Giovan Battista Mineo e Giuseppe Rosadi: per i due partigiani della Chiassa arriva la medaglia al valor militare

Giovan Battista Mineo e Giuseppe Rosadi.

Quel numero della Gazzetta Ufficiale reca infatti notizia dei due decreti presidenziali, il 2059 e il 2060 del 16 luglio 2018, con i quali è stata concessa la medaglia di bronzo al valor militare a entrambi i partigiani, il primo nato a Santa Flavia in provincia di Palermo il 27 marzo 1921 e il secondo a Capolona il 19 marzo 1923.

Per Mineo, tra le motivazioni del conferimento si legge: “costante esempio di dedizione alla causa e puro eroismo”.
Per Rosadi: “nobile esempio di sentimento patriottico e di sprezzo del pericolo”.

Il sindaco Alessandro Ghinelli: “non è mai troppo tardi per i percorsi di verità e per celebrare chi ha salvato oltre 200 vite umane, grazie a un coraggio per troppo tempo dimenticato.
Nella ricostruzione di questi fatti storici un contributo fondamentale va riconosciuto a Santino Gallorini.
Qualche anno fa suggerii a un amico, anche perché i testimoni di quei tempi stanno purtroppo venendo meno, di scrivere una storia incentrata sulla strage di San Polo vista da un bambino.
Ne è venuta fuori una testimonianza bellissima, su uno dei tanti accadimenti che il passaggio del fronte nei nostri territori ci ha lasciato.

L’episodio che celebriamo oggi dimostra come con la forza di volontà si possono ottenere risultati straordinari.
I familiari di quelle due persone possono essere ancora più orgogliosi”.
Anche il Prefetto Anna Palombi ha sottolineato il coraggio di queste persone durante anni difficili e tragici.
Roberto Vasai: “ricordo personalmente l’iniziativa che si svolse alla Chiassa alcuni anni fa e ho seguito il lungo iter che ci permette di onorare due persone che hanno fatto sì che la cifra delle vittime di quegli anni non aumentasse tragicamente.
Le medaglie sono il riconoscimento a tutti coloro che non hanno avuto clamore e la giusta evidenza”.
Santino Gallorini: “è stata colmata una lacuna, con un ritardo che stupisce.
Ricordo che oltre alle 200 persone salvate alla Chiassa, sarebbe stata probabilmente colpita anche Anghiari, come sto documentando.

Questa era una vicenda scomoda, che coinvolge due ragazzi poco più che ventenni, di cui uno era siciliano, senza tessere in tasca.
Voglio ringraziare tutti coloro che ci hanno permesso di giungere a questo risultato”.
Erano presenti alla conferenza stampa l’emozionata figlia di Rosadi, Gabriella Baldi Rosadi; Fabrizia Fabbroni, la figlia di una salvata, già rinchiusa nella chiesa della Chiassa per essere giustiziata e che era stata rastrellata a Tregozzano; l’ex consigliere comunale Luigi Scatizzi; l’assessore Barbara Magi; Gabriele Coleschi, che a nome del paese della Chiassa ha riconosciuto a Gallorini la forza di trasformare uno storia tramandata oralmente in testimonianza scritta.

In una lettera che Caterina Mineo, figlia di Giovan Battista, ha recapitato al sindaco, la stessa ha espresso emozione, ringraziamento e orgoglio per quanto riconosciuto al padre.
Serve allora ricordare i fatti in cui Mineo e Rosadi furono coinvolti: il 26 giugno 1944, una banda autonoma di partigiani slavi, operante sulle montagne tra Arezzo e Anghiari, aveva fermato un’automobile e preso prigioniero il colonnello Maximilian von Gablenz, assieme al suo aiutante, un sergente maggiore.
Il comando tedesco di Arezzo organizzò un immediato rastrellamento, che portò alla cattura di oltre 500 persone, che furono rinchiuse nella chiesa della Chiassa.
Un ultimatum diramato nei paesi della zona concedeva 48 ore di tempo per la restituzione del colonnello, pena la fucilazione degli ostaggi, che intanto, grazie alla liberazione di molte donne e bambini, erano scesi a poco più di 200.
Il comando partigiano italiano, della XXIII brigata garibaldina Pio Borri, avrebbe voluto far liberare il colonnello von Gablenz, ma non lo aveva a sua disposizione.
Quando l’ultimatum stava per scadere, si era presentato al comando tedesco un giovane partigiano siciliano, Giovan Battista Mineo, che trattò con i comandanti tedeschi e li convinse a concedere una proroga di 24 ore dell’ultimatum.

