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giovedì | 17-04-2025

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Greenpeace lancia l’allarme: Arezzo nella mappa nazionale della contaminazione da Pfas. Nuove Acque: “Rapporto errato, nessun pericolo”

Greenpeace ha pubblicato la prima mappa nazionale della contaminazione da Pfas nelle acque potabili, sostanze inquinanti note come “veleni eterni” per la loro persistenza nell’ambiente e il grave impatto sulla salute umana. Il dossier evidenzia una contaminazione crescente dal sud al nord Italia, strettamente correlata alla presenza di industrie chimiche. Anche in Toscana la situazione è allarmante: in alcune zone, tra cui Arezzo, i livelli di Pfas hanno superato i 100 nanogrammi per litro, con analisi effettuate nel 2024 che hanno riscontrato dati preoccupanti persino in acqua erogata da fontanelli pubblici.

Secondo le rilevazioni fatte alla fontanella pubblica di via Marco Perennio tra settembre e ottobre 2024 in occasione del report Acque senza veleni, l’acqua del punto di prelievo sarebbe risultata la più inquinata in Italia, superando per distacco Milano e Perugia. Si parla di oltre 104 ng/l (nanogrammi per litro) di Pfas.

Francesca Menabuoni, amministratrice delegata di Nuove Acque, risponde al rapporto di Greenpeace sulla presenza di Pfas nell’acqua potabile, definendolo “errato” e privo di fondamento. Secondo Menabuoni, i controlli regolari effettuati su Montedoglio garantiscono che l’acqua erogata sia priva di Pfas. La società contesta l’indagine, sottolineando che non vi sono riscontri di contaminazione e valutando una possibile querela contro Greenpeace. Menabuoni rassicura i cittadini sulla qualità dell’acqua e critica l’allarmismo generato dal report.

Alla luce di questi dati – così Rossella Michelotti e Gianfranco Morini, del Comitato Acqua Pubblica Arezzo e Forum Toscano dei Movimenti per l’Acqua – ribadiamo con forza la necessità di proibire per legge la produzione e l’utilizzo dei Pfas, proteggendo la salute dei cittadini e l’ambiente.

Nel precedente report di Greenpeace sull’inquinamento delle acque superficiali toscane, pubblicato nell’aprile dello scorso anno, avevamo scritto al Presidente della Regione Toscana, all’Assessore all’Ambiente e ai Gruppi Consiliari regionali, sollecitando interventi urgenti e opportune analisi. Nonostante ciò, non abbiamo mai ricevuto alcuna risposta.

Abbiamo anche chiesto un incontro con il direttore e lo staff di Arpat per ottenere informazioni sulle attività in corso e i progetti futuri relativi ai Pfas. Dopo un’iniziale disponibilità, però, l’appuntamento non è mai stato confermato. Perfino l’Assessora Monni, interpellata sulla questione, ha dichiarato al quotidiano Avvenire di avere “altre priorità”. Questo atteggiamento è inaccettabile di fronte a un problema che riguarda direttamente la salute pubblica.

Chiediamo alla Regione Toscana, all’ASL e all’Arpat di fornire risposte chiare e immediate. Vogliamo sapere se sono stati attivati controlli sui Pfas, almeno per quelli già vietati per legge, e quali azioni concrete sono in programma per fronteggiare questa emergenza ambientale.

È giunto il momento che le istituzioni facciano la loro parte con trasparenza e tempestività. Non possiamo accettare ulteriori ritardi su una questione così cruciale per la salute dei cittadini e per la tutela del nostro territorio. Regione, ASL e Arpat: se ci siete, battete un colpo“.

Cos’è il PFAS e dove si trova?

I PFAS sono composti che, a partire dagli anni cinquanta, si sono diffusi in tutto il mondo, utilizzati per rendere resistenti ai grassi e all’acqua tessuti, carta, rivestimenti per contenitori di alimenti ma anche per la produzione di pellicole fotografiche, schiume antincendio, detergenti per la casa.

 

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