziente della grande ondata covid
“Quando ho incontrato il Covid ho avuto febbre alta e tosse che non lasciava respiro, mi sono affidato al medico di famiglia ma purtroppo dopo una settimana sono stato ricoverato all’ospedale di Arezzo con polmonite bilaterale interstiziale sars-covid2.
Mi sono ritrovato così a “soffrire” la fame d’aria, alle tre di notte con febbre altissima. In ospedale mi hanno subito messo il “casco Elmet” con ossigenazione forzata. Lo staff sanitario mi ha continuamente sostenuto, accudito e la loro competenza mi ha aiutato ad uscire dal “tunnel”.
Per due settimane ho avuto la maschera. Non potevo mangiare autonomamente né alzarmi ma solo flebo ed ossigeno. Per un malato in quelle condizioni avere dei professionisti preparati, disponibili, gentili e di profonda sensibilità umana è stato indispensabile.
Nella mia memoria sono rimaste immagini e voci che continuavano a dirmi “Dai Francesco, forza che guarirai ed andrai a casa presto, non mollare”. Ma il covid è subdolo e non mi ha mollato neppure dopo le dimissioni dall’ospedale. Fortunatamente sono stato seguito con grande costanza dai sanitari, mi è stato dato un numero di telefono che potevo chiamare ogni volta che avevo bisogno, e questo avviene anche oggi, a distanza di anni, anche se i miei parametri sono buoni. Posso solo dire che ho trovato dei grandi professionisti che ringrazierò sempre e sempre ricorderò.”

Milena ha 87 anni e soffre da tempo di difficoltà respiratorie ed è dovuta ricorrere all’ossigenoterapia convenzionale (quella con lo stroller, la macchinetta che eroga ossigeno attraverso il tubicino che arriva al naso, quello che in gergo viene chiamato ‘occhialini’) e negli anni ha avuto anche la necessità di brevi degenze e visite di controllo.
“Durante il mio ultimo ricovero mi è stata diagnosticata una BCPO cronica, una patologia che mi costringe a restare sempre attaccata ad una macchina di ossigeno. Ho avuto subito il timore di dover restare ricoverata in ospedale per lungo tempo. Ma l’equipe medica di pneumologia mi ha supportata e grazie a loro ho iniziato una nuova terapia domiciliare in telemedicina rimanendo a casa. Ho avuto l’opportunità di essere assistita dall’infermiera Case Manager via telefono e attraverso messaggi sul cellulare e sempre seguita da un coordinamento che comprende il medico di base e l’equipe di pneumologia territoriale.
L’utilizzo di questa tecnologia mi ha permesso di poter restare a casa senza dover ricorrere a lunghe degenze ospedaliere e mi ha garantito una qualità di vita soddisfacente potendo condurre con normalità le azioni quotidiane, benché assistita da una caregiver.
Oggi posso leggere e guardare la tv stando seduta in poltrona, parlare al telefono, consumare i pasti a tavola e ricevere visite da parenti e familiari. Ho riconquistato le mie piccole autonomie in sicurezza, poiché so che gli specialisti che si occupano del mio caso sono facilmente raggiungibili, conoscono bene le mie condizioni e non mi considerano un numero, ma una persona a cui dare supporto.”

Al San Donato sono circa 300 i pazienti seguiti dalla pneumologia, sia con BPCO in ventilazione meccanica domiciliare tramite sistema di telemonitoraggio (progetto supportato dal Calcit tramite la Fondazione Cesalpino che permette tramite un case manager la identificazione di un caregiver che viene addestrato per poter applicare la maschera in modo corretto) sia in UTIP.
Ciò ha anche risvolti favorevoli in termini di risparmio di risorse e di prevenzione per accessi in rianimazione. Le loro storie e i loro percorsi aiutano a comprendere il valore della ricerca e dell’applicazione di nuove metodologie di cura.
Il reparto di Pneumologia dell’Ospedale San Donato in questi settori è in prima linea nella ricerca a livello europeo.

Due nello specifico i contributi di Arezzo:
il primo riguarda l’impiego della ventilazione non invasiva in maschera per la terapia notturna domiciliare dei pazienti con Bronco Pneumopatia Cronica Ostruttiva (BPCO), la principale malattia correlata al danno da fumo (che include bronchite cronica e enfisema polmonare);
Il secondo è inerente l’impiego del sistema di “alti flussi” nasali per il trattamento dell’insufficienza respiratoria acuta da differenti cause. Questo sistema, non invasivo, ha la capacità di migliorare la funzione del polmone, prevenire il peggioramento e ridurre il ricorso alla intubazione e ricovero in Rianimazione, ed è altresì evidenziata la sua efficacia nelle polmoniti gravi inclusa quella da COVID 19.

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