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sabato | 22-02-2025

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Collegi sicuri e fanti di Cadorna

Serve a qualcosa? No, sono convinto che non serva e tuttavia “vi sono momenti in cui tacere diventa una colpa e parlare diventa un obbligo”.
Oddio, non voglio buttarla giù troppo dura, ci sono cose più importanti nella vita, però lasciatemi manifestare la mia pena.
Leggo che nel centrosinistra c’è una rincorsa ai seggi, così detti “sicuri” in Emilia e (per quel che c’è rimasto) in Toscana. Queste regioni sono diventate letteralmente terre d’elezione per i così detti big di partito. Un fatto non insolito ma stavolta, visto il vento che tira, i seggi protetti sono più ricercati dei diamanti rosa,
Parto da un assunto: siamo davvero convinti di essere in una democrazia matura?
Se è così perché non siamo capaci di imitare quelli che la democrazia (con tutte le sue sfumature) la praticano da secoli?
Mi spiego meglio. Sapete cosa succede in paesi come la Francia o l’Inghilterra? Succede che i così detti big di partito rischino del loro, in collegi dove si combatte fino all’ultimo voto e ci si mette la faccia.
Di solito sono territori dove sono nati o dove hanno svolto, prima di sedere in parlamento, la loro attività politica.
Capita anche che perdano. Recentemente in Francia la ministra della Salute, Brigitte Bourguignon, è stata battuta nella sesta circoscrizione del Pas-de-Calais, stessa sorte per il presidente dell’Assemblea Nazionale, Richard Ferrand, e per il capogruppo di En Marche in parlamento, Christophe Castaner.
Tutti big usciti malconci dalle elezioni e che il giorno dopo, coerentemente con il risultato, si sono dimessi dagli incarichi. Una roba che in Italia sarebbe impensabile, perché qui non perde mai nessuno.
Solo da noi le elezioni sono diventate, per alcuni, una tombola con già in mano la cartella vincente. Eppure in molti casi questi vincitori a oltranza non sono fenomeni assimilabili ai grandi della storia. Quali i loro pregi? Quali le loro virtù?
Ma se qualcuno si sente fenomeno, forte e indispensabile ha la possibilità di dimostrarlo andando a guerreggiare nel collegio di provenienza da Ferrara alla Spezia, dalla Roma delle periferie alla Monfalcone dei cantieri.
La colpa di questa situazione è di un modello elettorale sbagliato oppure di un sistema politico ingessato da correnti, interessi personali, cordate amicali?
Tutte e due le cose.
Di certo il sistema elettorale non favorisce la mobilità politica: così come l’ascensore sociale è bloccato nel mondo reale, così la mobilità e bloccata nel sistema politico.
È facile, per chi ha in mano le carte giuste, farsi catapultare in un collegio sicuro o ritrovarsi capolista in un listino. Tutta gente che schiva la lotta, perché nella mischia ci si sporca, ci si strappano i vestiti e talvolta si prende un pugno.
A combattere ci sono, come ai tempi di Cadorna, solo i fantaccini. E alla fine sai che succede? Che la prima linea smobilita, la seconda torna a casa e la terza, con lo stato maggiore, se la dà a gambe e la guerra è persa.

Nella foto: Brigitte Bourguignon

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