Uccise la figlia e tentò di sgozzare il figlio: omicida di Levane verso il rinvio a giudizio
L’udienza è fissata a gennaio in Corte d’Assise e stavolta non ci sono più dubbi: Bilal Miah, 39 anni, è stato dichiarato capace di intendere e volere dopo che in un primo momento, a fronte di varie perizie psichiatriche, non fu ritenuto in grado di poter sostenere il processo per l’omicidio della figlia di tre anni e mezzo avvenuto il 21 aprile del 2020 a Levane, in un vero e proprio raptus di follia che stava per coinvolgere anche il figlio maggiore di 12 anni che, per sua fortuna, dopo aver tentato invano di salvare la sorellina, riuscì a scappare dalla furia omicida del padre rifugiandosi da alcuni vicini di casa. Il giudice dell’udienza preliminare ha però confermato la pericolosità del bengalese e ne ha disposto, almeno per il momento, la detenzione presso la Rems, la residenza per l’esecuzione di misure di sicurezza, a Montelupo Fiorentino. In tanti, tutt’oggi, si chiedono cosa gli sia passato per la testa per arrivare ad un gesto simile; da alcune settimane, per via del lockdown, l’uomo era in cassa integrazione, ma ciò non può certamente giustificare quel gesto contro due innocenti creature e lontano dalla moglie, che, in quel preciso istante, era uscita per andare a fare la spesa. Ora, davanti alla legge, dovrà rispondere dell’accusa di omicidio volontario aggravato dal grado di parentela e di tentato omicidio per l’aggressione al primogenito.