Rampini ad Arezzo con "La speranza africana". Blitz degli Avanzi di Balera

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Oggi alle 18 all'auditorium Caurum Hall del Centro Affari in via Spallanzani, anziché in Fortezza, ci sarà il secondo grande evento del ciclo Alti Scaffali, promosso dalla Biblioteca Città di Arezzo e dalla Fondazione Guido d'Arezzo in collaborazione con la Libreria la Feltrinelli point Arezzo.

Protagonista dell'incontro Federico Rampini con il suo spettacolo sul suo nuovo libro in anteprima "La Speranza Africana". Interverranno anche gli Avanzi di Balera con il loro stile unico, ironico e dissacrante in un vero e proprio show.

Rampini ci guida in Africa nella sua riscoperta senza paraocchi, da testimone in presa diretta, attraverso reportage di viaggio e dando la voce a personaggi che fanno la storia.

Il nostro futuro si giocherà in Africa. Il mondo la osserva con un'attenzione nuova. È il baricentro demografico del pianeta: lì si concentrerà la crescita della popolazione in questo secolo, mentre la denatalità avanza altrove. Un'altra sfida riguarda le materie prime, in particolare materiali strategici nella transizione verso un'economia sostenibile: molti dei minerali e metalli rari indispensabili per i pannelli solari o le auto elettriche vengono estratti in Africa. Del continente gli italiani conoscono solo una narrazione pauperistica e catastrofista. L'Africa è descritta come l'origine della «bomba migratoria» che si abbatterà su di noi. Viene compianta come la vittima di tutti gli appetiti imperialisti e neocoloniali: quelli occidentali o la nuova invasione da parte della Cina. Fa notizia solo come luogo di sciagure e sofferenze: conflitti, siccità e carestie, sfruttamento e saccheggio di risorse, profughi che muoiono attraversando il Mediterraneo. Dagli anni Settanta, quando si spensero le prime speranze di rinascita nell'epoca dell'indipendenza post-coloniale, l'Occidente ha mescolato la sindrome della pietà, i complessi di colpa e una «cultura degli aiuti umanitari» destinata a creare dipendenza e corruzione. Contro gli stereotipi s'impone una nuova narrazione. Ce la chiedono autorevoli personalità africane, che si riprendono il diritto di raccontare l'Africa così com'è davvero, senza piangersi addosso, ribellandosi ai luoghi comuni occidentali. L'Africa non è una nazione, è un continente immenso con diversità enormi, dal Cairo a Johannesburg, da Addis Abeba a Lagos. Non è solo sofferenza e fuga, come dimostra la sua straordinaria vitalità culturale. A New York, Londra e Parigi siamo invasi da romanzi, musica, film, pittura e mode creati da nuove generazioni di artisti africani. La diaspora brilla per le eccellenze: negli Stati Uniti i recenti immigrati dall'Africa hanno dato vita a una delle comunità etniche di maggior successo. Esiste un protagonismo africano. Sbagliamo quando descriviamo il continente soltanto come «oggetto» di manovre altrui (America, Cina, Russia, Europa). Senza ricadere nelle illusioni dell'Afro-ottimismo che già si sono accese e spente nei decenni passati, questo saggio è una provocazione contro la pigrizia intellettuale e un antidoto contro le lobby che usano l'Africa per i propri scopi. Il nostro sguardo deve cambiare perché lo sguardo degli africani su se stessi sta cambiando. Fallito il modello degli aiuti, fallite le dittature e gli statalismi, mentre c'è chi tenta di importarvi il «modello asiatico», noi europei dobbiamo uscire dalla nostra passività. Quasi un ventennio fa, Federico Rampini fece scoprire agli italiani un'Asia nuova, in vorticoso cambiamento, con i bestseller Il secolo cinese e L'impero di Cindia. Oggi affronta con lo stesso approccio spregiudicato il Grande Sud globale, guidandoci nella sua riscoperta senza paraocchi, da testimone in presa diretta, attraverso reportage di viaggio e dando la voce a personaggi che fanno la storia.

Federico Rampini nasce a Genova il 25 marzo del 1956, ma si trasferisce sin da subito con la famiglia a Bruxelles, dove suo padre lavorava per la neonata Comunità europea.

Ha quindi la fortuna di frequentare la scuola europea di Bruxelles-Uccle, ma rientra in Italia nel 1974 per seguire l'Università Bocconi di Milano, dove studia Economia politica per quattro anni, senza conferire il titolo. Decide di trasferirsi all'Università La Sapienza di Roma, dove supera alcuni esami con Federico Caffè, Mario Draghi e Antonio Pedone, ma ancora una volta senza conseguire il titolo.

Nel 1977 scrive per Città futura, settimanale della Federazione Giovanile Comunista Italiana (FGCI) il cui segretario era Massimo D'Alema. Dal 1979 al 1982 è redattore economico-sindacale per il settimanale del PCI Rinascita. Nel 1982 lavora presso Mondo Economico (settimanale del Sole 24 Ore) poi a L'Espresso (1982-1986), fino ad arrivare a Il Sole 24 Ore come corrispondente dalla Francia per cinque anni (1986-1991) e poi vicedirettore (1991-1995).

Nel 1995 viene chiamato da Eugenio Scalfari nella redazione del quotidiano la Repubblica, prima a capo della redazione milanese, quindi come corrispondente da Bruxelles (1997-2000), San Francisco (2000-2004), Pechino (2004-2009) e dal 2009 New York. Spesso è stato inviato come corrispondente alla Casa Bianca per seguire diversi viaggi di Barack Obama e Donald Trump.

Rampini è diventato uno dei giornalisti italiani più famosi a livello internazionale, è editorialista del Corriere della Sera da New York, ed è stato vicedirettore de Il Sole 24 Ore e dal 1997 al 2021 corrispondente estero per La Repubblica. Rampini risiede dal 2000 in America e dal 2014 ha ottenuto la cittadinanza statunitense.

Dalla moglie Stefania, di cui non si hanno molte informazioni avrà due figli: l'attore Jacopo Rampini e Costanza Rampini, docente universitaria di Scienze ambientali in California.

Rampini è anche un importante saggista e tiene conferenze in italiano, inglese e francese. Tra le sue opere si ricordano: Il secolo cinese, L'impero di Cindia, La speranza indiana, Le linee rosse, Quando inizia la nostra storia, La notte della sinistra. Da dove ripartire.

Nel 2013 debutta anche a teatro con lo spettacolo teatrale Occidente Estremo, vi racconto il nostro futuro, del quale ha scritto la drammaturgia e di cui è anche interprete insieme con i musicisti Gianna Fratta, Dino De Palma e Veronica Granatiero. Forte del primo successo torna a teatro nel 2014 con All you need is love (l'economia spiegata con i Beatles), affiancato dalla cantante Roberta Giallo e dal maestro Valentino Corvino. Del 2017 è Trump Blues, presentato al Festival dei Due Mondi di Spoleto e scritto a quattro mani con suo figlio Jacopo Rampini.

Prosegue con Le Linee Rosse, lo spettacolo tratto dall'omonimo libro che racconta a teatro la geopolitica e le trasformazioni dell'attualità mondiale attraverso l'utilizzo di carte geografiche. Del 2019 è la conferenza-spettacolo Quando inizia la nostra storia, con la regia dei documentaristi Alessandro Rossi e Michele Mellara.

Tra i suoi ultimi saggi pubblicati troviamo Suicidio Occidentale, Fermare Pechino, Alla mia sinistra, Oriente Occidente.

Per informazioni whatsapp 3479251722 e per i biglietti Discover Arezzo o Ticketone

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