Cortona on the Move, attuale plurale femminile: Antonio Carloni spinge il Festival oltre i nostri confini
Inchiodate lungo il perimetro dell’Orto delle Carceri, confuse fra i tesori del MAEC, rintanate nella frescura dell’Ex magazzino delle carni. Le foto sono ovunque. Dal 12 luglio al 30 settembre Cortona On The Move ripete la sua programmata invasione fotografica in città. Nonostante un parziale rinnovo logistico (il Vecchio Ospedale è l’assente più rumoroso, sostituito da Palazzo Capannelli), l’ottava edizione conserva una spiccata sincronia con l’attualità. Da qui, la presenza massiccia di firme femminili, una scelta che proclama le donne voci e soggetti prediletti del viaggio di immagini targato 2018. Attraverso i lavori in esposizione, il festival macina chilometri e scenari, abbracciando temi che vanno dalla maternità alla guerra, dall’identità alla paura della fine del mondo. Una complessità raccontata per foto e cucita insieme sotto la direzione di Antonio Carloni.
Bianca: Qual è secondo lei il segreto del successo di Cortona On The Move?
A.C.: Il primo elemento è sicuramente Cortona, un luogo che si presta agli eventi culturali, un salotto naturale che dà spunto alla riflessione. Il contrasto tra la fotografia contemporanea e le ambientazioni permette la nascita di suggestioni molto particolari. Poi c’è il lavoro che facciamo come Associazione Culturale ONTHEMOVE, quindi l’organizzazione, il coinvolgimento di partner nazionali e internazionali, l’utilizzo del luogo come spazio espositivo totale. Infine, la direzione artistica, che è in mano ad Arianna Rinaldo da ormai 7 edizioni e che ci permette di avere a che fare con i più importanti attori internazionali del mondo della fotografia.
Bianca: La nuova sezione del festival si chiama ARENA – Video and Beyond: perché questo nome? Pensa che ci sia ancora spazio per la fotografia “dura e pura” all’epoca del transmediale?
A.C.: È alla base di COTM. È il linguaggio, l’alfabeto del contemporaneo: oggi si parla per immagini (fotografia, video, illustrazioni, grafica), non più per testo. Un momento storico che per un festival di fotografia è sicuramente una posizione di vantaggio. Il fatto di affacciarsi ai video e alla transmedialità è la risposta che COTM vuole dare a quello che sta succedendo nel mondo della comunicazione e della fotografia. Ormai i fotografi sono anche videomaker, perché hanno a disposizione strumenti che permettono loro di passare dall’immagine statica a quella in movimento. Con questa nuova sezione vogliamo andare ad indagare questo mondo, che è meno comprensibile della fotografia, richiede più tempo e un’alta alfabetizzazione all’immagine. Ma è anche una scommessa che il festival ha voluto assolutamente provare a vincere. Non sappiamo ancora se il risultato sarà positivo o negativo, è una strada che va percorsa ed esplorata. Nel lungo periodo vorremmo riuscire a coprire tutti i linguaggi del contemporaneo che hanno a che fare con il mondo dell’immagine. Il nome deriva dal fatto che è proprio un’arena, dove le cose succedono, dove lo scontro tra la fotografia e il video diventa anche incontro.
Bianca: Come avete selezionato i protagonisti di quest’anno?
A.C. La novità di quest’anno è stata lavorare su un ambito ristretto, le fotografe donne. Vogliamo essere lo specchio dei tempi che viviamo: oggi si parla di trumpismo, di differenze salariali tra uomini e donne, del movimento #MeToo. Questo non significa avere uno sguardo al femminile, ma valorizzare il lavoro delle professioniste donne. Poi, non ci sono soltanto fotografe, perché la selezione dei lavori si compone della scelta della direzione artistica più tutta una serie di attività che sono call to action, premi, commissionati per gli attori del territorio…
Bianca: La collaborazione con altri 4 festival fotografici italiani ha dato vita già l’anno scorso al Sistema Festival Fotografia. A cosa serve questa rete?
A.C. Il Sistema Festival Fotografia nasce da una nostra proposta, dalla necessità di riuscire ad affrontare i problemi in maniera comune. Organizzare eventi culturali è molto bello, ma anche difficile e faticoso. Ci sono problematiche che si riflettono su tutti e 5 i festival di fotografia. Perché non creare una rete che permetta per lo meno di condividere informazioni ed esperienze? Poi naturalmente c’è la questione della raccolta fondi. Andare dai grandi attori nazionali per cercare sponsorizzazioni e dare i numeri di COTM e altri 4 festival ci dà una posizione diversa rispetto a prima. Detto questo, ancora la macchina deve essere rodata. Il biglietto unico sta funzionando bene, adesso fonderemo un’associazione culturale di festival, dopodiché cercheremo di fare anche delle produzioni comuni insieme.