Dispersione scolastica, da Arezzo un appello a Patrizio Bertelli

“Più volte abbiamo tentato di mettere sul tavolo l’argomento Università, perché crediamo che avere un proprio polo di formazione sua fondamentale per una città che voglia cambiare e crescere in meglio. È arrivato il momento di poterne parlare con chi sta dimostrando con i fatti di tenere a questa città. Chiediamo gentilmente al Signor Patrizio Bertelli un colloquio per poter esporre il nostro progetto di città per giovani. Non sapevamo in quale altro modo poterlo raggiungere e ci scusiamo se lo abbiamo fatto tramite la stampa.

Troppo spesso l’istruzione in questo Paese è stata materia sottovalutata. Ancor più se si pensa che esistono province come quella di Arezzo, che conta più di 340.000 abitanti, quarta tra le province toscane per popolazione ed estensione territoriale, che hanno nei distaccamenti di altre università – seppur prestigiosissime, come l’Università di Siena nel caso aretino – il massimo dell’offerta formativa”.

L’associazione Futuro Aretino punta il dito sulla mancanza di dibattito anche in periodo di campagna elettorale su questo importante tema, cioè lo sviluppo di una università aretina, per contrastare la dispersione studentesca e la ricerca di alti livelli di formazione universitaria in altre città. Un’utopia per Arezzo? “Almeno che se ne dibatta” ribatte Futuro Aretino.

“È impensabile ad oggi fare richieste assurde come la costituzione di nuovi atenei o la creazione di bandi ad hoc come quello per le private messo in piedi nel 2020, ma quanto meno – e sotto elezioni sarebbe il caso di parlarne – dovrebbe essere argomento sentito e discusso da tutti, un argine alla dispersione studentesca e giovanile che da anni allontana da Arezzo e dalla sua provincia eccellenze, giovani volenterosi, risorse fondamentali per quel ripensamento globale del territorio che è necessario e la cui evidenza è sotto gli occhi di tutti. Giovani laureati, giovani studenti, formati in università o in poli di formazione come quelli che sono stati realizzati in tantissime altre realtà ben più ‘piccole’, con il dovuto rispetto, di Arezzo, darebbero nuova linfa a una città sempre più immobile. E che invece necessita di una scossa, di un ricambio generazionale che sia in grado di formare una nuova classe dirigente che guardi al futuro e al presente, valorizzando le peculiarità di un territorio che ha radici profonde ma che deve, volente o nolente, adeguarsi e adattarsi ai nuovi orizzonti che la tecnologia, l’informazione, la programmazione, la promozione richiedono.
È un peccato che una città come Arezzo, ricca di risorse e di sana imprenditoria, non riesca a sedersi a un tavolo per studiare una soluzione fattibile, che possa mettere insieme forze nuove e interessate, che possa chiedere chiarimenti anche a livello nazionale sulle possibilità da sfruttare.
Arezzo merita il meglio per il suo futuro, e i giovani aretini meritano di poter scegliere se rimanere o meno nella proprio città natale. Sarebbe ingiusto chiedere l’impossibile; ma è lecito, anzi, doveroso, chiedere che ogni sforzo venga fatto per arrivare quanto meno a discutere del possibile”.

I ragazzi di Futuro Aretino

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