Arezzo-Mosca A/R di Francesco Caremani: tante sorprese ai mercatini delle pulci russi e aretini
La struttura è conosciuta come il Cremlino di Izmailovo (nella foto) e l’atmosfera, secondo i recensori, è una via di mezzo tra il trash e Fiabilandia dopo un cataclisma.
Qui la merce, come per ogni mercatino delle pulci che si rispetti, è esposta sugli scaffali come per terra e per pochi rubli potete trovare macchinine di latta, vecchi libri pop up con illustrazioni incantevoli, pezzi di antiquariato dell’epoca sovietica, simboli e cimeli del comunismo, scialli di lana con le tipiche decorazioni russe, caldi colbacchi e tutta una serie di souvenir che avranno il sapore della ricerca accurata; ve lo ricorderanno le vostre mani sporche e impolverate a fine giornata.
Ovviamente si può trovare anche da mangiare nei chioschi che grigliano la carne, oppure fette di pane con salmone affumicato, bliny con pollo o salmone, salsiccia, frittelle.
L’alternativa è assaggiare i caldi pirozhki delle venditrici ambulanti che passano lungo i banchi: sono come dei piccoli calzoni di pasta sfoglia ripieni di carne, patate o formaggio. Rientrano a pieno titolo nello street food moscovita.
Vi daranno l’energia sufficiente per continuare a girare come delle trottole se siete veri amanti del vintage.
Anche ad Arezzo abbiamo il mercatino delle pulci, che nel tempo è cresciuto e si è consolidato fino alla serata del 24 giugno scorso ai giardini del parcheggio Baldaccio, zona discussa e discutibile alla ricerca di un centro di gravità permanente.
Ritengo che sia l’invenzione più simpatica, intelligente e trendy degli ultimi anni in città, nata grazie a un gruppo di giovani che non si è rassegnato all’evidenza e che ha cambiato sede più volte cercando di affermare il proprio diritto all’esistenza senza troppe polemiche.
In una città che ha brillato d’oro per decenni, il mercatino delle pulci, secondo me, è lo specchio dei tempi ed è una di quelle iniziative che meriterà più di un approfondimento, per raccontare, raccontarsi e guardarsi allo specchio, cosa che, stranamente, nell’era del selfie estremo, in molti rifuggono come l’orchite, eppure servirebbe, eccome se servirebbe.
Al mercatino delle pulci iridato, invece, oggi è la giornata di Inghilterra-Belgio che in realtà non decide niente.
Entrambe sono qualificate e sono pari in tutto, quindi c’è da stabilire solo chi si qualificherà per prima e chi per seconda. S’incroceranno con le vincenti del gruppo H, dove sono in ballo per il passaggio del turno Giappone, Senegal e Colombia.
Il Giappone gioca a Volgograd contro la Polonia (grande delusione di questo Mondiale) e facilmente farà risultato.
A Samara, invece, c’è lo scontro diretto Senegal-Colombia, una gara da tripla che vede leggermente favoriti i colombiani, nonostante quello che hanno fatto vedere gli africani nelle prime due partite, ma proprio contro i giapponesi non hanno saputo tenere per due volte il vantaggio, cosa che i contropiedisti colombiani potrebbero trovare di proprio gusto.
Ecco, citando Valentin Petrovič Kataev, scrittore russo poco conosciuto, quella di oggi per Senegal o Colombia potrebbe essere «L’erba dell’oblio».
Da Arezzo è tutto, linea a Mosca.
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