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sabato | 22-02-2025

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Lezione francese o mal francese?

Tuttavia i problemi della gente, che per certi versi sono diventati globali, non sono spariti, si sono acuiti e i risultati del primo turno delle presidenziali francesi ce lo dicono senza troppe parafrasi.
Fin da piccoli ci insegnano a non sommare le pere con le mele, tuttavia concedetemi licenza di fare un ragionamento che, per quanto approssimativo, rende l’idea.
In Francia i partiti che si opponevano in maniera netta a Macron, sia da destra che da sinistra, ottengono complessivamente il 56,2% dei voti. Con punte che vanno dall’estrema destra della Le Pen con il 23,4 %, alla sinistra radicale di Mélenchon (il più votato tra i giovani) col 22%. Con l’estremista di destra Zemmour al 7,1%., cui si aggiungono vari candidati dell’estrema sinistra che tutti insieme fanno un 3,7%.
So bene che i voti dell’estrema destra non sono assimilabili a quelli della sinistra, tuttavia questi numeri ci segnalano due cose: che il sovranismo non è morto e sepolto e che la critica radicale al sistema non è merce avariata. Una riflessione che in Italia si dovrebbe cominciare a fare anche in vista dei prossimi appuntamenti elettorali. Invece il nostro centro-sinistra appare sempre più prigioniero di una versione edulcorata della vita, laddove i diritti civili sopravanzano di gran lunga quelli sociali e il tema dell’eguaglianza è solo un abbellimento per scelte economiche che di egualitario non hanno nemmeno l’odore.
Cari amici e compagni se provassimo per una volta a mettere la testa fuori dal guscio ci accorgeremmo che il mondo non somiglia a un paradiso: ci sono i vinti della globalizzazione, le classi popolari che vedono nell’immigrazione un pericolo, i lavoratori che faticano più di prima e guadagnano meno. Nonostante la pandemia, nonostante la guerra, nonostante la “pioggia di soldi” europei vedremmo come in un brutto sogno l’impoverimento dei ceti medi, la perdita del potere d’acquisto, la precarizzazione del lavoro, il senso di abbandono, delle periferie e l’inflazione che corre verso le due cifre.
È un mondo brutto sporco e cattivo, un mondo che non è solo apericene, feste in piazza, social e tik tok. In questo brutto mondo ci sono i pensionati che devono scegliere tra pagare la bolletta del gas e mangiare, ci sono le imprese che non reggono perché i costi di energia e materie prime sono triplicati e ci sono famiglie intere ai margini della povertà. Se le cose stanno così non dobbiamo meravigliarci se tutta questa gente alla fine si incazza.

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