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martedì | 28-01-2025

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Oro, ufficio del saggio: ad Arezzo uno dei tre laboratori italiani

Il 14 marzo 2023, l’Aula della Camera ha approvato all’unanimità con 268 sì, l’autorizzazione all’adesione dell’Italia alla Convenzione di Vienna. Il provvedimento è passato all’esame del Senato per l’approvazione definitiva.

La Convenzione di Vienna, adottata il 15 novembre 1972, ha lo scopo di facilitare il commercio internazionale degli oggetti in metalli preziosi (platino, oro, palladio e argento) anche attraverso l’armonizzazione degli standard e delle norme tecniche, e di garantire un’adeguata tutela del consumatore.

L’accordo internazionale ha peraltro introdotto il primo marchio di garanzia internazionale, il marchio comune di controllo (‘Common Control Mark’), che indica il metallo prezioso e la sua finezza.

Gli Stati che fanno parte della Convenzione consentono che le merci contrassegnate con il marchio comune di controllo circolino nel proprio territorio senza ulteriori prove di controllo e marcature, se tali articoli sono idonei per il mercato interno.

I gioielli made in Italy, tramite i controlli e le punzonature presso gli Uffici del Saggio autorizzati, potranno quindi essere immessi direttamente sui mercati di 21 Paesi (Austria, Croazia, Cipro, Repubblica Ceca, Danimarca, Finlandia, Ungheria, Irlanda, Israele, Lettonia, Lituania, Olanda, Norvegia, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Serbia, Slovacchia, Slovenia, Svezia e Svizzera) senza ulteriori verifiche nel paese di destinazione.

Si tratta di mercati verso i quali l’export italiano di gioielleria è già particolarmente rilevante: i 21 paesi aderenti alla “Convenzione” rappresentano, con un valore di 2 miliardi e 408 milioni di euro, il 24,8% del totale delle esportazioni nel mondo, che nel 2022 è stato pari a 9 miliardi e 720 milioni di euro. In particolare la Svizzera, con 1 miliardo e 239 milioni di euro costituisce il partner più importante, rappresentando il 51% del totale delle esportazioni verso i paesi dell’Area “Convenzione di Vienna”.

Con la piena operatività della Convenzione è quindi ipotizzabile una decisa crescita dell’esportazioni di gioielleria-oreficeria verso i paesi già firmatari della Convenzione.

La prossima adesione e soprattutto l’organizzazione tecnica degli uffici del saggio, che verranno apposti, per l’Italia, dai Laboratori delle tre Camere di Commercio di Alessandria-Asti, Arezzo-Siena e Vicenza sono stati al centro di un convegno organizzato ieri pomeriggio, ad OROAREZZO, da Unioncamere Nazionale e da Confindustria Federorafi con la partecipazione di Massimo Guasconi, Presidente della Camera di commercio di Arezzo-Siena, Claudio Tommasini e Maria Valeri Pennisi di Unioncamere Nazionale, Roberta Panzeri, Segretario Generale della Camera di commercio di Alessandria-Asti, Marco Randellini, Segretario Generale della Camera di commercio di Arezzo-Siena, Michele Marchetto, Segretario Generale della Camera di commercio di Vicenza e Stefano De Pascale, Direttore Generale di Confindustria Federorafi.

Sarà quindi il laboratorio SAGOR dell’Azienda Speciale “Arezzo Sviluppo”, istituito dalla Camera di Commercio nel 1990, uno dei tre laboratori italiani chiamati a controllare e contrassegnare le produzioni di gioielli dirette verso i 21 paesi aderenti alla “Convenzione di Vienna”.

Il laboratorio è accreditato in conformità alla norma ISO/IEC 17025:2018 ed è in grado di effettuare controlli non distruttivi con spettometro a raggi x, marcatura laser per la punzonatura, certificazioni aggiuntive del titolo e certificazioni di garanzia del lotto.

Il Laboratorio peraltro già esegue anche il saggio facoltativo “Italia Turrita” previsto dal D.lgs 251 del 1999 che attualmente viene effettuato solo su prodotti in esportazione verso la Francia e che permette di eliminare i controlli e le punzonature normalmente previsti dalle leggi francesi.

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