Giornata nazionale delle vittime da Covid19
Da quando il 21 febbraio 2020 fu registrata la prima diagnosi di Covid19 nel nostro Paese – il famoso “paziente 1” – per giungere all’attualità, si è arrivati a sfiorare il numero di 189mila vittime (con precisione, 188.750 fino al 16 marzo 2023 u.s., giorno dell’ultimo rilevamento ufficiale, su dati del Ministero della Salute). E tutto questo solo in Italia.
Inutile andare oltre con i conteggi o fare classifiche di quale nazione in Europa e nel mondo sia stata più o meno colpita: in un modo o nell’altro, tutte lo sono state.
Così come da noi non c’è quasi famiglia che non abbia dovuto subire lutti o stati di malattia anche gravi e prolungati, con postumi talvolta invalidanti (gli effetti riconducibili al fenomeno del Long-Covid, per esempio, sono ormai da tempo comprovati da tutta la comunità scientifica).
Né abbiamo mai avuto bisogno di essere rassicurati a tutti i costi (chi ha dimenticato la vacuità di slogan come quel “andrà tutto bene!”?) o, al contrario, terrorizzati ad arte; bensì semmai soltanto resi più consapevoli e incoraggiati da un’informazione – almeno quella istituzionale – che invece non ha certo brillato per efficacia in tal senso…anzi! Ma tant’è.
Così dedicare un giorno alle vittime della Covid19 – quest’oggi 18 marzo – può diventare un modo simbolico sia di ricordare gli scomparsi sia di convincersi che, se per un verso non possiamo evitare i colpi che il destino o la natura ci riservano, possiamo tuttavia metterci del nostro nel come riusciamo a reagire. E che lo scopo non è quello di tornare ad andare avanti come prima, bensì di “progredire”; una faccenda completamente diversa.
In tal senso ci fa piacere in quanto Misericordia di Arezzo ricordare come abbiamo risposto noi, con i nostri innumerevoli servizi aggiuntivi dedicati (test sierologici, tamponi, distribuzione DPI, trasporti protetti, vaccini ecc) e mantenendo nel contempo quelli che facevamo prima: perché durante tutto il periodo Covid è stato ancor più gratificante del solito sentirci d’aiuto agli altri, alla nostra comunità aretina. Pur negli inevitabili sacrifici che ciò ha comportato, si è trattato per noi tutti di un autentico impulso alla vita, alla speranza.
Ecco, se la simbologia di questa giornata è evocativa nella giusta maniera, magari anche termini ultimamente abusati, come “resilienza”, torneranno ad avere un significato più autentico.
E la preghiera che ciascuno di noi può oggi levare al Cielo per tutti i morti da Covid potrà raggiungerli meglio…ovunque si trovino.
(La foto – autore Francesco Cianchi – ritrae un momento reale, con due operatori della Misericordia di Arezzo in tenuta anti-contagio a bordo di ambulanza predisposta, mentre si prendono cura di una paziente Covid19)