Musei, giardini, albergo diffuso, social housing: la storia del paese fantasma che risorgerà in quattro anni
E’ un paese abbarbicato ad una roccia da secoli nel cuore della Toscana, con una storia unica in Italia. L’antico borgo abbandonato di Castelnuovo dei Sabbioni, nel comune di Cavriglia, un tempo conosciuto come Castelnuovo in Avane, era un castello antichissimo, ricostruito più volte nei secoli.
Durante la sua lunga e dolorosa storia, sono innumerevoli e sanguinosi gli episodi che lo hanno contraddistinto: su tutti una terribile strage messa in atto dai Pazzi nel 1267, che massacrarono gli abitanti maschi della rocca e un altro eccidio, nello stesso punto, avvenuto il 4 luglio 1944 durante la seconda guerra mondiale, questa volta per mano nazista, che vide cadere 74 uomini e che nel suo complesso portò via la vita a 192 civili nel comune.
La storia di Castelnuovo però non è solo intrecciata alle guerre ed alle stragi, ma anche all’estrazione di un carbonfossile povero, la lignite xiloide, la cui coltivazione venne avviata a metà ottocento e mutò la storia del paese e del territorio. Per cento anni lo scavo venne effettuato in galleria e garantì lavoro anche a 5000 maestranze contemporaneamente.
Poi, dal 1956, nell’ottica di far ripartire l’Italia dopo lo sconvolgimento e le penurie della guerra, il progetto Santa Barbara avviò lo scavo della lignite a cielo aperto e in circa 40 anni, 450 milioni di metri cubi di terra furono sbancati da Enel, titolare della concessione per estrarre carbone.
Furono demoliti paesi, case, chiese e un castello, ed anche Castelnuovo, sull’orlo del cratere lunare venutosi a creare durante gli scavi, ormai rischiava di franare.
Così l’intero abitato venne ricostruito in un’altra area vicina, Camonti e Castelnuovo, dopo secoli di storia, fu progressivamente evacuato e definitivamente abbandonato alla fine degli anni settanta.
Per quasi vent’anni Enel lo recintò per motivi di sicurezza impedendovi l’accesso a chiunque, nel 1995 il regista Alessandro Benvenuti ci ambientò il film Ivo il Tardivo e nel 2003 il Comune di Cavriglia decise di acquistare le rovine del paese abbandonato ma mai dimenticato, con l’intento di recuperarlo.
Così Castelnuovo divenne per intero di proprietà pubblica e a partire dal 2006 iniziarono i primi interventi di recupero: realizzazione nel 2012 del Museo Mine che racconta le vicissitudini di questo territorio e costruzione della Casa della Memoria, negli ultimi anni, che ha l’obiettivo di raccontare gli eccidi nazifascisti.
Il resto del borgo versa ancora in condizioni di degrado e abbandono e rischia di crollare. Oggi, però, quello che fino a qualche tempo fa sembrava solo un sogno, immenso, di vederlo rinascere, si avvererà.
Il Comune di Cavriglia si è aggiudicato il bando di rigenerazione culturale, sociale ed economica dei borghi a rischio abbandono e abbandonati, da 20 milioni di euro, voluto dal Mibact con i fondi del Piano nazionale di ripartenza e resilienza, stanziati dall’Europa in risposta alla crisi pandemica e pubblicato dalla Regione Toscana.
Quest’ultima, dopo un’attenta disamina, tra 42 progetti, ha scelto proprio quello del Comune delle ex miniere che punta al rilancio ed all’intera riqualifica del borgo, giudicato come unico ed esemplare per l’intera Regione.
Entro il 2026 quindi a Castelnuovo in Avane sorgeranno due musei, spazi pubblici rigenerati, giardini, luoghi della memoria, residenze turistiche come un albergo diffuso, residenze private e specializzate, botteghe artigianali, abitazioni dedicate al social housing ed ai giovani.
Insomma l’antico paese perduto rivivrà una nuova dimensione che fino a qualche settimana fa sembrava solo una grande chimera.
Ed il piano europeo di rilancio dopo il buio del Covid, che nel mondo ha portato morte, dolore e infiniti disagi, grazie alla scelta di Regione Toscana che ha premiato il progetto del Comune di Cavriglia, tra le macerie e le memorie mai perdute di Castelnuovo, incredibilmente riporterà la luce della vita.
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