Arezzo, niente a che spartire col gioco del pallone

Lo stesso è stato per i propositi bellicosi dell’Arezzo nell’anticipo contro il Trestina, naufragati prima contro la rabbiosa determinazione dei padroni di casa e poi nella consueta inconsistenza caratteriale. La somma delle due ha portato l’ennesima sconfitta in trasferta, anche questa come le precedenti senza attenuanti. E’ mancato l’Arezzo sul piano del gioco, dell’intensità, della determinazione. Il primo tempo è stato giocato più a calci che a calcio, accettando di scendere sul piano dell’agonismo senza mai far pesare quelle qualità tecniche che sulla carta pure ci sono. Per 45 minuti non si è visto un solo tiro in porta da parte dei ragazzi di Sussi, con un Persano che a distanza di due anni ha confermato le perplessità già sollevate nella pur avvincente stagione di Dal Canto, un Calderini nervoso oltre il limite di guardia (tanto da beccarsi un giallo che gli farà saltare la partita di mercoledì) ed uno Strambelli evanescente e persino irritante nel suo continuo protestare verso l’arbitro (mediocre come molti in categoria, ma non solo a danno nostro). Quando nella ripresa il Trestina ha concretizzato una bella azione in velocità (con la difesa al solito tagliata come il burro), la squadra si è disciolta nel timido sole di fine gennaio che illuminava solo la corsa e la voglia dei ragazzi umbri. Il 2-0 era nell’aria ed è arrivato a sancire la differenza mentale più che fisica e tecnica tra i bianconeri e gli amaranto. Ennesima errata lettura su palla inattiva, per la cronaca. La reazione non c’è stata, né di volontà né di nervi, a dispetto di qualche interpretazione più benevola. Era evidente che sul doppio vantaggio la squadra di Pierotti si sarebbe messa in modalità gestione ed in effetti, ad eccezione di una conclusione di Strambelli parata senza affanno ed una botta di Cutolo a lambire il montante, l’Arezzo non ha saputo costruire alcunché; è stato, anzi, ancora il Trestina a sfiorare la terza marcatura, evitata solo con l’aiuto della traversa. A fine partita il diesse Tromboni è apparso stranito e arreso, Sussi quasi rassegnato. La cosa più scioccante è che pare di risentire le frasi di un anno fa, con grandi dichiarazioni di intenti durante la settimana e clamorosi fallimenti all’appuntamento con il campo. Certamente la batosta di Città di Castello mette la parola fine alle speranze di riacchiappare il primo posto, non tanto perché ciò sia precluso dalla matematica (anzi), ma perché questa squadra pare (ed anche qui è un sinistro “deja vu”) la copia di quella naufragata 12 mesi fa, senza palle, senza cuore, senza idee. In tarda serata la notizia del richiamo di Mariotti e dell’esonero di Sussi, ennesima tappa lungo un tragitto di follie che niente hanno a che spartire con il gioco del pallone.

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