Meloni e pop(p)oni, quando a contare sono le parole

A me non piacciono le critiche a priori, specialmente quando non fanno riferimento a fatti ma si concentrano sulle parole. È pur vero che le parole hanno un grande peso, hanno per così dire un potere creativo e perciò si possono leggere in tanti modi.
Per questo NON CONDIVIDO le critiche che sono state mosse ai sostantivi che accompagnano alcuni ministeri: Ministero dell’Istruzione e merito, Ministero della Famiglia, natalità e pari opportunità, Ministero dell’Agricoltura e sovranità alimentare.
Merito, Natalità, Sovranità alimentare non sono assurdità e non fanno nemmeno a pugni con l’idea che ho della politica.
IL MERITO porta con sé l’obbligo di dare a tutti, poveri e ricchi pari possibilità di istruirsi. Solo in quel caso il merito ha un valore. Perché è indubbio che il merito e la capacità vadano premiati. Quindi un partito di sinistra deve lavorare non contro il merito ma per dare a tutti le stesse opportunità, compresa la possibilità di frequentare scuole e università senza svenare le famiglie.
LA NATALITÀ non è una brutta cosa, non è un limite alla libertà. È una necessità per il paese, perché uno dei grandi problemi in Italia è la diminuzione delle nascite. Il tema semmai per la sinistra è che non basta enunciarla, ci vogliono politiche di sostegno alla famiglia, alle donne che lavorano, sconti per i prodotti per l’infanzia, asili nidi, scuole materne. Fare figli non è una cosa disdicevole e illiberale come qualcuno pensa.
LA SOVRANITÀ ALIMENTARE non è di destra, se sovranità alimentare significa privilegiare i prodotti di casa nostra e difendere i nostri marchi. È disdicevole difendere le nostre produzioni? È disdicevole difendere i nostri negozi e la nostra rete commerciale? No. Un partito di sinistra difende i più deboli e in questo momento i più deboli sono i produttori italiani, le loro imprese i loro negozi a fronte di una concorrenza globale spesso scorretta.
Ecco perché voglio giudicare dai fatti.
Adesso qualcuno dirà che sono mi sono convertito al “melonismo”, non c’è pericolo. Proprio perché sono per i prodotti locali ai meloni romani preferisco i poponi di Chiana
E con questo vi saluto

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