Idee e proposte concrete per superare l’abbandono della montagna e prevenire il dissesto territoriale e sociale
Oltreterra 2024 è terminato mettendo già sul piatto alcuni progetti sui quali lavorare per la prossima edizione 2025, sulla scorta di alcuni principi guida emersi da tutti gli interventi: integrazione, coesistenza, accoglienza nell’ottica di superare l’abbandono, per curare “a monte” il dissesto territoriale e sociale che questo determina con effetti che dalle terre alte irrimediabilmente si riflettono su valle e città.
Ecco ciò su cui Oltreterra, svoltosi a Santa Sofia (FC), intende continuare a lavorare di qui alla prossima edizione coinvolgendo enti e istituzioni locali, regionali, nazionali.
Promuovere una nuova figura professionale, quella di forest manager che sia ponte di coordinamento tra bosco, imprese, istituzioni, per la rinascita di una filiera sostenibile del legno Made in Italy perfettamente integrata con la strategia nazionale per la biodiversità.
Sperimentare sul territorio una nuova didattica che valorizzi il ruolo educante della montagna. Organizzare a Oltreterra 2025 il primo corso sull’“educare alla montagna” dedicato a metodi strumenti materiali e contenuti per una nuova narrazione della montagna coinvolgendo insegnanti, educatori, l’Associazione italiana insegnanti di geografia e Indire – Istituto nazionale documentazione innovazione ricerca educativa. Nel contempo promuovere una mappatura delle scuole di montagna e relative buone pratiche da condividere.
Avviare fin da ora una riflessione sui “nuovi popolanti” che già oggi contribuiscono a tenere viva la montagna, i migranti. Andando oltre le diffidenze e promuovendo un’accoglienza che metta in campo soluzioni non estemporanee, partendo dal definire in ogni valle opportunità e numeri di accoglienza, anche sulla base di abitazioni disponibili e accessibili.
Ragionare su un turismo sostenibile che stimoli la partecipazione e faccia riflettere sulle opportunità e i rischi, tenendo sempre presente la coesistenza indispensabile fra turisti e abitanti.
Affrontare il conflitto tra fauna selvatica e allevamento. Il presidio del territorio non si può fare solo con recinzioni o cani da guardiania. C’è bisogno di una presenza umana attiva e consapevole. Per costruire un equilibrio tra allevamento e tutela della fauna, servono politiche chiare, in grado di valorizzare le piccole realtà di allevamento, specie di razze autoctone.
Mappare le comunità castanicole italiane attraverso la Rete nazionale Slow Food dei castanicoltori e comunicare il valore culturale ed economico di questa economia montana che attraversa l’Italia da nord a sud.
Integrare, la via per contrastare l’abbandono
Quello che Oltreterra ha ribadito in tre giorni di lavoro è ancora una volta che «la montagna, con coraggio e consapevolezza, deve invertire il racconto della mancanza di opportunità e offrire servizi per le comunità e le persone, puntando sulla crescita dei servizi per l’infanzia e dei giovani investendo, senza riserve, in asili nido di comunità, biblioteche e scuole di musica anche allo scopo di diventare territori attrattivi e formativi per i neopopolanti», per usare le parole di Antonio Nicoletti di Legambiente. «La montagna è fondamentale per vincere la sfida climatica. In questi territori che vivono l’abbandono e hanno visto disattendere tante strategie, oggi c’è la possibilità di riprendere un cammino intraprendendo la strada giusta, quella di tenere insieme i temi dell’integrazione fra i territori, fra i popoli. Questi territori che sono i territori dei margini e dell’abbandono e della difficoltà economica devono essere neopopolati e anziché essere oggetto di sperimentazioni politiche, rilancino rendendosi protagonisti consapevoli e che hanno bisogno di competenze radicate realmente nei territori».
La montagna vuole uscire da una narrazione di marginalità e lo dimostra la presenza e l’attivismo di tanti giovani, molti dei quali hanno maturato, o stanno maturando, competenze che ne fanno i nuovi “professionisti della montagna”, che hanno compiuto una scelta controcorrente vivendo e lavorando in montagna. Il futuro abita in montagna, anche rispetto agli effetti che la mancata gestione delle terre alte determina a valle, l’abbandono in montagna provoca dissesto è dunque vitale investire risorse sulla montagna per avviare un punto di svolta solo: riportare servizi riporterà persone e consentirà di curare il dissesto territoriale e sociale.
«Da tempo come Slow Food pensiamo che le Terre alte siano il futuro di questo paese e i migranti sono i cittadini del futuro. E’ molto importante e interessante inserire l’idea di integrazione nella discussione di Oltreterra che non parla solo di boschi e pascoli, ma anche di persone e i migranti rappresentano una opportunità per i territori, basti pensare al mondo agricolo – ha detto il vicepresidente Federico Varazi -. Oltreterra aggiunge ora un terzo livello di integrazione su cui discutere, dopo quello fra uomo e natura parlando di pascoli e foreste, poi fra turisti e comunità parlando di nuovi turismi, ora fra nuovi cittadini e comunità di montagna che da sempre rappresentano un tessuto in grado di accogliere chi vuole integrarsi nelle nostre comunità, perché è sempre stato così. Oltreterra si opererà per diventare una Summercamp nella quale formare giovani e professionisti in grado di dare una prospettiva materiale alle idee maturate nelle giornate di lavoro».
Gli ospiti di Oltreterra si sono seduti in questi tre giorni su una panchina rossa, realizzata dalla società benefit Palm di Viadana, simbolo di “rispetto” che è il filo conduttore del pensiero di Oltreterra e che passa dal rispetto della natura, delle persone, dei luoghi e dei territori.
Premio “Testa di legno” a Rosaria Olevano della Rete Slow Food Castanicoltori
Il riconoscimento di Oltreterra a chi si dedica con perseveranza alla montagna per preservarla e garantirle un futuro è il premio “Testa di legno”. Perseverare è l’azione fondamentale per continuare a tenere viva la montagna e “testa di legno” è un modo per definire chi della testardaggine ha fatto virtù.
Questa la motivazione:
«Per il grande lavoro di organizzazione della rete dei castanicoltori di Slow Food. Il lavoro organizzato da Rosaria, anche grazie agli spunti emersi a Oltreterra in questi anni, ha permesso la crescita della conoscenza dei bisogni dei produttori e ha stimolato la ricerca scientifica su un tema di grande interesse sociale ed economico per il Paese».
Rosaria è una naturalista e vive in provincia di Roma a San Vito Romano dove lavora per due Gal (AniusPregius e Terre Sabine e Tiburtine) per sviluppare relazioni nelle comunità delle aree interne e ideare e organizzare azioni di animazione territoriale.
La passione per la castanicoltura è iniziata nel 2007 quando ha scoperto una selva di castagni abbandonata a Capranica Prenestina durante le sue escursioni. «Era un vero e proprio monumento naturale e ho pensato che avesse grandi potenzialità». Da lì è iniziato il lavoro di riconnessione del castagneto dimenticato con la comunità locale e i castanicoltori che hanno aiutato nel recupero. Da questo progetto portato avanti dalla stessa Rosaria è nata una nuova area protetta e anche un Presidio Slow Food, quello della Mosciarella delle casette di Capranica Prenestina, una cinquantina di chilometri a est di Roma.
La “Testa di legno” è realizzata in legno dall’artista di Spinello di Santa Sofia Giuseppe Giovannuzzi. Nelle precedenti edizioni ne sono stati insigniti Sirio Farini, Alessandra Stefani, Ivana Fantoni.