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sabato | 19-04-2025

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Festa di castagnatura: una ricorrenza troppo importante per cancellarla dal calendario di uno dei borghi più belli d’Italia

Una ricorrenza troppo importante per cancellarla dal calendario di uno dei borghi più belli d’Italia, circondato dai boschi del Casentino, fatto di pietra e una storia abbastanza singolare.

Fondato dai Longobardi, vocato al commercio delle armi dal feudatario locale nel Medioevo, dopo decenni di abbandono Raggiolo rinasce nel Cinquecento grazie a un gruppo di coloni venuti dalla Corsica. La castagna è al centro dell’alimentazione e dell’economia di questa comunità da secoli. Lo sa bene la Brigata di Raggiolo. L’associazione ha un nome gagliardo e vanta oltre 200 soci; oltre a organizzare la festa, cura il sito Internet del borgo e pubblica un giornale in doppio formato, online e cartaceo. Tutto nell’ottica di tenere lontano lo spettro dello spopolamento e mantenere unita nel corso dell’anno la comunità, sparpagliata in varie città d’Italia ma ancora attaccata alla sua comune radice còrsa.

«Esclusi pochi casi, i Raggiolatti di oggi sono i pronipoti degli antichi abitanti di Raggiolo che hanno restaurato la casa di famiglia: non sono estranei», sostiene Paolo Schiatti, presidente della Brigata di Raggiolo.

Bianca: Che importanza ha la castagna nel presente e nel passato di Raggiolo?

Paolo Schiatti: Nel gergo di Raggiolo la castagnatura è il periodo in cui si raccolgono le castagne, in questa parola c’è tutto quello che gira intorno alla semplice castagna. Raggiolo è stata la piccola patria delle castagne: un tempo decine, centinaia di ettari intorno al borgo erano coltivati tutti a castagni. Esiste addirittura un tipo di castagna che si chiama “raggiolana”, selezionata dai Conti Guidi nel Duecento.

Bianca: Il Museo della Castagna è una delle sedi dell’Ecomuseo del Casentino. Cosa guadagna Raggiolo da un progetto del genere?

Paolo Schiatti: Il bilancio è molto positivo: il Museo della Castagna di Raggiolo fa un po’ più di 5mila visitatori all’anno. È un centro molto vivace, dove vengono organizzate tante attività di tipo culturale e sociale, e fa vivere il paese soprattutto nel periodo estivo e durante la castagnatura. Oltretutto quest’anno è stato allargato diventando il Museo della Castagna e della Transumanza. Insieme alla lavorazione delle castagne, la principale attività locale era la pastorizia. A Raggiolo c’erano migliaia di capi di pecore che d’estate stavano al Pratomagno e in autunno se ne andavano in transumanza in Maremma, 8 giorni di viaggio per tornare in primavera.

Bianca: Un momento particolare della festa è l’invito a veglia, con le storie lette dai giovani autori introno al ceppo acceso in piazza. Pensa che sia un modo di essere comunità ormai perduto oppure no?

Paolo Schiatti: Questo accadrà sabato sera, mentre domenica nel seccatoio delle castagne acceso si racconteranno storie intorno al fuoco. Nella festa si riuniscono insieme tutte le attività della castagnatura anche se, nella realtà, abbracciavano un arco temporale più lungo. La rievocazione è una memoria viva che significa identità, proprio perché appartiene al contesto dell’Ecomuseo. È questo che consente a Raggiolo di stare con i piedi ben piantati nella storia di una tradizione importante, per poter guardare al futuro senza dimenticarsi chi siamo.

Bianca: Come si può far sopravvivere Raggiolo?

Paolo Schiatti: Prima di tutto gli si deve volere molto bene. La Brigata di Raggiolo è un’associazione di volontari che da 20 anni promuove tante iniziative con l’università e le istituzioni, anche con il Comune naturalmente. Queste attività hanno fatto sì che il paese fosse restaurato e ben tenuto, che il livello culturale continuasse a produrre un effetto di identità. Sempre con alti e bassi, perché servono le istituzioni per fare in maniera che arrivino servizi e che la gente continui ad abitarlo. Raggiolo purtroppo d’inverno si svuota quasi del tutto: gli abitanti da 1000 si riducono a meno di 100 e il paese torna a vivere progressivamente da Pasqua in poi, soprattutto nel periodo estivo. La sfida difficile è far sì che non diventi un paese delle vacanze.

Photo Credits: Lorenzo Taccioli

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