Esso sarebbe dunque scaduto il 29 giugno 1944, lo stesso giorno in cui i soldati nazifascisti uccidevano oltre 200 persone tra Civitella in Val di Chiana, Cornia e San Pancrazio.
In una piccola chiesa a pochi chilometri di distanza poteva consumarsi un altro analogo dramma.
Mineo partì alla ricerca della banda di slavi.
Trovatala, iniziarono le estenuanti trattative.
Alla fine, Mineo riuscì a farsi consegnare il colonnello von Gablenz e il suo aiutante.
Visto che la strada era lunga e c’era il rischio di arrivare tardi, von Gablenz scrisse un biglietto e Mineo corse verso la Chiassa per consegnarlo ai comandanti tedeschi.
Mineo era in vista della Chiassa, quando l’ultimatum stava per scadere e i primi ostaggi venivano portati fuori della chiesa per dare inizio alle fucilazioni.
Mineo si mise a urlare, alcuni soldati gli andarono incontro, lui mostrò il biglietto del colonnello von Gablenz e le fucilazioni furono sospese.
Dopo un po’ di tempo arrivò il colonnello con il suo aiutante, accompagnati da un altro partigiano, Giuseppe Rosadi.
Von Gablenz ordinò che fossero liberati tutti gli ostaggi.
Le campane della chiesa della Chiassa iniziarono a suonare a festa, mentre veniva restituita la libertà a oltre 200 civili.

La riscoperta di questi due eroi è stata tardiva: c’è voluto innanzitutto il libro “Vite in cambio” di Santino Gallorini dove viene ricostruita nel dettaglio la drammatica vicenda della Chiassa e vengono evidenziati i meriti di Mineo e di Rosadi.
Il 6 novembre 2012 il Consiglio Comunale approvava all’unanimità un atto di indirizzo del consigliere comunale Luigi Scatizzi e sottoscritto da tutti i capigruppo per la concessione di un appropriato riconoscimento al coraggio e al valore dei partigiani Giovan Battista Mineo e Giuseppe Rosadi.
In seguito a questa delibera, l’amministrazione comunale stabiliva di intitolare ai due eroi il parco pubblico della Chiassa. Il 28 giugno 2014, grazie all’impegno del Comitato PatriOnorEroi Dimenticati, si tenne alla Chiassa una cerimonia alla quale partecipò il sottosegretario alla Difesa Domenico Rossi, assieme ad altre autorità civili e militari nonché rappresentanti delle associazioni combattentistiche e d’arma.
Fu scoperta una lapide dedicata a Mineo e a Rosadi nella piazza della chiesa. Anche l’area verde pubblica del paese è diventata parco Giovan Battista Mineo e a questo nome si aggiungerà presto quello di Rosadi.

Il 9 settembre 2014 il sindaco Giuseppe Fanfani e il presidente della Provincia Roberto Vasai presentarono una domanda comune al ministro della Difesa Roberta Pinotti per richiedere una onorificenza al valor militare per Giovan Battista Mineo e Giuseppe Rosadi.
In quella occasione, il ministero della Difesa dava risposta negativa.
L’11 marzo 2015, ci fu allora un’integrazione alla memoria dei due partigiani, trasmessa ancora al ministero della Difesa, con 50 nuovi documenti, ma l’iter burocratico è proseguito ancora per anni.
La consegna del libro di Santino Gallorini, da parte dell’autore stesso, al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha contribuito a che la massima carica dello Stato si interessasse della vicenda mentre la legge 25 febbraio 2016, n. 21, ha riaperto i termini per la presentazione delle richieste per le onorificenze al valor militare per attività partigiana.

Il sindaco Alessandro Ghinelli e il presidente Roberto Vasai hanno così preparato velocemente una nuova richiesta in tal senso, spedita l’11 marzo 2016 tramite il Prefetto di Arezzo.
E nel maggio scorso il ministero della Difesa ha inviato alla Presidenza della Repubblica i due decreti di concessione di medaglia al valor militare, firmati dal ministro Roberta Pinotti.
Ma quando stavano per essere sottoposti al presidente Mattarella per la firma, si era insediato il nuovo Governo di Giuseppe Conte e quindi, l’Ufficio affari militari della Presidenza della Repubblica ha rinviato al nuovo ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, i due decreti per una nuova firma.
Adesso sono stati finalmente pubblicati. _

Articoli correlati