Settore orafo aretino, Parrini: “Competitivi, pronti a nuove sfide”
Dopo 3 anni torna finalmente ad Arezzo l’appuntamento delle imprese manifatturiere del nostro distretto orafo con i buyer internazionali della filiera del gioiello. Dopo la fiera JGT Dubai di Febbraio e VicenzaOro di Marzo, OroArezzo riporta il gioiello made in Italy al centro del panorama orafo mondiale con i suoi 4 giorni dedicati all’esposizione dei campionari, agli incontri commerciali, ai seminari di settore, agli approfondimenti sui nuovi strumenti di marketing e sulle innovazioni tecnologiche. Saranno circa 300 gli espositori presenti in fiera. Di questi l’80% sarà costituito da imprese della manifattura orafa, per il restante 20% da imprese di macchinari e tecnologie produttive per il settore orafo. A fare il punto sullo stato di salute del settore e sulle prospettive future è Luca Parrini, Presidente Provinciale e nazionale Confartigianato orafi:
Parrini, com’è cambiato in questi 3 anni lo scenario di mercato con cui le nostre imprese orafe saranno chiamate a confrontarsi?
“Secondo i dati provenienti dal World Gold Council relativi alla domanda mondiale di gioielleria, il 2021 si conferma come l’anno del graduale ritorno alla normalità dopo la tempesta scatenata sui commerci internazionali dall’emergenza sanitaria nel 2020. Con un incremento dell’1% rispetto al 2019 i consumi mondiali di oreficeria appaiono tornati sui livelli del periodo pre-pandemia. Negli ultimi due anni il nostro distretto orafo – dichiara Luca Parrini Presidente Provinciale e nazionale Confartigianato orafi – ha manifestato notevole resilienza riuscendo a conservare sostanzialmente stabile il numero delle imprese attive, a contenere la riduzione della sua manodopera e a preservare la sua capacità produttiva. In tal modo è riuscito, come emerge chiaramente dai dati ISTAT relativi al 2021, a farsi trovare pronto di fronte al sorprendente aumento della domanda proveniente dal mercato americano, incrementando fortemente l’export verso gli Stati Uniti (+83% rispetto al 2019) e consolidando allo stesso tempo i volumi di vendita verso gli Emirati Arabi Uniti (+16%) ed i Paesi Europei. Il quadro che emerge è quello di un sistema produttivo territoriale che, grazie alla fitta rete di collaborazioni tra imprese, riesce ad offrire una grande prova di competitività in una fase straordinariamente difficile come è sicuramente stata quella dell’emergenza sanitaria. La performance del distretto orafo di Arezzo con un aumento del suo fatturato estero pari al 24% rispetto al 2019 appare decisamente migliore di quella manifestata dal settore orafo nazionale in cui si registra un incremento dell’export di soli 13 punti percentuali rispetto al periodo pre-Covid. Naturalmente i dati sul valore monetario dell’export vanno sempre letti alla luce della dinamica delle quotazioni del metallo prezioso. Occorre pertanto tener conto nella loro interpretazione del forte incremento (+22%) sperimentato tra 2019 e 2021 dalle quotazioni del metallo prezioso”.
La pandemia ha prodotto negli ultimi due anni un impatto considerevole sulla distribuzione della domanda mondiale di gioielleria nei diversi mercati internazionali.
“Mentre Stati Uniti e Canada risultano in forte crescita rispetto al 2019 con incrementi pari rispettivamente al 14% ed all’8% – Precisa il presidente Nazionale di Confartigianato Orafi – in forte difficoltà appare il distretto commerciale di Hong Kong (-43%) che sembra destinato a perdere il suo ruolo di hub di riferimento per la distribuzione dei preziosi sui mercati asiatici. Uno spostamento del baricentro dei commerci mondiali di oreficeria verso occidente. Per quanto riguarda i mercati del continente europeo, del Medio Oriente e del Sud America notiamo come i primi segni di ripresa siano visibili solo con il primo trimestre del 2022 rispetto ai primi 3 mesi del 2021. I dati di Francia, Germania, Italia, Gran Bretagna e Spagna passano tutti in territorio positivo nei primi 3 mesi del 2022. Lo stesso accade per Arabia Saudita e Emirati Arabi Uniti, Messico e Brasile. Fa eccezione la Turchia che fa registrare fra gennaio e marzo del 2022 una perdita di 17 punti percentuali”.
I primi 3 mesi del 2022 sono anche quelli in cui si registra purtroppo l’aggressione della Russia all’Ucraina. Quali sono le prospettive per il mercato dell’oreficeria nel 2022 all’indomani dello scoppio della guerra del 24 Febbraio scorso?
“Le nostre preoccupazioni – prosegue Parrini – relative agli effetti della guerra non riguardano soltanto l’attesa riduzione degli acquisti di oreficeria da parte di Russia ed Ucraina. L’export diretto di oreficeria made in Italy verso i due paesi coinvolti nella guerra è di circa 66 milioni di euro pari a circa lo 0,8% del totale del fatturato estero italiano di settore che è di circa 8 miliardi e 40 milioni. Occorre tuttavia ricordare come gli acquisti di oreficeria made in Italy nei 2 paesi menzionati avvengano soprattutto attraverso l’intermediazione commerciale di Turchia ed Emirati Arabi Uniti. Molto più gravi sono sicuramente le conseguenze sul versante dei costi di produzione per le nostre imprese. L’aumento dei costi dell’energia elettrica che abbiamo già osservato in questi ultimi mesi potrebbero avere effetti molto negativi sui bilanci delle nostre imprese compromettendone la redditività. Il protrarsi delle ostilità potrebbe inoltre determinare il peggioramento del clima di fiducia dei consumatori nei nostri principali mercati di sbocco con la conseguente riduzione della propensione all’acquisto di beni voluttuari e di lusso come sicuramente è la gioielleria. Un altro effetto della guerra è sicuramente l’aumento delle quotazioni del metallo prezioso verso cui si indirizzano normalmente ingenti capitali internazionali visto il suo ruolo di bene rifugio nei periodi di crisi. Nei primi 3 mesi del 2022 – conclude Parrini – abbiamo già sperimentato una crescita del 12% rispetto alle quotazioni dei primi 3 mesi del 2021”.