Arezzo, che peccato!
Era andato anche in vantaggio l’Arezzo, con una girata bellissima di Calderini che il pessimo signor Fantozzi (nomen-omen) ha cancellato seguendo le indicazioni del guardalinee per un fuorigioco alquanto fantasioso non dell’autore del gol, ma di qualche altro compagno; poi è arrivato il vantaggio degli ospiti, la stupida provocazione di Tiganj alla curva e l’ennesima riprova dell’insufficienza della direzione di gara nella rissa che per quasi dieci minuti ha fermato la partita. Nonostante questo, i ragazzi di Mariotti hanno saputo rimetterla in piedi con il solito Doratiotto (una sentenza ogni volta che entra in campo) ed hanno rischiato anche di ribaltarla con un finale tutto cuore che ha messo alle corde l’avversario e che sarebbe potuto fine in gloria se il solito Fantozzi non avesse clamorosamente ignorato un fallo di mano in piena area su cross di Cutolo all’ultimo secondo di gioco. Dispiace dover sottolineare certi errori arbitrali, non è certo nel nostro costume, ma una partita importante come quella di ieri non può essere rovinata da una gestione palesemente non all’altezza. Bene invece ha fatto la squadra, pur all’interno di una gara a lungo equilibrata prima dell’incandescente finale, confermando che la versione 2 dell’Arezzo di Mariotti è ben altra cosa rispetto alla uno. Non so cosa possa essere accaduto, ma si tocca con mano una solidità ed una comunanza di indirizzi e di volontà che prima non c’era. Ora la squadra incarna l’entusiasmo e la grinta del suo allenatore: non era così. Ora i giocatori lottano e si aiutano a vicenda, non mollano mai e gli esperti indirizzano i giovani durante i 90 minuti: non era così. L’Arezzo attuale può contare su un Calderini che è un lusso per la categoria, su un centrocampo di lotta e di governo imperniato su Marchi, Benedetti e Pisanu, su giovani interessanti come Colombo e quel Lazzerini che alla seconda uscita come esterno basso ha confermato qualità, corsa e personalità. Manca qualcosa davanti, la lacuna generata dal mercato di dicembre con il solo Persano attaccante di ruolo che non è uno sfondareti e si sapeva. Di questo però non si può fare una colpa al tecnico. Si può invece dire che ora la squadra respira con il suo allenatore, condivide il suo credo tattico e la sua voglia di fare bene. Al mister, che è tornato (vale ricordarlo) in un momento di cupa depressione, il merito di aver saputo toccare le corde giuste e di avere saputo compattare la squadra anche dentro fasi tumultuose come la contestazione tifosi-società. Il Mariotti di oggi sembra più libero di essere se stesso di quanto non fosse quello di inizio stagione, anche qui sta forse il segreto di una squadra che ora quando va in campo inorgoglisce per impegno e dedizione, lontana da quella svogliata e presuntuosa che avevamo visto troppo spesso naufragare in passato. Purtroppo per correre sul vertice è tardi ( tanti errori ed orrori che non vale la pena rivangare ora) ma un finale a testa alta possiamo e vogliamo aspettarcelo.